Mario Pagliara per gazzetta.it
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È Moreno Longo il prescelto per raccogliere l’eredità di Walter Mazzarri sulla panchina del Toro. “Bisogna fare delle riflessioni e passare la nottata”, aveva raccontato il direttore sportivo, Massimo Bava, appena atterrato all’aeroporto di Caselle poco dopo l’una di notte. Ora che la nottata è passata, sono confermati gli indizi raccolti già ieri dopo il crollo di Lecce: si va verso il cambio in panchina.
UNA LUNGA NOTTE
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Ieri sera il presidente Urbano Cairo si era concesso ancora qualche ora di riflessione, per ponderare con attenzione tutte le possibili soluzioni senza farsi condizionare dall’emotività di un naufragio, quello di Lecce, che è più grave per l’entità e per come è maturato del 7-0 di una settimana prima in casa contro l’Atalanta.
“Il vero problema è che è già la seconda partita in sette giorni in cui la squadra non reagisce”, aveva commentato nel dopo partita del Via del Mare il direttore generale, Antonio Comi, lasciando chiaramente intuire verso quale decisione avrebbe propeso la società. La notte appena passata è stata, dunque, sì di riflessioni, ma anche di contatti continui fino all’alba. Tra il presidente Cairo e i suoi più stretti collaboratori, ma anche con il tecnico Moreno Longo.
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LUNEDÌ DI CAMBIAMENTI
Questa mattina il Toro si è incamminato verso il cambiamento. A due anni da quel primo giorno, il 4 gennaio 2018, si sta per concludere l’era di Walter Mazzarri sulla panchina del Toro. In agenda c’è un contatto tra il presidente Cairo e il tecnico, rimasto ieri a Lecce perché influenzato, per le comunicazioni di rito. Nella notte, il Toro ha deciso di puntare su un giovane allenatore cresciuto, sia come calciatore che come tecnico, al Filadelfia: nelle ultime ore, infatti, Moreno Longo ha vinto il ballottaggio con Gianni De Biasi. A Longo, dunque, verrà affidata la panchina fino a giugno. Entrambi erano in preallarme già da tempo. Restano da compiere gli ultimi passi: Longo infatti dovrà sciogliere il contratto con il Frosinone che lo lega fino al 30 giugno 2020 (è stato esonerato il 19 dicembre 2018), prima di sedersi sulla panchina granata.
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MORTIFICATA LA STORIA DEL TORO: C'È ANCHE LA FIRMA DI CAIRO
Paolo Brusorio per la STampa
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Il peggior Torino della storia, sì anche peggiore di quello che è retrocesso perché non sempre è solo una questione di punti, porta le firme di Urbano Cairo e di Walter Mazzarri. E degli undici fantasmi scesi in campo ieri sera a Lecce, in buona parte gli stessi capaci di prendere sette gol dall' Atalanta.
Come si mortifica la storia di una società, come si conduce una squadra allo sbando, come si comincia a scavare dopo aver toccato il fondo: questo sono stati in grado di combinare. E lo diciamo dopo aver concesso loro più di una chance di riscatto (prima) e poi una di uscita. Ma niente, loro testardi hanno continuato a produrre macerie su macerie, parole inutili dopo parole inutili, figuracce dopo figuracce.
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Cari signori, rendetevi conto di quello che avete combinato. E se possibile, levate il disturbo. Dovesse accadere oggi, sarebbe pure tardi per l' allenatore. In lui abbiamo creduto ma, proprio per quello, pensavamo disponesse di un po' di orgoglio per dimettersi dopo la sconfitta epocale di nove giorni fa. E invece, niente, ancora lì a proporre un calcio imbarazzante per quanto è antico e sterile, ora che poi che gli sono venute a mancare (unica, ma davvero minima attenuante) un paio di pedine di qualità. Il Torino non esiste più se non nel cuore dei tifosi e sentire in telecronaca Renato Zaccarelli parlare di attaccamento alla maglia faceva quasi tenerezza: lui, che quella maglia l' ha vestita, onorata e pure impreziosita con uno scudetto chiamato a commentare lo sprofondo di una squadra cui ha dedicato la carriera.
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E se il Torino si è ridotto così le responsabilità sono anche di Urbano Cairo. L' uomo che ha portato la passione ai minimi termini: l' ha fatto in guanti bianchi, con i bilanci in ordine certo, ma anche con chirurgica precisione. Ha trascinato il Torino in una mediocritas nemmeno più aurea, ha devitalizzato il tifo, ha giocato con le parole e ingannato i sentimenti di una piazza che non ha mai pensato di poter diventare il Real Madrid ma almeno la Lazio, l' Atalanta.
O per non esagerare, il Cagliari o il Verona di questo campionato. E invece con una pervicacia inspiegabile per un uomo di successo come lui assiste al crepuscolo della propria presidenza, diremmo progetto se mai ne avessimo intravisto uno, con parole trite e ritrite. «Poteva andarvi peggio» la risposta social alle critiche dei tifosi.
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Spiace dirlo presidente, ma lei ha preso il Torino dal fallimento e lo sta portando lentamente all' eutanasia. Che è peggio di un fallimento perché bisogna volerla.
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