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    DA PIERFURBY A PIERFESSO - VENT'ANNI FA L’UDC OCCUPAVA POLTRONE CHIAVE, POI IL DECLINO TRA SCISSIONI E ADDII - SPROFONDATI NELL’IRRILEVANZA, I REDUCI SI PRENDONO A PESCI IN FACCIA PER IL SOSTEGNO A RENZI - CASINI SPERNACCHIATO DA CESA: “SOSTIENE IL "SÌ" CHI, NEL PARTITO, È AL GOVERNO, ED È ATTACCATO ALLA POLTRONCINA...”


     
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    Emilio Malfasi per “Libero Quotidiano”

     

    CASINI CASINI

    C'era una volta l'Udc, che nacque dalla fusione del Ccd e del Cdu. Venti anni fa prendeva il 6%, ma, soprattutto, faceva e disfaceva governi, prenotava posti e occupava poltrone decisive per le sorti del Paese. Il leader più evidente, famoso - e probabilmente talentuoso - di quell'area politica è sempre stato Pier Ferdinando Casini. Fu lui, non a caso, a ricoprire per una intera legislatura l'incarico di presidente della Camera, a smistare ministeri, riscrivere (nottetempo) finanziarie, a investire governatori di Regioni importanti (come la Sicilia), sindaci e consiglieri di amministrazione.

     

    pierferdinando casini impugna la spada pierferdinando casini impugna la spada

    Dai palchi con Silvio Berlusconi e le folle acclamanti del 1996, però, sono cambiate tante cose. Scissioni (Clemente Mastella, per dire), qualche pensionamento (obbligato o quasi) dei vecchi quadri democristiani della Prima Repubblica (Francesco D' Onofrio) fughe verso altri partiti (Marco Follini), l'errore di nascondersi dietro alla faccia e ai simboli di Mario Monti alle ultime Politiche, hanno ridimensionato risultati, aspirazioni e aspettative.

     

    Ciononostante l'Udc oggi esprime un ministro, quello all'Ambiente, Gian Luca Galletti, e occupa - proprio col suo leader - la presidenza della commissione Esteri del Senato. Sul referendum, però, è scoppiato definitivamente lo scudocrociato, è naufragato il progetto che ha attraversato indenne tutta la Seconda Repubblica. Casini da settimane sta facendo campagna per il "sì", lancia appelli al centrodestra e a Fi perché dia una "mano": «Il centrodestra nel 2005 presentò una riforma analoga, ora non può non votare "Si" perché si fa un favore a Renzi».

     

    CASINI CESA BUTTIGLIONE CASINI CESA BUTTIGLIONE

    Sull'argomento, però, non è riuscito a convincere nemmeno il segretario del suo partito, che poi è l'europarlamentare Lorenzo Cesa. «Il referendum sta portando a una divisione nell'Udc», ammette il braccio destro dell'ex presidente della Camera. Il livello della critica è da bollino rosso: «Sostiene il "Sì" chi, nel partito, è al governo, ha ruoli ed è attaccato alla poltroncina...», attacca Cesa.

     

    Lui, invece, è «molto preoccupato». Non è finita. Dentro l'Udc non ci sono solo il leader-speaker e un segretario, ma, almeno fino a pochi giorni fa, era in carica pure un presidente. Si trattava di Gianpiero D'Alia, già ministro di Enrico Letta. Anche a lui, impegnato come Casini e al contrario di Cesa per il "Sì", non era sfuggita la parabola discendente.

     

    GIANPIERO D'ALIA GIANPIERO D'ALIA

    «L'Udc è praticamente morto, parlarne significa parlare del nulla», aveva detto. Piuttosto che rispondergli, Cesa ha siglato un provvedimento di sospensione, pena per le sue «affermazioni offensive nei confronti dei 50 mila iscritti». È così che D' Alia, originario di Messina, si è tolto qualche sassolino.

     

    «È inebriante essere sospeso dal nulla!», ha scritto in una nota con la quale annunciava le dimissioni. C'è un nesso con i movimenti pre-elettorali in corso in Sicilia? «Ritengo di sì», ha scritto il senatore, «ma sono affari della famiglia Addams del centrodestra siciliano alla quale si è aggregato un altro poveretto da Arcinazzo...». Quest' ultimo, neanche a dirlo, è il Comune sui monti Simbruini, situato a sud est della Provincia di Roma, dal quale proviene Cesa.

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