1. ITALIAN GRAFFITI! VIDEO-REPORTAGE DAL “SUMMER JAMBOREE”, LA PIÙ SCATENATA FESTA ROCK E ROCKABILLY DELL’ESTATE ITALIANA, UNA SBORNIA DI ANNI ’50, LACCA E ACROBAZIE 2. ARBORE: “A SENIGALLIA SI RITROVA LA GRANDE VOGLIA DI VIVERE DELLA STAGIONE SPENSIERATA DEL DOPOGUERRA, FRA CONCERTI, BALLI DI BOOGIE-WOOGIE E ORCHESTRE” 3. GREG: “MI VESTO E MI PETTINO ANNI ’50, SUONO, E RITROVO LO SPIRITO UNICO DELL’EPOCA” 4. DAI MILLE APPASSIONATI CHE ERANO 14 ANNI FA SONO DIVENTATI 300MILA, CHE SI TUFFANO NELLA PARATA DI BUICK E CADILLAC STORICHE, TRA 180 ARTISTI E 26 DJ, TATUAGGI E BURLESQUE, A 40 ANNI DALL’USCITA DEL CAPOLAVORO “AMERICAN GRAFFITI”


Foto dalla pagina Facebook ufficiale del "Summer Jamboree" - https://it-it.facebook.com/SummerJamboree.Official

Video di Veronica Del Soldà per Dagospia


1. IN 300 MILA PER LA FESTA ANNI 50 - ARBORE: "QUI C'È LO SPIRITO VERO"
Franco Giubilei per "La Stampa"

Chi l'avrebbe mai detto che un appuntamento riservato agli appassionati di cultura popolare americana Anni 40 e 50, si sarebbe trasformato in evento di massa, e senza snaturarsi?

Eppure al Summer Jamboree, il festival chiuso ieri a Senigallia dove si mescolano rock'n'roll delle origini e burlesque, musica hawaiiana e surf rock, il tutto condito da mostre e mercatini che avvolgono il centro della cittadina marchigiana sul mare in un'atmosfera vintage, è accaduto proprio questo: quattordici anni fa la manifestazione debuttava nel giardino di una scuola per un pubblico di un migliaio di persone, esaurendosi nel giro di una giornata.

Quest'anno è durata nove giorni, ha superato le 300 mila presenze e ha visto all'opera 180 artisti e 26 dj per una cinquantina di concerti. A deliziarsi di boogie woogie, rockabilly e hawaiian sound, fra Buick e Cadillac d'epoca, in una parata di vestiti e acconciature rigorosamente Fifties, un pubblico trasversale: anziani biker a fianco di ragazzini che sembravano i loro nipoti, gente da tutta Europa e di ogni estrazione sociale.

Negli anni qui si sono esibiti Dita Von Teese, Stray Cats e Chuck Berry, in un clima che, assicura un altro aficionado del Summer Jamboree come Renzo Arbore, riproduce in modo irripetibile «la grande voglia di vivere e il divertimento di una stagione spensierata, quella del Dopoguerra, con il dettaglio che una cosa del genere al mondo io l'ho ritrovata soltanto a Senigallia: gli organizzatori sono veri fan di quell'epoca e sono riusciti a renderne lo spirito autentico, fra concerti, balli di boogie-woogie e orchestre con cui nelle scorse edizioni mi sono divertito a cantare».

L'edizione 2013 ha visto la partecipazione di una leggenda della twang guitar, Duane Eddy, al suo debutto in Italia, la mostra omaggio a Johnny Cash e Jim Marshall ha fatto registrare settemila visitatori. Se gliel'avessero detto 14 anni fa che sarebbe andata così, il direttore artistico Angelo Di Liberto forse non ci avrebbe creduto.


2. "QUELLA STORIA DI FINE ESTATE MI HA CAMBIATO LA VITA" - 3 DOMANDE A GREG CANTANTE ATTORE
Franco Giubilei per "La Stampa"

Claudio Gregori in arte Greg, che fa coppia con Lillo, è stato uno dei protagonisti del Summer Jamboree 2013 con la sua band dei Jolly Rockers, specializzata in rock'n'roll Anni 50-60.

Come si è avvicinato a questo genere?

«Nel 1977 ho visto "American Graffiti" ed è stata una folgorazione per il rock'n'roll: in Italia il revival è cominciato proprio con quel film, una storia incredibilmente amara in cui tutto si svolge in una notte e tutti i protagonisti cambiano la loro vita. In quella notte di fine estate si chiude un capitolo e se ne apre un altro, con l'apertura musicale di "Rock Around The Clock", che era un brano che avevo già sentito alla radio, senza riconoscerlo, nella sigla di "Alto gradimento", in medley con "In The Mood" di Glenn Miller. Mi innamorai di "American Graffiti" ma snobbai "Grease", perché temevo fosse una pagliacciata: avevo ragione».

E poi com'è cresciuta la passione?

«Un po' suonando in giro e un po' con qualche viaggetto ai primi raduni in Germania, negli Anni 80. Poi ho frequentato un raduno a Forlì dove ho conosciuto Angelo (Di Liberto, ndr), che mi disse che avrebbe fatto la prima edizione del Jamboree a Senigallia: ci sono andato da spettatore e ci sono tornato a suonare qualche anno dopo, per poi fare due concerti anche quest'anno. C'è un'atmosfera veramente unica, io vengo sempre vestito in stile Anni 50».

Con il ciuffo a banana?

«Quello non è possibile, a meno di domare i capelli con chili di lacca... No, preferisco pettinare i capelli come Ron Howard in "American Graffiti"».


3. LA NOSTALGIA COMPIE 40 ANNI - "AMERICAN GRAFFITI" USCI' IN SORDINA NEL ‘73
Maurizio Molinari per "La Stampa"


Gli inizi del rock con Elvis Presley e Buddy Holly, le partenze per i college, gli incontri nel parcheggio del Mel's Drive In e l'automobile simbolo di libertà e indipendenza: «American Graffiti» compie 40 anni e l'anniversario serve per riscoprire la generazione del baby-boom del Dopoguerra che George Lucas portò sul grande schermo.

Ambientato a Modesto, in California, nella fine estate del 1962 e incentrato su un gruppo di adolescenti che passano un'ultima notte assieme prima di partire per il college, Lucas lo intitola «American Graffiti» a dispetto delle resistenze dei produttori. E si affida a un cast di giovani attori all'epoca ancora poco noti, come Ron Howard, Richard Dreyfuss, Suzanne Somers, Candy Clark e Harrison Ford.

Il debutto nelle sale avviene nel 1973 e l'intento di George Lucas, a sua volta pressoché sconosciuto, è di portare sugli schermi gli adolescenti degli anni precedenti alla guerra in Vietnam, all'assassinio di Kennedy e alla rivoluzione culturale che avrebbe condotto fino al Sessantotto. È una scommessa sull'America degli anni Cinquanta, incentrata sul rombo dei motori perché è l'auto è una sorta di rito di passaggio, consente di uscire con gli amici, andare lontano, inseguire i propri sogni.

È una generazione di giovani che chiude una stagione della pop culture americana descritta dalla colonna musicale, segnata dal debutto del rock'n'roll. Ma gli Universal Studios sono talmente scettici da ritardare a più riprese, e per sei mesi, l'arrivo nelle sale, e dopo lunghe esitazioni optano per l'11 agosto, pressoché convinti che nel bel mezzo del Watergate nessuno avesse più interesse per una storia incentrata nel rapporto fra giovani, auto e motori.

Ma avviene l'esatto opposto e il successo di pubblico è tale da allontanare in fretta ogni dubbio. Nel 1974 «American Graffiti» guadagna cinque nomination agli Oscar, inclusa quella per il miglior film, e con un investimento di 777 mila dollari Lucas ottiene incassi per 115 milioni di dollari, a cui ne se aggiungeranno altri 55 milioni grazie all'affitto dei video negli anni seguenti.

Lucas e i suoi attori vengono proiettati fra le stelle di Hollywood ma mentre gran parte del cast scommette nel 1979 sul seguito «More American Graffiti», punito dal pubblico, Lucas guarda altrove e nel 1977 firma «Star Wars» entrando nella leggenda.

Quando viene chiesto a Lucas di spiegare da dove era venuta l'idea di «American Graffiti» dà una duplice risposta: era stato influenzato dai «Vitelloni» di Fellini, uscito nel 1953, e stimolato da Francis Ford Coppola che, durante la produzione di «THX 1138», lo aveva sfidato a «scrivere qualcosa capace di attirare l'americano medio».

Fu così che «American Graffiti» nacque sulla base dei suoi ricordi personali di teenager a Modesto, con i personaggi modellati sulle fasi differenti della sua vita di allora, dall'irresistibile fascino delle auto ai fallimenti con le ragazze fino ai riti di iniziazione giovanili, con sullo sfondo musiche degli anni Cinquanta scelte personalmente da lui, scena per scena.

Per l'America che rievoca «American Graffiti» - con proiezioni, programmi tv e inchieste radiofoniche - il tema è la trasformazione del rapporto fra i giovani e le automobili, perché se nel Mel's Drive In la cultura degli adolescenti era segnata da discussioni e corse sulle vetture, oggi per chi ha la stessa età è diventato più difficile acquistarle a causa delle difficoltà finanziarie che attanagliano il ceto medio e della tendenza a rinviare la patente all'indomani degli studi del college.

 

 

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