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Donnet Caltagirone Del Vecchio
Avendo vinto a Trieste, il vispo Nagel ha lanciato il ramoscello d’ulivo agli arzilli vecchietti. Calta e Del Vecchio ovviamente non hanno raccolto in quanto voleva dire: adesso trattiamo alle mie condizioni. Quindi, in Generali è stato subito scontro: la minoranza di Caltagirone (tre consiglieri) è fuori dai comitati.
A scatenare la rottura, e la futura guerriglia, è stata la proposta sfacciata, formulata dalla maggioranza Donnet-Nagel, di non riproporre il comitato per le operazioni strategiche, dove venivano esaminate in maniera preventiva ma con poteri solo consultivi le operazioni proposte in tema di fusioni e acquisizioni. Ora tutte le operazioni dovranno passare direttamente in consiglio, nell'ottica di aumentare la separazione tra questo e i soci che vi sono rappresentati.
A questo punto, si apre l’altro fronte, quello meneghino di Piazzetta Cuccia, dove il boss di Luxottica ha in tasca il 20%. Con il quale non va da nessuna parte perché la Bce non permette a un imprenditore privato qual è Del Vecchio di guidare una banca.
Per superare lo stato di sterilità, e togliersi la soddisfazione di accompagnare all’uscita il vispo Alberto Nagel, il paperone di Agordo, con il suo stratega Milleri, deve provvedere ad allearsi con una grande banca italiana, ergo: Intesa San Paolo.
Con un’Opa insieme a Del Vecchio-Milleri, Intesa si prenderà Mediobanca con il suo tesoretto del 13% di Generali e per l’ipocondriaco Carlo Messina il sogno diventa realtà: vende Intesa Vita per l’Antitrust e dopo un fallimento mette finalmente il guinzaglio al Leone di Trieste.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET
E il compagno di viaggio di Del Vecchio, che fa, si mette in fila indiana col suo 5%? A Caltariccone, diffidente di tutto e tutti, non piace non essere protagonista, e ora teme di finire schiacciato tra Messina e del Vecchio. Mazziato a Trieste, cornificato a Milano?
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