Da corriere.it
«C’è una terza vittima, è in Lombardia» ha detto ancora l’assessore Gallera in conferenza stampa. Si tratta di una donna che era ricoverata in oncologia all’ospedale di Crema: aveva una diagnosi di tumore ma anche di coronavirus. Gallera ha poi aggiunto che negli ospedali lombardi sono pronti 900 posti in terapia intensiva. In più ci sono strutture militari pronte a San Damiano e a Baggio.
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CORONAVIRUS
Giuliano Balestreri per it.businessinsider.com
Ospedali in affanno, medici insufficienti e numero d’emergenza in tilt. Il coronavirus sta mettendo a dura prova il sistema sanitario italiano, complice anche la psicosi generalizzata che invaso il Paese. Business Insider Italia ha raccolto la storia di una giovane milanese con febbre e sintomi influenzali che inutilmente ha provato a mettersi in contatto con le strutture sanitarie.
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“Ho la febbre da tre giorni – dice – Non ho incontrato nessuno proveniente direttamente dalla Cina ma non posso essere sicura che le persone viste negli ultimi 14 giorni non abbiano avuto loro rapporti con gente tornata dalla Cina (o dal Lodigiano a questo punto)”. Per motivi professionali, infatti, la donna che lavora nel modo della comunicazione, incontra decine di persone ogni giorno.
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Motivo per cui mossa dal senso civico (“giusto per scrupolo” spiega lei) e poiché ha in programma di prendere “un paio di aerei la prossima settimana” decide di chiamare il 112 come suggerito a Milano: “Aspetto in linea, dopo 20 minuti mi risponde un operatore. Sono paziente perché immagino la mole di chiamate da filtrare, ma non faccio in tempo a dire qualcosa sulla mia influenza che mi dice di chiamare il 1500” istituito dal ministero. Lei prova a chiamare, ma il numero è intasato “poi casca la linea. Ho provato ininterrottamente per 24 ore, ma non c’è linea. Chiamo il medico di base, ma anche lui ha il telefono staccato. Ho dovuto rinunciare. Mi sono messa sul divano a guardare la televisione”.
Prendere la linea con il numero ministeriale 1500 è semplicemente impossibile: Business Insider ha provato più volte, ma senza successo.
Ma che la situazione sia complicata lo conferma anche un medico di un pronto soccorso emiliano: “Non siamo pronti a gestire l’emergenza. Il numero d’emergenza è inattivo o intasato, gli infettivologi non sono abbastanza (nonostante almeno una quarantena e diversi casi sospetti) e come se non bastasse l’ufficio igiene dice che fino a lunedì non è in grado di fare i tamponi indirizzando i casi sospetti al pronto soccorso”. Esattamente il contrario di quello che suggeriscono le linee guida del ministero.
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