Simona Lorenzetti e Massimiliano Nerozzi per corriere.it
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A un anno dalle prime perquisizioni della guardia di finanza, la Procura di Torino ritiene di avere tutti gli elementi per chiedere il rinvio a giudizio - a giorni - per gli ex componenti del cda della Juve: tra loro il presidente dimissionario Andrea Agnelli, il vice Pavel Nedved, l'ad Maurizio Arrivabene e il capo dell'ufficio legale Cesare Gabasio.
L'inchiesta, coordinata dall'aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello, ipotizza bilanci truccati (dal 2018 al 2020), plusvalenze artificiali, false fatturazioni e «manovre stipendi», sul pagamento posticipato dei calciatori, fuori bilancio.
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Reati che avrebbero potuto essere reiterati nel bilancio 2021/22, fosse stato approvato: rischio che le dimissioni del cda hanno azzerato, tanto che la Procura ha deciso di rinunciare all'appello al Riesame, con cui chiedeva misure interdittive per gli indagati.
Ormai il timone è passato nella mani del nuovo dg Maurizio Scanavino e del presidente designato, Gianluca Ferrero, commercialista e revisore di fiducia di Exor, l'azionista di maggioranza.
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Nel bilancio da votare - stando agli accertamenti - non sarebbero ancora inseriti i 34 milioni derivanti dalla seconda «manovra stipendi»: una sorta di spada di Damocle sulla regolarità del documento contabile.
Oltre la metà di questa cifra, 19,9 milioni, sarebbe nella famosa «carta segreta» firmata con Ronaldo, che ora pare intenzionato a chiederne il pagamento. La carta che non doveva esistere, secondo l'intercettazione ormai famosa: «Se salta fuori ci saltano alla gola tutto sul bilancio, i revisori e tutto», dice Cesare Gabasio, legale rappresentante del club. Per poi aggiungere: «Poi va a finire che ci tocca fare una transazione finta».
Transazione, che fino ad ora, non sarebbe avvenuta. Ma il solo pensiero di risolvere così la questione, per i pm dimostrerebbe il dolo dell'operazione.
Ma le side letter con i calciatori non sarebbero le uniche scovate nel corso delle perquisizioni.
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L'analisi dei documenti sequestrati e le dichiarazioni di alcuni testimoni avrebbero messo in luce altri debiti fuori bilancio. Cherubini, sentito il 29 novembre 2021, racconta che ci sarebbero «tra i 6-7 milioni di debiti con l'Atalanta» che non sarebbero mai stati iscritti.
Parole che troverebbero conferma in una mail datata 10 luglio 2020 in cui si parla di «debiti residui» - secondo i pm non contabilizzati - pari a «30 milioni + agenti»: tra le società con cui sarebbero maturati i debiti c'è l'Atalanta con accanto la cifra di 3,5. In un'altra intercettazione Arrivabene ammetterebbe: «Sappiamo cosa gli dobbiamo all'Atalanta».
ANDREA AGNELLI CON PAVEL NEDVED E MAURIZIO ARRIVABENE
Presunte anomalie su cui sono in corso accertamenti e che al momento non sono contestate agli indagati. Al pari di altre stranezze emerse sulle plusvalenze e che inducono gli investigatori a parlare di side letter anche in questo filone investigativo.
Il tema è quello del «call di riacquisto» per alcuni calciatori ceduti in prestito con obbligo di riscatto. Tra i contratti sotto esame ci sarebbe quello che nel 2018 portò Alberto Cerri al Cagliari, che avrebbe fruttato una plusvalenza di 8 milioni. Parallelamente all'obbligo di riscatto, ci sarebbe una mail del 12 luglio che garantisce al club torinese il riacquisto: in pratica, secondo gli investigatori, la plusvalenza non avrebbe dovuto essere iscritta a bilancio.
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