Massimiliano Nerozzi per il “Corriere della Sera” - Estratti
Romano Sghedoni tra i figli Emilia e Fabio
Un’indagine che mescola pallone, escort, dossieraggi e che investe un marchio celebre, quello della Kerakoll, il colosso modenese del settore delle ceramiche e dell’edilizia.
Tra gli indagati, due investigatori leggendari: i sessantenni Riccardo Ravera, carabiniere in pensione, e Pinuccio Calvi, anche lui nell’Arma. Generalità che ai più forse dicono poco. Ma i loro nomi di battaglia — rispettivamente «Arciere» e «Vichingo» — sono di quelli che restano nella memoria. Entrambi fecero parte della squadra «Crimor», quella che, agli ordini di «Ultimo», il 15 gennaio 1993 arrestò Totò Riina. Detto che il loro ruolo è tutto da chiarire, Ravera e Calvi sono al centro dell’inchiesta che, coordinata dalla Procura di Torino, sta atterrando tra Sassuolo e Modena dove per Kerakoll lavorano centinaia di persone.
Per ora c’è solo un avviso di fine indagini che ipotizza, a vario titolo, i reati di: corruzione, associazione a delinquere finalizzata ad accessi abusivi, esercizio abusivo della professione di investigatore.
KERAKOLL 3
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Gli indagati sono 28, tra cui Emilia e Fabio Sghedoni, titolari della multinazionale delle malte e dei collanti con sede a Sassuolo, 480 milioni di euro di fatturato annuo e sponsor del Modena Calcio. Però è sotto inchiesta anche Andrea Remotti, già ad della stessa Kerakoll fino al novembre 2022.
Gli episodi si intrecciano, dapprima nel Torinese, tra «acquisizioni indebite di notizie e foto» della vita privata altrui, intercettazioni ambientali illegali, «accessi abusivi a sistemi informatici», comprese le banche dati del ministero dell’Interno. Molto ruoterebbe attorno ad «Arciere» a cui è riconducibile la società «Mr Security» che si occupa di investigazioni private.
FABIO EMILIA SGHEDONI
Ma che c’entrano i fratelli Sghedoni? Si sarebbero rivolti proprio all’ex carabiniere — che avrebbe svolto abusivamente la sua funzione di investigatore privato — per registrare di nascosto, in un locale in uso alla stessa Kerakoll, incontri aziendali. L’episodio che investe i due fratelli è uno solo, ma pesante: una riunione con il presidente del Verona, Maurizio Setti, Romano Sghedoni (85 anni, ex contadino poi patron di Kerakoll, papà di Emilia e Fabio ed ex presidente dello stesso Modena), Roberto Cesati, dirigente degli emiliani e un’altra persona. In concorso, Remotti avrebbe commissionato ad «Arciere» la registrazione della trattativa (marzo 2021).
È il gialloblù Setti — indagato giorni fa per false fatturazioni riguardanti l’Hellas, inchiesta che vede coinvolti atri 21 club non di serie A — a farsi avanti per l’affare. Ma di lui, i figli di Sghedoni non si fidano troppo, e così partecipano allo «spionaggio» del vertice (dov’è presente il papà), per scoprire se dietro al numero uno del Verona si nascondano altri acquirenti.
KERAKOLL
Sullo sfondo, c’era l’ipotesi di una faida in famiglia, per la presenza ai vertici della società. Sarà Remotti a mettere a verbale una frase che gli avrebbe detto Gianluca Sghedoni (non indagato), terzo figlio di Romano: «Se non posso avere ciò che voglio, allora lo distruggo».
Riferendosi all’eventuale diffusione di report sfavorevoli all’azienda.
Emilia e Fabio intanto fanno sapere di essere «sereni e confidano che sarà accertata la loro estraneità». Quanto a Remotti — che avrebbe fatto registrare anche un vertice con i «rivali» cittadini della Mapei — sarebbe coinvolto in accertamenti su un manager di Kerakoll, sospettato di molestie. In altre occasioni, invece, sarebbero stati organizzati incontri con donne «capaci di creare situazioni imbarazzanti», per poi ottenere informazioni, al costo di 30 mila euro mensili.
Una sorta di escort. Per la difesa, solo professioniste di agenzie investigative. E ancora: manager che spiano dipendenti, militari che chiedono ad «Arciere» un aiuto per entrare nei servizi segreti, esposti anonimi all’Ispettorato del Lavoro, che attivano, dribblando le regolari vie gerarchiche, accertamenti su società, compresa la Juve. E «Arciere»? «Sono tranquillo, mi farò interrogare. Le escort? Tutte cavolate».
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