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    COSA RIMANE DI CALCIOPOLI? MOGGI PRESCRITTO: “9 ANNI DI SCHERZI”, MA LE OMBRE RESTANO - LA JUVE ASPETTA LE MOTIVAZIONI DELLA CASSAZIONE PER IL RISARCIMENTO DANNI DI 443 MLN CHIESTO ALLA FIGC


     
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    MOGGI MOGGI

    1. MOGGI PRESCRITTO MA LE OMBRE RESTANO

    Fulvio Bufi per il “Corriere della Sera”

     

    Che cosa resta di Calciopoli dopo il pronunciamento della Cassazione che l’altra notte ha rigettato i ricorsi di quasi tutti gli imputati dichiarando prescritti i reati per i quali Luciano Moggi, Antonio Giraudo e altri erano stati condannati in primo e secondo grado? Sicuramente le polemiche, che sono state una costante di questa vicenda sin dal suo avvio nella primavera del 2006. Ma non soltanto quelle. Perché se per capire fino in fondo lo spirito della sentenza emessa dalla terza sezione penale della Suprema corte bisognerà attendere il deposito delle motivazioni, ci sono alcuni punti chiari sin da subito. 
     

    MOGGI E CALCIOPOLI MOGGI E CALCIOPOLI

    Il primo è che gli unici assolti tra quanti erano arrivati fino al terzo grado di giudizio, sono gli ex arbitri Paolo Bertini e Antonio Dattilo, i cui ricorsi sono stati accolti dal presidente Aldo Fiale, così come aveva del resto richiesto anche il rappresentante dell’accusa, il procuratore generale Gabriele Mazziotta. Bertini e Dattilo avevano rinunciato alla prescrizione, quindi se i loro ricorsi fossero stati respinti sarebbero stati condannati in via definitiva. 
     

    luciano moggi cristina chiabotto luciano moggi cristina chiabotto

    Esattamente quello che è accaduto a un altro ex arbitro, Massimo De Santis, che pure aveva rinunciato alla prescrizione e però si è visto confermare la condanna. Ed è proprio il caso di De Santis che riporta a Luciano Moggi e la dice lunga su come l’avvenuta prescrizione, e quindi l’estinzione del reato, non debba trarre in inganno e indurre a considerare innocente l’ex direttore generale della Juventus. 
     

    STRETTA DI MANO TRA MASSIMO MORATTI E LUCIANO MOGGI STRETTA DI MANO TRA MASSIMO MORATTI E LUCIANO MOGGI

    Con la sentenza dell’altra notte De Santis è stato condannato in via definitiva per associazione per delinquere, e questo significa che la Cassazione ha riconosciuto l’esistenza di una organizzazione — all’epoca dell’inchiesta fu mediaticamente battezzata la «cupola del calcio» — che agì illegalmente pilotando per i propri interessi (che coincidevano principalmente con quelli della Juventus) l’andamento del campionato di serie A nella stagione 2004-2005.

     

    E poiché una organizzazione non può avere un solo componente, e del resto l’ associazione per delinquere prevede per definizione la partecipazione di più persone, è evidente che De Santis quel reato lo ha compiuto insieme con altri. E con chi se non con Luciano Moggi, che di quell’associazione per delinquere è stato ritenuto, con condanne in primo e secondo grado, il capo e il promotore? 
     

    È quindi evidente sin da ora che la Cassazione non ha contraddetto nel merito quanto stabilito dai due gradi di giudizio che l’hanno preceduta, e se Moggi da ieri non è un pregiudicato, lo deve alla prescrizione e non ad altro. 
     

    MASSIMO MORATTI E LUCIANO MOGGI MASSIMO MORATTI E LUCIANO MOGGI

    Che poi i tifosi bianconeri pretendano di essere risarciti e perciò si scatenano sui social network chiedendo la restituzione degli scudetti come diretta conseguenza del pronunciamento della Cassazione («Rivogliamo i titoli oppure i soldi persi») ci può anche stare, perché la fede calcistica fa dire di tutto, e poi le polemiche mediatiche hanno sempre rappresentato una specie di filone parallelo di questa vicenda. Ma la vera questione dei risarcimenti è un’altra, e certo non fa gioire gli ex imputati di Calciopoli, perché la prescrizione non li mette al riparo dall’obbligo di pagare quanto stabilito dalle sentenze emesse prima che si arrivasse in Cassazione. 

    Luciano Moggi in primo piano, con Andrea Agnelli alle sue spalle Luciano Moggi in primo piano, con Andrea Agnelli alle sue spalle

     

     

     

    LA JUVE ORA ASPETTA LE MOTIVAZIONI PER 443 MILIONI DI BUONI MOTIVI

    Andrea Arzilli per il “Corriere della Sera”

     

    La partita dei 443 milioni si riapre. O meglio, in realtà non si è mai chiusa, la richiesta di risarcimento danni alla Figc è ancora lì, sui tavolacci del Tar del Lazio dove la Juve l’ha depositata. Però, ora che il processo penale si è concluso, la questione si riaccende: saranno le motivazioni a stabilire con esattezza chi potrà chiedere i soldi a chi. Tutto sta nelle pieghe dei faldoni ancora sotto scrittura da parte dei giudici di Cassazione (per la pubblicazione non esistono termini rigidi), la consistenza delle cause legali a rimorchio (civili e sportive, con la Juve che è decisa a tentare la via dell’impugnazione dei processi sportivi del 2006) la decide l’interpretazione del rapporto tra Luciano Moggi e la Juventus all’epoca dei fatti.

     

    ANDREA AGNELLI LUCIANO MOGGI ANDREA AGNELLI LUCIANO MOGGI

    Non basta la sentenza del terzo grado che, al netto della prescrizione, indica il reato associativo come accertato. Nei primi due gradi della giustizia penale l’azione di Moggi era stata inquadrata come «autonoma e personale», rete a cui il club faceva solo da sfondo. Ma cosa diranno le carte della Cassazione? 
     

    Una cosa per adesso è stata definita con l’apertura alle cause in sede civile. Dove, in teoria, anche la Federcalcio potrebbe imbastire la propria causa di risarcimento qualora i giudici della Cassazione nelle motivazioni ratificassero che Juventus e Moggi andavano a braccetto, cioè che il club fosse a conoscenza di tutto. In caso contrario, cioè se il terzo grado seguisse il percorso logico dei due precedenti, il maxi risarcimento della Juventus prenderebbe ancora più corpo e consistenza.

    Andrea Agnelli Moggi Andrea Agnelli Moggi

     

    E pure nuova fiducia dopo l’impennata dei primi di luglio 2011, quando il procuratore Figc Stefano Palazzi, alla chiusura del filone Calciopoli/2, ammise che se non fosse intervenuta la prescrizione avrebbe deferito per illecito Massimo Moratti, cioè il presidente dell’Inter cui fu assegnato uno dei titoli tolti alla Juve. 
     

    Intrighi che solo le motivazioni della Cassazione possono finalmente sbrogliare. Di fatto i 443 milioni sono sempre stati una pistola carica alla tempia della Federazione. 
    Difficile capire che cosa succederà alla pubblicazione. Ma forse è ancora più complicato determinare lo stato attuale del rapporto tra Juve e Figc. Che non è mai particolarmente sereno anche se, bisogna dirlo, oggi non è più la Juve che portò la causa al Tar e pure la Figc non è più la stessa.

    moggi moggi

     

    E infatti, pur rimanendo al di là del muro, le nuove diplomazie stanno lavorando per ripristinare il dialogo interrotto bruscamente nell’estate del 2006. La partita della Nazionale a Torino, per esempio, non c’entra nulla con i 443 milioni, ma viene interpretata dalla Figc come un segnale di disgelo, anche se, a dirla tutta, c’è voluto l’intervento del sindaco Fassino a maneggiare una situazione esplosiva. In senso contrario, però, va pure registrato il ruolo anti-Tavecchio della Juve, chiara nel bollare come politicamente «impresentabile» l’attuale presidente federale. 

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