Simona Orlando per ‘Il Messaggero’
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«Messaggio per i super muscoli che vivono in città, per tutti quelli che hanno le orecchie aperte e sono pronti all’azione. Il 1 e 2 aprile il cast de ‘I guerrieri della notte’ si riunisce dopo quarant’anni’. E’ l’annuncio che i fan del film-culto aspettano da sempre, l’evento si terrà presso lo stadio Edgbastom di Birmingham, presenti gli attori originali e migliaia di estimatori provenienti da tutta Europa - e non solo, quel weekend è già entrato in vari pacchetti turistici - vestiti come le gang di riferimento, possibilmente formate da gruppi di nove (e disarmate).
La pellicola sarà proiettata su schermo gigante, e fra gli stand aperti anche di giorno si troveranno, libri, fumetti, rarità e memorabilia concesse eccezionalmente dalla produzione. Se andrà bene come ci si aspetta, a luglio 2019 il conclave si potrebbe spostare direttamente a New York, dove la pellicola fu girata. Uscì nel 1979, quando la Grande Mela marciva davvero nella violenza, e le gang lottavano per spartirsi il territorio.
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Il film era tratto dal romanzo di Sol Yurick, ancora più duro in pagina, che a sua volta modernizzava la ‘Anabasi’ di Senofonte, storia di mercenari, traditori, usurpazione e fuga. Non a caso nel film la grande adunata pacificatrice delle bande giovanili al parco del Bronx è proclamata dal leader carismatico Cyrus (Ciro il giovane), a fuggire sono i Warriors di Coney Island, torace nudo, gilet di pelle e un teschio alato per simbolo, e la salvezza finale arriva su una spiaggia. Ma i riferimenti sono anche omerici, perché il viaggio è un’odissea urbana, tra parchi desolati e stazioni della metro abitate solo dalle armate della notte, con immancabili sirene (la cricca femminile delle Lizzies).
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Odissea di trama e di fatto. Le riprese durarono sessanta notti, in strada, da mezzanotte al mattino, e calamitarono guai. Le bande del film erano ispirate a quelle esistenti e gli attori non potevano muoversi dal set con i costumi di scena per non essere scambiati per criminali veri. I delinquenti locali non gradivano il progetto cinematografico e la troupe subì minacce di morte e vari attacchi, non bastò nemmeno arruolare alcuni tipacci dell’ambiente per tenere al sicuro le attrezzature e assumerli con garanzia di anonimato fra le oltre mille comparse. La foto ufficiale, con il logo disegnato sul muro, destò l’ira dei ‘proprietari di zona’ che vollero essere pagati per l’intrusione.
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Walter Hill (regista anche di “Alien”) dovette imparare a trattare con i clan, ma alla fine riuscì a delineare personaggi rimasti nella storia del cinema: i Punk muti in salopette, le Furie con mazze da baseball e trucco alla Kiss, i Riff maestri di arti marziali in kimono di seta, i Boppers in divisa viola da discoteca, gli Hi Hats travestiti da mimi, i famigerati Rogues capitanati da Luther, che spaventava sbattendo tre bottigliette al grido di "Giochiamo a fare la guerra?".
Sono queste le maschere che prenderanno d’assalto lo stadio di Birmingham ma all’epoca non si trattò di un gioco. La conferenza di pace tra gang a New York negli anni ’70 c’era stata sul serio, e, come nel film, niente era andato come previsto. Alla proiezione poi scoppiò il putiferio. Le fazioni rivali si ritrovarono fianco a fianco nei cinema statunitensi e se le diedero a suon di coltellate e rasoiate, così la Paramount interruppe la promozione e in qualche caso contribuì a risarcire i danni, in 200 sale ingaggiò il servizio di sicurezza.
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Di rito, il film (vietato ai minori di 18 anni) fu bastonato dalla critica, definito coatto e inutilmente crudo, perciò divenne subito il titolo più visto, record di incassi, guadagnando tre volte il budget speso. E il protagonista Michael Beck alias Swan, ricevette la telefonata del presidente Ronald Reagan che si complimentava e si vantava di aver proiettato il film a Camp David. ‘I guerrieri della notte’ riuscì, come raramente accade oggi, a raccontare la subcultura metropolitana, fu seminale per registi, stilisti e graffitari, stracitato dai ‘Simpson’ a ‘Pulp Fiction’.
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E fu brillante l’idea di eleggere la radio a narratrice dei fatti, con quell’inquadratura labiale della dj che dirigeva il traffico bandesco. Il film ha resistito alla prova del tempo, anche grazie alla fortunata versione del videogioco, e presto sarà adattato al piccolo schermo. Il conclave inglese serve anche a rilanciare il marchio, più che mai attuale ora che si torna a parlare di muri e confini, e a preparare alla serie tv, pronta nel 2018, diretta dai fratelli Russo, già alla regia di ‘Captain America’ e ‘The Avengers’. Il progetto è Marvel, garanzia di spettacolarità e picchiadurismo. Il rischio è che riduca i contenuti alla semplice lotta fra bene e male.
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