Giordano Stabile per “la Stampa”
raqqa
Legge il comunicato in arabo con un po' di fatica, Jihan Sheikh Ahmad, capelli raccolti in una coda di cavallo e con indosso mimetica verde. È lei, una giovane ufficiale curda ad annunciare dal Nord della Siria il via all'offensiva su Raqqa.
Trentamila uomini della coalizione delle Syrian democratic forces (Sdf), sono già in marcia verso l'altra capitale del Califfato. Mentre a Mosul si stringe la morsa dell' assedio, con le truppe irachene che avanzano da Sud e sono a quattro chilometri dall' aeroporto, i curdi siriani e i loro alleati arabi, addestrati dagli Stati Uniti, lanciano l' assalto all' ultima roccaforte dell' Isis.
una gabbia per umiliare pubblicamente i dissidenti
La scelta di una portavoce donna è un segno dell' impronta curda sull' operazione. Un altro segno è la frase che conclude l'annuncio e invita la Turchia a «stare fuori dagli affari interni siriani». L'operazione è guidata dai curdi, che contribuiscono per almeno l'80 per cento alle forze dell' Sdf. Sono gli stessi guerriglieri dello Ypg che Ankara considera terroristi e che bombarda un centinaio di chilometri più a Ovest, vicino ad Aleppo.
Il portavoce dei curdi Talal Silo ha poi specificano che c' è già un accordo con gli Stati Uniti per «tenere fuori» la Turchia. Le truppe speciali di Washington sono embedded con l'Sdf e forse ci sono anche francesi. Parigi è la capitale che più ha spinto per accelerare i tempi della presa di Raqqa, oltre che di Mosul, perché notizie di intelligence avvertono che lì l'Isis sta organizzando un altro attentato in stile Parigi. L'attacco è cominciato nella notte di sabato e ieri mattina, il ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian ha sottolineato che le due operazioni devono andare di pari passo.
un uomo crocefisso per la strada
In serata l'Sdf annunciava che le sue avanguardie partite da Ain Issa, una cinquantina di chilometri a Nord di Raqqa, erano avanzate di 10 chilometri e liberato «cinque villaggi». Poco dopo l'inviato speciale di Obama, Brett McGurk, confermava l'avvio dell'offensiva e avvertiva che «non sarà affatto facile» e che gli Usa erano «in stretto contatto» con la Turchia per superare le divergenze e concentrarsi «sull' obiettivo comune», l'Isis.
Il comando di Inherent Resolve, la missione a guida Usa anti-Stato islamico, precisava che i suoi raid avevano distrutto «postazioni e veicoli tattici» jihadisti in zona. L' operazione è stata battezzata «Ira dell' Eufrate» e fa il verso allo «Scudo sull' Eufrate» lanciato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan quest' estate. L' obiettivo è quello di liberare Raqqa dalle «forze del terrorismo oscurantista» ma la partita fra potenze globali e regionali è altrettanto importante.
raqqa distrutta dai bombardamenti
Anche se a Mosul l' Isis ha mostrato una resistenza superiore alle aspettative e venerdì ha inflitto pesanti perdite alle forze speciali irachene che si erano spinte troppo in fretta all' interno dei quartieri a Est, la spartizione del Califfato marcia spedita. L' avanzata delle milizie sciite verso Tall Afar, quasi al confine fra Iraq e Siria, viene letta più come avvicinamento a Raqqa che come manovra di accerchiamento di Mosul. L' ambizione delle forze sciite è quella di congiungersi a quelle di Bashar al-Assad e creare un grande spazio dominato dagli alleati di Teheran, dall' Iran fino al Libano.
raqqa citta fantasma
È la «mezzaluna sciita» che si delinea nella valle della Mesopotamia e che non fa dormire di notte i leader dell' Arabia Saudita ma neppure Erdogan. L' attivismo del «reis» turco ai confine con Siria e Iraq è certo dovuto alla volontà di schiacciare la rivolta curda una volta per tutte. I disegni neo-ottomani, però, hanno il loro peso. I sostenitori dell' Akp, il partito al potere, mostrano cartine della Turchia con incluse le province di Aleppo, Raqqa, Mosul e Kirkuk, antiche wilayat dell' Impero ottomano.
Gli stessi curdi dello Ypg denunciano che a Silopi, al confine fra Turchia, Siria e Iraq, l' esercito di Ankara sta ammassando truppe e tank. Da Silopi si può entrare sia in Iraq che in Siria. La scorsa settimana ancora lo Ypg aveva detto di temere «un colpo alle spalle» e per questo ritardava l' attacco verso Raqqa.
palazzo distrutto da un bombardamento
Washington ha dato garanzie ai curdi ma Erdogan ha già sorpreso gli alleati della Nato con l' incursione in Siria, appena dopo la conquista della città di Manbij da parte della stessa coalizione Sdf che ora attacca Raqqa. Un «colpo alle spalle» che ha bloccato ogni ulteriore avanzata curda verso Ovest.
Ora la posta in gioco è molto più alta. Si tratta di distruggere le due «capitali» dello Stato islamico in tempi rapidi. Settimane, al massimo mesi. Colpi a sorpresa non sarebbero più tollerati dagli Stati Uniti. La vera incognita è quanto sia ancora forte l' Isis. Visto l' assaggio di venerdì non sarà una passeggiata neanche a Mosul.