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    C'È UNA CURA CARRÀ PER IL MOVIMENTO #METOO: LO SMATAFLONE. OVVERO, DETTO IN DIALETTO BOLOGNESE, UN SONORO CEFFONE CAPACE DI SMONTARE OGNI ARDORE SESSUALE. "DAVANTI A UN BESTIONE SUDATO IN ACCAPPATOIO CI VUOLE UNA COME ME. IO SO COME REAGIRE, UNA COME ASIA ARGENTO, RAGAZZA MERAVIGLIOSA, NON CE LA FA, HA DENTRO UN MONDO PIENO DI PAURE" - ''CON ME CI HANNO PROVATO SOLO A PAROLE'' RIVENDICA. SEPPE DIRE DI NO A FRANK SINATRA... - VIDEO


     
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    Marco Molendini per Il Messaggero

     

    C'è una cura Carrà per il movimento #metoo: lo smataflone. Ovvero, detto in dialetto bolognese, un sonoro ceffone capace di smontare ogni ardore di sopraffazione sessuale. «Davanti a un bestione sudato in accappatoio ci vuole una come me. Io so come reagire, una come Asia Argento, che è una ragazza meravigliosa, non ce la fa, ha dentro un mondo pieno di paure» spiega il primo ombelico pubblico dell'Italia televisiva, ai tempi scandalosa soubrette di una Canzonissima che, all'improvviso, fece scoprire alla bacchettonissima Rai come le ragazze andavano vestite per strada.

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    Eppure Raffa, di occasioni forti, ne ha avute: «Ma con me ci hanno provato solo a parole» rivendica. Seppe dire di no, poco più che ventenne, pure a Frank Sinatra, sul set del film Il colonnello Von Ryan: «Frank mi chiamava la signora Von Ryan, era molto cortese e, a quel tempo, aveva voglia di sposarsi. Lo ammiravo, ma nella mia roulotte ascoltavo i Beatles. No, i suoi occhi magnetici non mi hanno fatto innamorare. E se io non mi innamoro, niente da fare».

    E’ il racconto di una donna che è stata segnata da un papà impenitente playboy: «Io sono figlia di una nonna e di una mamma, papà, che si dice fosse discendente del Passator Cortese, una sorta di Robin Hood romagnolo che si chiamava Stefano Pelloni ed era troppo distratto dalla donne e dalla sua passione per le Mille miglia. Eppure da ragazza mi tormentava, preoccupato che perdessi la verginità».

     

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    Si svela sorridendo la riservatissima Raffaella Carrà, nostra signora della tv, fresca settantacinquenne (li ha compiuti un mese fa), ospite al Festival dei Due Mondi negli Incontri di Paolo Mieli. Rammenta le estati a Bellaria, sulla costa romagnola, «dove il pomeriggio cantavano Gianni Morandi e Gianni Pettenati».

     

     

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    Sostiene che buona parte della sua storia professionale è nata per caso: «Per caso feci il primo film a 8 anni, Tormento del passato di Mario Bonnard, dopo un incontro fortuito a casa di amici con il produttore Goffredo Lombardo. Ancora fu un'amica attrice della mamma a consigliarle di iscriversi al Centro sperimentale. Casuale l'incontro con il teatro. Ma sia al cinema che in scena mi annoiavo terribilmente» confessa.

     

    raffaella carra' e frank sinatra raffaella carra' e frank sinatra

    E rivela: «Ho scoperto quale sarebbe stato il mio futuro a Parigi, andando a vedere nel '68 Hair che poi ho rivisto otto volte: la commedia musicale». Ha fatto Ciao Rudy con Mastroianni, ma poi è arrivata la folgorazione, la tv, con Io, Agata e tu. «Un giorno, un dirigente viene da me e mi propone per una Canzonissima: lei scende dalle scale bendata per tutte le puntate, poi nell'ultima si toglie la benda e dà i numeri finali della lotteria. Gli ho risposto che una cosa così la poteva fare chiunque».

     

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    E oggi? Raffa gioca a burraco, si stupisce che a Madrid una sua gigantografia abbia campeggiato al gay pride, si lascia celebrare con leggerezza (una mostra a Roma ha messo in vetrina 40 suoi costumi televisivi famosi), ricorda con affetto Boncompagni e Japino («entrambi sono il contrario di mio padre, ho sempre avuto l'incubo del playboy»), sfodera l'amor proprio: «Un pezzetto dell'Oscar vinto da La grande bellezza di Sorrentino, tutto sommato è anche mio. Eppure A far l'amore comincia tu non volevo darla all'Universal, che me l'aveva chiesta. Mi ha convinto il mio avvocato. Poi, quando sono andata a vedere il film, sono rimasta a bocca aperta: i primi quindici, pazzeschi minuti erano tutti con la mia canzone».

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