Fabio Di Todaro per “la Stampa”
PROVE DI DISTANZIAMENTO A SCUOLA IN VISTA DELLA RIAPERTURA
Nudi e crudi, i numeri che scandiscono l'andamento del Covid-19 in Italia sono poco rassicuranti. Quella di ieri è stata un'altra giornata che ha confermato il trend di crescita: dei contagi (947, contro gli 845 di giovedì), dei decessi (9 contro 6) e dei ricoveri, nei reparti ordinari (919, +36) e in terapia intensiva (69). Il dato delle nuove positività - relativamente all'ultimo trimestre, secondo soltanto a quello del 14 maggio (992) - conferma come la circolazione del Sars-CoV-2 sia ancora elevata.
Guai dunque ad abbassare la guardia, se si considera che nell'ultimo mese i casi sono aumentati del 141 per cento (dati Fondazione Gimbe). Ma rispetto alla situazione della scorsa primavera, ci sono alcune differenze che potrebbero giocare a sfavore del coronavirus. Sebbene anche ieri il dato più alto relativo ai nuovi positivi sia stato registrato in Lombardia (174), lo scenario attuale è differente rispetto a quello dello scorso 14 maggio. Oggi, infatti, la maggior parte dei contagi riguarda uomini e donne di mezza età.
PREPARATIVI IN UNA SCUOLA DI MILANO PER LA RIAPERTURA
Nell'ultima settimana, la mediana dei casi rilevati è scesa fino a 30 anni (ieri a Bari è stato ricoverato un neonato positivo). Questo dato, per certi versi inevitabile a seguito della ritrovata mobilità e della riapertura delle attività commerciali, sta contribuendo a modificare anche le dinamiche di trasmissione (con emergenza di casi e focolai associati ad attività ricreative) e a determinare una minore gravità dei casi diagnosticati (asintomatici, nella maggior parte dei casi).
CHE SUCCEDE IN CASO DI CONTAGIO A SCUOLA
A mutare, invece, non è stato il Coronavirus. «Sars-CoV-2 ha sempre la stessa virulenza e capacità di creare un danno al nostro organismo», rimarca Walter Ricciardi, ordinario di Igiene all'Università Cattolica e consulente del ministero della Salute. Alla luce di queste evoluzioni, oltre che della migliorata capacità di test e tracciamento dei contatti, è cambiata pure la situazione negli ospedali delle regioni più colpite. I numeri vengono tenuti d'occhio in ragione dello scenario di crescita mondiale dei nuovi casi e degli appuntamenti di settembre.
Su tutti, l'inizio dell'anno scolastico: fissato per il 14 settembre quasi in tutta Italia. La scadenza è considerata cruciale per l'andamento della pandemia lungo lo Stivale. Su un punto, gli esperti sono concordi: il ritorno dei ragazzi tra i banchi contribuirà ad accrescere il numero dei nuovi contagi. Una conseguenza per molti versi inevitabile, dettata dalla ripresa della routine per quasi dieci milioni di persone, tra alunni e studenti. Ma che bisogna gestire, per evitare chiusure a macchia di leopardo: come paventato dal Governatore della Campania, Vincenzo De Luca.
SCUOLE VUOTE
Da qui le indicazioni dell'Istituto Superiore di Sanità per la gestione di nuovi casi e focolai nelle scuole. Se un alunno manifesterà i sintomi del Covid-19, dovrà essere isolato in un'area apposita ancora prima di allertare i genitori: chiamati a misurare quotidianamente la temperatura ai bambini. In seconda battuta, toccherà al pediatra o al medico di famiglia valutare la situazione e decidere se procedere con il tampone. A seconda dei casi, i dipartimenti di prevenzione della Asl potranno richiedere la quarantena per i compagni di classe e per gli insegnanti. L'inizio del nuovo anno scolastico è motivo di discussione anche nel mondo politico. Nelle ultime ore, i sindacati hanno replicato alle accuse del ministro della Pubblica Istruzione, Lucia Azzolina. «Non siamo dei sabotatori». Decisa anche la replica del segretario dei Dem, Nicola Zingaretti: «Il governo non alimenti divisioni».