CALTAGIRONE NAGEL GALATERI
Francesco Gaetano Caltagirone sale al 5% di Generali e in questo modo centra l'obiettivo che aveva annunciato diversi mesi fa diventando un azionista chiave del Leone di Trieste. Lo scorso 6 febbraio, infatti, l'imprenditore romano con due differenti operazioni ha rilevato altre 550mila azioni del gruppo assicurativo, arrivando così al 5,002% del capitale.
In scia ai suoi acquisti, continuano anche quelli della holding Delfin di Leonardo Del Vecchio, che nelle scorse ore ha portato la sua quota al 4,8%. Anche per il fondatore di Luxottica Group l'intenzione è quella di salire fino al 5 per cento. Ma nessuno, in questa fase, si sente di escludere che i due soci possano crescere ulteriormente. Il momento, d'altra parte, è delicato. Nelle prossime settimane Mediobanca, primo azionista della compagnia, con il 13%, dovrà chiamare a raccolta gli altri grandi soci per definire la lista del nuovo consiglio di amministrazione del gruppo assicurativo che dovrà essere votato dall'assemblea di bilancio.
LEONARDO DEL VECCHIO
Ieri il ceo dell'istituto, Alberto Nagel, ha fatto capire che piazzetta Cuccia auspica un rinnovo del cda nel segno della continuità, complice il riscontro positivo che il nuovo piano industriale presentato dalle Generali a novembre ha avuto sul mercato. Il tema centrale, in ogni caso, è quello della presidenza oggi affidata a Gabriele Galateri di Genola, rispetto alla quale il board ha recentemente demandato all'assemblea l'approvazione della modifica dello statuto che elimina il vincolo dei 70 anni di età per la carica da numero uno.
Questo apre un ventaglio piuttosto ampio di opportunità attorno al quale è immaginabile si terrà il confronto fra i grandi azionisti nelle prossime settimane. E' evidente che il nuovo equilibrio azionario dovrà riflettersi anche nel la composizione del consiglio. Sia il costruttore ed editore romano sia l'imprenditore bellunese hanno incrementato sensibilmente le proprie quote dall'ultima tornata assembleare che ha rinnovato il board. In particolare, gli acquisti si sono fatti più intesi a partire dallo scorso ottobre. Le recenti operazioni hanno così consolidato posizioni costruite da tempo ma, si immagina, destinate a crescere ancora.
MASSIMO TONONI
In questo modo è anche contemporaneamente aumentato in maniera sensibile il peso degli azionisti italiani nel capitale del Leone. Già oggi la cordata tricolore, considerato anche il 3% in mano alla famiglia Benetton e l'1,7% in capo alla famiglia De Agostini, più le quote custodite in Invag (circa l'1,2%) e quelle in Ferak, vale quasi il 29% della compagnia, quota superiore alla soglia degli investitori esteri presenti all'ultima assise che potevano contare su poco meno del 23%.