1. RAI, DA TUTTI I CONSIGLIERI L' AVVISO DI SFRATTO AL DG
Mario Ajello per ‘Il Messaggero’
LA POLEMICA
CAMPO DALL'ORTO
Le pressioni per il trasloco, si spera il meno traumatico possibile, di Antonio Campo Dall' Orto dal settimo piano di Viale Mazzini sono in corso e in stato avanzato. E sono di due tipi. C' è la moral suasion di persone che lui stima e ascolta, per invitarlo a non barricarsi, a non esporsi a uno scontro feroce con Renzi e con i renziani che non lo vogliono più, a favorire una fuoriuscita (la propria) senza eccessivi spargimenti di sangue. Il dg comunque ancora prova a resistere, o meglio tentenna.
E poi ci sono atti, come il documento compilato ieri dai consiglieri di amministrazione sia di maggioranza sia di opposizione, che nel garbo formale contiene una sorta di sfiducia molto esplicita e mai come stavolta corale nei confronti di Campo Dall' Orto. La questione nasce dal caso Verdelli, ex direttore editoriale per l' offerta informativa, il quale ha accusato il Cda e i partiti di avergli impedito di lavorare. Ora il contrattacco dei consiglieri più che a lui, che ormai è fuori, è rivolto al dg Campo Dall' Orto.
L' ACCUSA
VERDELLI FICO CAMPO DALLORTO
L' accusa, trasversale, da destra e da sinistra, da parte di chi come Freccero di solito lo difende, di chi come Fortis rappresenta il Tesoro e degli altri di maggioranza e di opposizione (dal centrista Messa al renzianissimo Guelfi, da Siddi a Borioni, da Diaconale a Mazzuca), è la seguente: «Il direttore generale ha avuto la prima e l' ultima parola sul piano informazione di Verdelli, senza che vi fossero veti da parte di alcun componente del Cda».
Guelfo Guelfi
E ancora: «La decisione di Campo Dall' Orto di ritirare il piano è stata frutto di una sua valutazione a valle del dibattito consiliare. La politica e i partiti possono avere molte colpe da dover espiare, ma in questo caso rischiano di essere semplicemente un alibi che non regge di fronte alla forza dei fatti realmente accaduti».
Alcuni dei firmatari della lettera-documento, chi più chi meno, non nascondono che si tratta di una spallata. Colpi così, finché non lascia il settimo piano, Campo all' Orto è destinato a riceverne continuamente. E su tutto, sia da dentro l' azienda sia da fuori: basti pensare al dem renziano Anzaldi che non molla l' osso del Giro d' Italia pagato «tre volte di più» dalla Rai rispetto al solito per colpa, a suo dire, del dg.
A cui stanno arrivando, direttamente e indirettamente, appelli perché si eviti - tramite il suo passo indietro, «per generosità» - il logoramento della Rai, visto che le chance di ripartenza sono inesistenti e che non c' è più nessuno disposto a difenderlo. Nel tam tam dei corridoi del settimo piano, già si fa la conta dei possibili sommersi e dei possibili salvati, tra chi ha lavorato al fianco del dg, della stagione post-CDO.
Gian Paolo Tagliavia
I NOMI
Figure come Gianpaolo Tagliavia, capo dell' area digital, molto rafforzato dal successo di RaiPlay e per il fatto che si è sempre tenuto fuori dalle beghe interne, parrebbero destinate a durare. Un altro dei possibili salvati, dopo la fuoriuscita del numero uno, è il capo delle finanze, Agrusti, abile uomo di relazioni, quello che ha tenuto in questi mesi un rapporto forte con la presidente Maggioni, anche quando gli altri dello staff del dg tendevano ad escluderla. Tra i sommersi, circolano i nomi dei pasdaran di CDO: da Guido Rossi a Massimo Coppola (che comunque è consulente esterno) e all' avvocato Cotone, capo dell' ufficio legale, che si è sentito colpito dai rilievi dell' Anac rilanciati dal consigliere Messa.
2. NO AL GENIO SOLITARIO
Tommaso Ciriaco per la Repubblica
Carlo Verdelli ha tuonato: "Basta bugie". Le bugie sono quelle del cda Rai, pronunciate dopo il fallimento del suo piano dell' informazione. E i consiglieri, tutti e otto, prendono carta e penna per replicare all' ex direttore editoriale.
Raffaele Agrusti
Ricordano che la riunione in cui discutere quel progetto era stata voluta per «valutare senza la tagliola le decisioni da prendere», e che l' assenza di Verdelli è stata frutto di una scelta in cui «la prima e l' ultima parola» spettò ad Antonio Campo Dall' Orto. Quindi provano a chiudere quella storia: «Erano emersi apprezzamenti strutturati e non erano mancate posizioni critiche, soprattutto legate alla sensazione di trovarsi di fronte a un disegno editoriale e non anche a un piano organizzativo e industriale sostenibile».
La scelta di ritirare quel progetto, però, è stata frutto «di una valutazione di Campo a valle del dibattito consiliare. La politica e i partiti possono avere molte colpe da dover espiare, ma in questo caso rischiano di essere un alibi di fronte alla forza dei fatti accaduti».
Tra i firmatari di questa replica c' è anche Franco Siddi. Le bugie di cui parla Verdelli sono anche le sue, consigliere. Come replica?
carlo verdelli
«Non voglio polemizzare con Verdelli, non è una controparte. Fra l' altro lo rispetto profondamente, vorrei però ricevere lo stesso rispetto. Mi ha dato del bugiardo: capisco l' ansia e l' amarezza, ma non posso consentire che venga messa in dubbio la mia onestà».
Cerchiamo di stare al merito della vicenda: dice Verdelli che il piano era pronto, altro che bozza.
«Senta, aspetti che guardo la dicitura... Eccola, "proposta a cura di". Non è stato portato un vero piano al voto, come abbiamo spiegato assieme agli altri consiglieri. Non siamo arrivati a quel punto: non mi sembra cosa da poco. In quel testo c' erano anche cose buone, sfidanti, nessuno lo nega: però era irrealizzabile. Non era efficace. E un piano deve esserlo, altrimenti è letteratura o saggistica. La Corte dei conti, tra l' altro, ci invitò a fare attenzione anche ai costi. Poi è arrivata la riunione in cui Campo Dall' Orto ha ritirato quel testo, impegnandosi a rimodularlo. E..».
Dica.
«Si butta tutto sulle spalle di questo povero cda, ma chissà se quella volta invece è mancata comunicazione tra Verdelli e il dg. Fatto sta che il piano non c' è».
franco siddi
Siamo ancora a quel punto. È stallo?
«Si può ripartire, ma non può passare l' idea che non c' è un piano perché è stata lesa la maestà di un dirigente temporaneo della Rai. Viale Mazzini non si ferma per Verdelli. Un piano deve contenere gli obiettivi e l' organizzazione complessiva, prevedere le risorse e la sostenibilità economica: di tutto questo c' era poco. Però c' era il Tg2 a Milano: avete visto cosa è successo quando Sky ha annunciato che sposterà lì il Tg? Si può fare tutto, ma bisogna capire come, a partire dai costi. La verità è che la Rai non ha bisogno di personalismi»
Sembra la stessa accusa che il cda muove oggi a Campo. Anche con lui c' è un deficit grave di comunicazione?
carlo freccero
«Avevo previsto difficoltà, sono frutto di una nuova legge che disegna la figura del direttore generale che è anche ad, ma che diventerà realmente tale nel 2018. Adesso ha compiti importantissimi, ma deve rapportarsi con il consiglio. Altra cosa sarebbe se un dg pensasse che la Rai è di uno solo. O se dovesse passare l' idea che c' è un genio incompreso e che gli altri sono imbecilli. Dobbiamo cedere tutti un po' di autoreferenzialità».