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    CARO CI COSTA TENERE LONDRA IN EUROPA - CAMERON PONE LE SUE CONDIZIONI PER RESTARE NELL'UE: NIENTE OBBLIGO DI ADOTTARE L’EURO, LIBERTÀ DI SOTTRARSI ALLA LEGISLAZIONE EUROPEA “SGRADITA” E PIÙ TUTELE PER LA GRAN BRETAGNA E I PAESI CHE NON ADOTTANO LA MONETA UNICA


     
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    david e samantha cameron david e samantha cameron

    Livio Caputo per “il Giornale”

     

    Ormai sicuro di vincere le prossime elezioni, grazie alla decisione laburista di scegliersi come leader un veteromarxista come Corbyn, il premier britannico Cameron si appresta a calare i suoi assi in Europa: le condizioni perché il Regno Unito rimanga nella Ue, dopo il referendum in programma nel 2017. Secondo indiscrezioni del Sunday Telegraph , esse sono quattro:

     

    1) diritto a sottrarsi a qualunque passo verso un superstato europeo;

    2) una dichiarazione esplicita che escluda anche per il futuro l' obbligo per tutti i Paesi dell' Unione ad adottare l' Euro;

    3) diritto per Londra di respingere su alcune materie particolarmente sensibili, come la giustizia, ogni futura legislazione europea sgradita;

    4) una nuova struttura di governo dell' Ue che tuteli di più i 9 Paesi che non hanno adottato la moneta unica rispetto alla maggioranza degli altri 19.

    david cameron convention dei tories david cameron convention dei tories

     

    Sono condizioni pesanti, che l' Europa per quanto ansiosa di mantenere Londra nel club - difficilmente potrà accettare proprio in un momento in cui altri spingono per una maggiore integrazione. Ma sono anche condizioni che potrebbero ammesso che vengano accolte non soddisfare quella larghissima fetta dell' elettorato britannico, tra cui anche molti conservatori, che in realtà anela a troncare comunque i legami con Bruxelles. Con Cameron sarà invece quasi tutto l' establishment, a cominciare dalla finanza e dalla grande industria, che non vogliono perdere i vantaggi del Mercato Unico, e gli ex premier Major, Blair e Brown.

     

    CAMERON MAIALE CAMERON MAIALE

    La novità è che, dopo molte indiscrezioni e molte smentite, si sa finalmente su che cosa verterà lo scontro tra Londra e Bruxelles, permettendo così a tutti di prendere posizione. In Gran Bretagna, favorevoli e contrari si stanno già organizzando. Adesso, vedremo come reagisce l' Europa (o meglio i vari governi europei), dove gli ultimi avvenimenti la gestione dei profughi, la questione siriana, la stessa crisi greca hanno sì mostrato le profonde divisioni esistenti e la riluttanza di molti Paesi a cedere a Bruxelles ulteriori elementi di sovranità, ma hanno anche rilanciato la spinta verso quella «unione sempre più stretta» prevista dai trattati, ma rimasta sin qui una chimera.

     

    CORBYN CORBYN

    Questa spinta, dovuta soprattutto alle carenze di governance manifestatesi in questo periodo di turbolenza, vede l' Italia in primo piano. Il ministro Gentiloni ha annunciato un tentativo di ripartire dai sei Paesi fondatori, Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, e proprio ieri il sottosegretario agli Affari europei Gozi, in un articolo intitolato «L' agenda italiana per riformare l' Europa», illustrava un ambizioso piano concludendo con una frase che non lascia dubbi: «Se crediamo veramente nel futuro comune di europei, non dobbiamo esitare a rimettere in discussione l' Europa che abbiamo per costruirne una migliore». Si preannuncia perciò un vero e proprio tiro alla fune tra chi vuole più Europa e chi meno, con in mezzo quelli che, anche per ragioni di politica interna, sono restii a toccare lo status quo.

    CORBYN 1 CORBYN 1

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