Sara Bennewitz per la Repubblica
CALTAGIRONE
Caltagirone Editore in Borsa vale il 50% in più rispetto ai prezzi dell' offerta promossa dalla famiglia Caltagirone che terminerà venerdì prossimo, e che a questo punto sembra destinata ad avere scarso successo. Anche ieri le azioni della società romana sono balzate del 13% con forti volumi chiudendo a 1,5 euro. In teoria fino a giovedì Chiara Finanziaria (ovvero il veicolo padrone del 67% della società che promuove l' offerta) potrebbe rivedere i termini dell' offerta.
Ma è poco probabile che chi ha promosso un' Opa volontaria a un euro per azione con l' obiettivo di delistare la società - dopo essere stato confortato della bontà dell' operazione dai pareri indipendenti di Banca Leonardo e del professor Enrico Laghi - possa farsi promotore di un rilancio così consistente. Per Chiara Finanziaria adeguare il prezzo dell' Opa ai valori di mercato sarebbe insomma un po' come ammettere di aver sbagliato la valutazione del gruppo fatta lo scorso giugno.
CALTAGIRONE E IL MESSAGGERO
La corsa delle azioni in Borsa è legata all' opposizione di alcuni investitori all' offerta del gruppo Caltagirone, considerata troppo "magra". In particolare il fondo Amber, insieme con altri investitori avrebbe raggiunto un quorum superiore al 10%, rastrellando a prezzi superiori a quelli dell' Opa, perché convinto che l' azione valga più di quanto è stato offerto. Stando alle comunicazioni della Consob Amber ha superato la quota del 5,5%, ma potrebbe anche essere salito oltre.
Del resto, anche dopo il balzo di ieri Caltagirone Editore capitalizza 184 milioni (tolte le azioni proprie): un prezzo che non rende giustizia alla somma delle attività liquide (134 milioni) o immediatamente liquidabili come la quota in Generali (86 milioni ai valori di mercato). Una circostanza simile si era verificata nel 2015 quando l' offerta sulla Vianini Lavori a 6,8 euro aveva riscosso scarse adesioni sul mercato.
CATTELAN PIAZZA AFFARI BORSA MILANO
Anche in quell' occasione l' Opa era stata promossa da un veicolo del gruppo Caltagirone, e disertata da alcuni importanti investitori istituzionali come i fondi Fidelity, padroni del 9,5%, che non avevano venduto le azioni in Opa. Pure in quell' occasione Banca Leonardo e Laghi avevano giudicato congrua l' offerta a 6,8 euro, ma una volta effettuato il delisting del gruppo di costruzioni, tutti i soci (tra cui i fondi) avevano incassato un dividendo superiore e pari a 7,3 euro per azione.