Tonia Mastrobuoni per la Repubblica
weidmann schaeuble
Giovedì il sommo sacerdote dell' euro, Mario Draghi, dovrà far ricorso a tutto il suo talento verbale per imporre una briglia alla moneta unica, ormai schizzata ai massimi da due anni. Perché molti analisti pensano che ai mercati, innervositi dai segnali contrastanti che arrivano dall' economia, Draghi non potrà offrire ancora l' attesissima tabella di marcia dell' uscita dal Quantitative Easing o Qe, il programma di acquisti di titoli da 60 miliardi al mese. E' troppo grande il rischio che l' euro si rafforzi ulteriormente, soffocando in culla la timida ripresa dell' inflazione che si aggira ancora a livelli troppo lontani dal 2%.
DRAGHI MERKEL
Anche se i falchi cominciano di nuovo a innervosirsi - non solo il presidente della Deutsche Bank Jens Weidmann, ma anche l' austriaco Nowotny e l' estone Hansson - convinti che i guardiani dell' euro debbano rispondere al forte recupero dell' economia cominciando a stringere i rubinetti della liquidità, la stragrande maggioranza degli analisti ha posposto di almeno un mese il momento in cui Draghi potrebbe scoprire le carte sul processo di "normalizzazione" delle politiche monetarie.
Una fonte dell' Eurosistema suggerisce persino che Francoforte potrebbe aspettare fino all' ultimo istante - la fine dell' anno - per rivelare i dettagli del tapering, ossia la progressiva riduzione del Qe . Certo è che l' anno prossimo il Qe toccherà i limiti per gli acquisti dei bond sovrani - per la Germania è il 33% - e dunque Draghi non potrà certamente procedere con le stesse modalità di oggi.
BTP
Ma intanto molti analisti sono in sintonia con Ubs, che notava ieri come sia tutto rimandato almeno al Consiglio del 26 ottobre. Sulle modalità la banca svizzera scommette su un' estensione del Qe di sei mesi, dal 1 gennaio 2018, al ritmo ridotto di 40 miliardi al mese. Ieri è emerso anche un nuovo allarme sui presunti effetti nefasti delle politiche monetarie.
VOLKSWAGEN
Molte aziende sarebbero sull' orlo del baratro per colpa del Quantitative easing, in particolare a causa dell' acquisto di titoli privati avviato più di recente. Un rapporto della Bank of America, rilanciato con grande enfasi dall' Handelsblatt, mette in guardia dal rischio che con la normalizzazione delle politiche monetarie e con il rialzo dei tassi di interesse, molte aziende potrebbero finire gambe all' aria. Il rapporto parla addirittura di 50 aziende su 600 che sarebbero degli "zombie".
BMW
Il ragionamento è che queste imprese si starebbero indebitando presso la Bce a tassi quasi nulli, facendosi comprare i loro bond, per ripagare debiti contratti con rendimenti molto più alti. Un giochino che funziona finché gli utili corrono, ma che si inceppa inevitabilmente, avverte la BoA, se i tassi ricominciano a salire. Tra gli "zombie", il rapporto elenca la svedese Lundin Petroleum, la francese Publicis o l' olandese Altice. Nell' elenco delle imprese a rischio non ci sarebbero tedesche.
Tuttavia, la notizia nella notizia, per così dire, è che dagli ultimi dati risulta che le aziende del Paese più critico con Draghi stanno attingendo a piene mani dal programma di acquisti QE. Oltre metà delle big quotate al Dax di Francoforte - Vw, Daimler, Bmw, Sap, Deutsche Boerse, Bayer, Fresenius, per citarne solo alcune - avrebbero approfittato del programma di allentamento monetario lanciato dalla Bce.
BOSCH
E tra gli entusiasti del QE ci sarebbero anche gruppi non quotati come Bosch, Wuerth o Ewe. Soprattutto, mentre attualmente il tasso medio per le aziende europee che vendono i loro bond alla Bce si aggira attorno all' 1,3 per cento , le tedesche approfittano di un onere sui prestiti che è ormai sceso al di sotto dello 0,50 per cento. Una manna.