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    CARA AMANTE, È MEGLIO SE TI FAI UN AMANTE – UNA LETTRICE IN PENA SCRIVE A NATALIA ASPESI: “È UN ANNO CHE INTERPRETO IL RUOLO DELL'AMANTE E TEMO DI ESSERMI STANCATA. È UN RUOLO LEGGERO, SENZA IMPEGNO, MA ANCHE PENOSO. MORTIFICANTE” – LA GIORNALISTA RISPONDE: “VALUTI SE VALGA O NO LA PENA DI AVERE QUESTO O ALTRO AMANTE, TROVANDO MAGARI PER GLI INTERVALLI UNA DI LUI SIMPATICA CONTROFIGURA”


     
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    Dal “Venerdì di Repubblica”

     

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    È ormai un anno che interpreto il ruolo dell'amante e temo di essermi stancata di indossare questa veste. Eppure rimango fermamente convinta che se lui lasciasse la sua fidanzata parte della magia svanirebbe. È lecito che lo desideri di più? Che io chieda di essere l'Unica, pur dubbiosa che la cosa potrebbe non essere così bella come lo è ora? È affascinante rivestire il ruolo dell'amante. È un ruolo leggero, senza impegno. È anche un ruolo penoso. Mortificante. Perché l'amante è destinata a non esistere.

     

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    Un'amante vive in uno stato di estasi, si abbandona alla voluttà: il sesso, il gioco, la trasgressione, l'eccitamento che deriva dal commettere qualcosa di proibito. Ma un'amante soffre immensamente: perennemente occultata agli occhi del mondo, accetta la sua non esistenza. Si accontenta delle briciole, degli scarti. Per questa ragione un'amante potrà solamente avere un animo insicuro e debole, facile a piegarsi alla volontà dell'amato, o un indole terribilmente scaltra che le permetta di destreggiarsi tra le grinfie del suo despota senza rimanerne intrappolata.

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    L'amante è l'essere più tristemente felice che esista, ricerca l'amato con la frenesia di chi è affamato e sa che dovrà condividere il piatto: sbrana ogni centimetro con ferocia, conscia che potrebbe passare molto tempo prima di ricevere un'ulteriore razione.

     

    L'amante infine è una sciocca. Si è condannata a scontare una pena senza che vi fosse una colpa. Una colpa che non conosce redenzione perché l'amore non prova pentimento.

    Scrivo per un'amica.

    Alice

     

    Risposta di Natalia Aspesi

    Natalia Aspesi Natalia Aspesi

    Molti anni fa scrissi un volumetto intitolato Vivere in tre, raccontavo di un'amante che l'aveva avuta vinta sulla moglie e si era presa il conteso: trionfo certo e felicità, ma poi che rimpianti di libertà e persino di desiderio! Lei lo sa eppure vorrebbe essere l'Unica, perché così va il mondo e pure l'amore.

     

    Ma perché l'amante diventa un padrone, un despota come dice lei, e più si capisce quanto sia volatile e più lo si vorrebbe intrappolare? Io penso che sia soprattutto una questione di rivalità femminile, che, come si sa, da sempre divide le donne e neppure il femminismo è riuscito ad attenuare. Perché lei sì e io no? Cosa ha lei più di me? Perché io perdo e lei vince e non viceversa?

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    Le ricordo, affascinata dalla sua bella lettera che è letteratura, che di seconde e terze e oltre mogli ce ne sono milioni, che mogli "scartate" ce ne sono quante amanti diventate mogli. Questo fortunato giovanotto che è il suo amato amante, magari per gli altri è un tipo qualsiasi, anzi meno, per la moglie o in questo caso fidanzata, un necessario ingombro; e potrebbe essere messo in riga in un momento da una delle due predatorie prede che potrebbero persino accordarsi su una equa spartizione.

     

    Lei intanto valuti se valga o no la pena di avere questo o altro amante: io penserei di sì, senza farla tanto lunga, sin che dura, senza lamentarsi con lui e neppure con se stessa e trovando magari per gli intervalli una di lui simpatica controfigura.

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