Massimo Gaggi per il “Corriere della Sera”
donald trump
Nubi sempre più cupe sulla Casa Bianca. Trump minaccia di non riconoscere il risultato del voto se sconfitto. Può farlo? In teoria la risposta è semplice: no. A fronte di un risultato chiaro il presidente deve consegnare le chiavi al successore. Anche se a mezza bocca per non irritare il loro leader, i repubblicani confermano che il voto è sacro e promettono che la correttezza delle procedure verrà garantita. Del resto già da tempo i democratici - davanti alle minacce velate di Trump - hanno chiesto all'esercito, che negli Usa ha grandi tradizioni di difesa della Costituzione, di farsi garante di un trasferimento democratico dei poteri.
joe biden a pittsburgh
Era già abnorme che nel Paese guida delle democrazie mondiali qualcuno pensasse di delegare ai militari l'insediamento al governo del possibile vincitore delle elezioni, ma, a poche settimane da quegli sviluppi, oggi il problema si presenta in termini ancor più complessi e drammatici. Per diversi motivi. In primo luogo per la pandemia che riduce il numero degli elettori che vanno fisicamente al seggio mentre moltiplica quelli che votano per posta.
C'è, poi, la frammentazione dei sistemi e dei tempi di scrutinio, diversi da Stato a Stato (a volte addirittura da contea a contea) che, in caso di testa a testa negli Stati-chiave, renderà impossibile avere il nome del vincitore per giorni, forse per settimane. Col rischio che Trump si autoproclami vincitore dopo lo scrutinio dei voti espressi ai seggi (lì vinceranno i repubblicani che preferiscono votare di persona, mentre i sondaggi dicono che il timore del coronavirus spingerà la maggioranza dei democratici a votare per posta).
DONALD TRUMP JOE BIDEN
C'è, quindi, la possibilità di contestazioni (gli incidenti possibili sono un'infinità, dalla non conformità delle firme dei votanti ai ritardi nella spedizione o nella consegna da parte delle Poste federali) coi ricorsi alla magistratura destinati a finire alla Corte suprema che presto avrà 6 giudici conservatori su 9.
Più in generale, in una stagione di forti tensioni tra dispute elettorali e scontri razziali, c'è il rischio che, comunque finisca il voto, il Paese venga scosso da disordini di piazza alimentati da gruppi della sinistra radicale o dalle milizie armate dell'ultradestra. Sarebbe il momento dei nervi saldi e del raffreddamento delle tensioni, ma Trump sta seguendo la linea opposta: criminalizza il voto postale (sempre esistito in America, anche se ora verrà usato in misura più ampia), afferma che lui garantisce solo il riconoscimento del voto delle urne fisiche e già fa capire come si comporterà in caso di sconfitta, una volta contati i voti postali: per lui saranno elezioni «truccate da Biden» da contestare nei tribunali.
TRUMP E BIDEN
E, alla fine «deciderà la Corte suprema». Ormai ad ampia maggioranza conservatrice. Non è detto che finisca così. I singoli Stati potrebbero anche riuscire a dirimere le controversie sulle schede dubbie con le loro strutture interne. Può anche darsi che le sortite sempre più estreme del presidente spingano molti progressisti che normalmente non votano ad andare alle urne. Ma anche se i democratici dovessero conquistare Casa Bianca, Camera e Senato, difficilmente questo sarebbe un risultato destinato a portare stabilità, con l'opposizione repubblicana sempre nelle mani di un Trump convinto di essere stato defraudato e appoggiato dalle milizie armate ormai diffuse in tutto il Paese (ogni Stato ha i suoi Proud Boys, Angry Vikings, American Patriots e altro ancora).
TRUMP E BIDEN
Il tutto in una nazione nella quale la Costituzione garantisce la libertà di armarsi non per difendersi dagli orsi o dai coccodrilli delle paludi, ma per contrastare un eventuale governo liberticida (allora i costituenti pensavano a ritorni di fiamma della corona britannica, ma oggi la cosa viene reinterpretata in chiave assai più «moderna»). Anche senza milizie, del resto, lo scontro politico sarebbe durissimo, coi democratici già decisi a cambiare le regole per la Corte suprema (aumento del numero dei giudici, eletti per 18 anni e non più a vita).
donald trump
C'è solo da sperare che, in caso di sua vittoria, un Trump rasserenato abbassi i toni e lo stesso faccia l'opposizione e che, in caso di vittoria di Biden, Trump venga spinto a uscire di scena in modo magari rumoroso, ma non troppo traumatico. Speranza esile, visto che il vecchio partito conservatore è stato raso al suolo e che, con milioni di attivisti che ormai credono ciecamente nel presidente, un parlamentare repubblicano deciso a contrastarlo dovrebbe poi affrontare l'inferno nel suo collegio elettorale.