Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
1. BAMBOLE ASSASSINE, STREGHE E MACELLAI SI BALLA CON LE ZUCCHE NELLA NOTTE HORROR
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Natalia Distefano per il ''Corriere della Sera - Roma''
Inutile scavare nella storia alla ricerca di improbabili legami con le tradizioni nostrane. Halloween è in tutto e per tutto un prodotto d' importazione. Come il riso basmati, i bagel e i macarons. Una festa che gli italiani hanno imparato ad amare grazie allo zampino di Hollywood e della tv commerciale, con i primi teschi e zucche stregate intercettati nei film e nelle serie televisive americane degli anni Ottanta. E che i romani oggi vivono come un grande carnevale in chiave dark, al grido di «Dolcetto o scherzetto?».
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Aggirandosi nella notte degli spiriti che ieri ha infestato di maschere mostruose i tavoli dei ristoranti, le platee dei teatri, le sale dei musei e le piste da ballo di ogni club dall' Eur a Ponte Milvio, in pochi infatti conoscevano la leggenda celtica di Jack-O'-Lantern, simbolo di Halloween. «Jack chi?», hanno risposto zombie e streghette de noantri interrogati sull' argomento.
L'astuto fabbro irlandese col vizio dell' alcol che decise di imbrogliare il diavolo incontrato a un bancone di un pub e, per questo, fu condannato a vagare in eterno senza pace, a Roma non gode di grande popolarità. In compenso la sua immagine in versione zucca maledetta ha invaso un po' tutto, dai menù dei ristoranti ai dancefloor, insieme al carosello di scheletri, ragnatele, fantasmi, scienziati matti, spiritelli vari e personificazioni di incubi d' ogni genere: da Crudelia Demon a Donald Trump.
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Più informati sulle celebrazioni i turisti, statunitensi e britannici in testa, che in tanti hanno affollato i tavoli dell' Hard Rock Cafe di via Veneto, trasformato per l' occasione nel terrificate Overlook Hotel del capolavoro horror di Stanley Kubrick «Shining», col trionfo di repliche della famiglia Torrance alle prese tra mannaie, seghe elettriche, cheeseburger e long drink fino a tarda notte.
E il cinema l' ha fatta da padrone anche a Ostiense, agli Ex Magazzini, con la riproduzione del villaggio di Burkittsville e la leggenda di «Blair Witch», e in via di Pietralata dove si sono radunate file di Freddy Krueger, Chucky la bambola assassina, gobbe da Igor di «Frankesten Junior» e camicette macchiate di sangue da Mia Wallace di «Pulp fiction» per il «Movie Party» del Lanificio 159. Ma il tema è spesso solo un input in più.
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«Halloween in realtà è già il tema», ha commentato Claudia Gianvenuti della crew di L-Ektrica, che ieri ha chiuso il festival d' arte contemporanea Outdoor all' Ex Caserma di via Guido Reni con la serata «Disco Tenebre» e il live di Francesco Tristano. «Ma la verità è che per molti rappresenta soltanto un pretesto per travestirsi. Forse perché, al contrario di altre capitali come Londra o Berlino, a Roma le feste in maschera non sono una consuetudine - ha spiegato Gianvenuti - così Halloween è diventato pian piano un appuntamento dell' anno sempre più atteso. Lo dimostrano numeri di partecipazione, che per noi sfiorano quelli di Capodanno… e avvistamenti di costumi del tutto insensati come Super Mario Bros».
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E in effetti, per le strade del centro storico e all' entrata dei locali notturni, ieri sera girava anche qualche patinato Superman e le sempreverdi Minnie di Topolino. A tentare un ancoraggio virtuoso a una romanità assolutamente pre Halloween è stato Alessandro Casella con il «Godika Party», al Salone Margherita di via dei due Macelli. «Vi siete mai chiesti perché questa strada abbia un nome così truculento? Io sì - ha raccontato Casella - e ho pensato che partire dalla storia di questo luogo fosse la chiave giusta per un Halloween in salsa romanesca».
Fino al 1825 era chiamata via Paolina, in onore di Paolo III Farnese, e ospitava le due macellerie più note della città. Poi Leone XII decise di inaugurare un grande mattatoio fuori Porta del Popolo, che inevitabilmente mandò in malora le due famiglie di macellai. «Una vicenda realmente accaduta - assicura - a cui abbiamo aggiunto un pizzico di immaginazione nera per ricreare un Ottocento popolato di scannatori allo sbando, maschere da animali da macello, e celebri assassini dell' epoca».
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Sono stati brividi d' antan quelli avvertiti tra i palchi del Salone Margherita con Jack Lo Squartatore, Paolina Borghese, nobili abbandonati all' assenzio e poeti maledetti sotto oppiacei, mentre nel cuore di Trastevere, a La Punta, avvistati i colorati scheletri messicani di Frida Kahlo e Diego Rivera, che oltre lo scherzo confessano: «Cosa ci fa paura davvero? In questi giorni soprattutto il terremoto».
2. PERCHÉ HALLOWEEN ADESSO PIACE ANCHE AI NOSTRI FIGLI
Massimiliano Panarari per La Stampa
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Halloween è passata, ed è diventata una «festa nazionale». La misura del totale sdoganamento di questa ricorrenza anglosassone ce lo danno i tantissimi drappelli di bambini che la sera del 31 ottobre hanno salito le scale dei nostri condomini al suono di «Dolcetto o scherzetto?». Ci ha messo un po' a radicarsi, ha coinciso a lungo con un' occasione per adolescenziali party in maschera in qualche locale, ma ora le maree dei più piccoli agghindati da scheletri ambulanti, streghette e zombies segnalano che Halloween è stata introiettata in tutto e per tutto anche in Italia.
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E non era affatto scontato, vista l' apprensione delle autorità religiose nei confronti di una tradizione pagana e a elevato tasso di simbologie occultistiche, trattandosi in origine della celebrazione dell' inizio dell' inverno e del ritorno sulla terra delle anime dei defunti accompagnate da stuoli di entità diaboliche assortite.
Sono diversi i fattori che hanno contribuito allo sbarco vittorioso della festa delle zucche stregonesche nelle preferenze dei più piccini e alla sua adozione senza più resistenze dalle nostre parti. L' innesto della festività celtica negli Stati Uniti - attraverso le comunità di irlandesi che andarono oltre Atlantico a metà Ottocento per sfuggire alla «Grande carestia» - si tradusse in tempo abbastanza breve in un successo, facendone un appuntamento via via sempre più popolare.
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E, col XX secolo, il marketing e la società dei consumi di massa la spogliarono dei significati rituali macabri ed esoterici per convertirla in un' opportunità ludica. Un gigantesco carnevale gotico, che la televisione e il cinema hanno propagato e fatto dilagare in tutto il Villaggio globale, rendendolo un pezzo dell' immaginario mainstream di tutti noi. E, soprattutto, dei bambini e delle bambine, che seguono serie e telefilm i cui protagonisti, da settimane, si stavano preparando all' avvento di Halloween.
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Più in generale, l' intera industria culturale anglosassone, ormai da tempo, ha prodotto nei gusti dell' opinione pubblica mondiale una sorta di addomesticamento e di neutralizzazione degli inquietanti contenuti «horror» (e spiritistici) e dell' iconografia dark presenti nel repertorio narrativo delle leggende celtiche (basti pensare alle fortune planetarie della saga del maghetto Harry Potter).
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Dunque, le stregonerie di Halloween ai nostri figli e connazionali più piccoli non fanno alcuna paura; e le comitive della scorsa notte, con molta probabilità, si aggregavano non soltanto in virtù dell' incentivo materiale di procacciarsi una quota di dolciumi extra, ma anche di un incentivo di natura immateriale e simbolica.
E antropologicamente tutto nostro: dal momento che le mamme italiane, si sa, sono molto (spesso un po' troppo) protettive, la notte delle streghe è diventata per i bambini una specie di circoscritto rito di passaggio per assaggiare l' indipendenza dell' andarsene a spasso da soli, senza genitori che li sorveglino. Il brivido dell' autonomia, addirittura trasgredendo al principio del non accettare caramelle dagli sconosciuti, precetto assai razionale e ribadito perfino dalle favole.
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E, così, se per tanti di noi la zucca è (quintessenzialmente) associata ai tortelli, per i postmoderni bimbi italiani sembra avere invece un sapore di libertà e di «responsabilizzazione» (o di empowerment, come direbbero nella patria esportatrice del soft power di Halloween).
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