Liana Milella per www.repubblica.it
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Braccialetti elettronici per diminuire la popolazione carceraria, ovviamente garantendo l’uscita solo a chi ne ha già maturato i titoli. Braccialetti che sarà il neo commissario per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri a reperire nel numero necessario. Contemporaneamente misure severe di controllo all’interno delle carceri attraverso termoscanner e isolamento degli eventuali malati in aree specifiche. Quanto agli uffici giudiziari un’ulteriore proroga della chiusura che slitterebbe dal 22 marzo al 3 aprile (ma la data è ancora ballerina), lasciando invece ai singoli capi degli uffici (Corti di appello e Procure), previa verifica con le autorità sanitarie, ulteriori chiusure a seconda dell’emergenza virus, fino al 31 maggio, come disposto dal precedente decreto. Fatti salvi solo i processi civili urgenti (assegni di divorzio e minori) e penali (convalide di nuovi detenuti) che proseguiranno, ma solo in teleconferenza, ovunque è possibile.
giuseppe conte alfonso bonafede
Il Guardasigilli Alfonso Bonafede lavora in queste ore a un nuovo decreto legge per affrontare l’emergenza Covid-19 soprattutto dopo la rivolta nelle carceri che, nello scorso week end, ha coinvolto ben 27 penitenziari, danneggiando gravemente quello di Modena, al punto da renderlo del tutto inagibile. Solo per i danni il governo stanzierà in tutto, tra 2020 e 2021, 20 milioni di euro, in due tranche da 10 milioni per ciascun anno.
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Ma è la novità dei braccialetti elettronici, trapelata in vista del consiglio dei ministri di domenica, quella che da un lato già solleva le proteste di Salvini - “Nessun regalo per chi ha creato sommosse, prima il governo si preoccupi di dare alle forze dell’ordine, agli eroi, mascherine, guanti e disinfettante” - e dall’altro rivela l’intenzione dell’esecutivo di procedere effettivamente a una politica che allenti la pressione numerica sulle carceri. Che, a tutt’oggi, come dice il Garante nazionale dei detenuti Mauro Palma, hanno una popolazione di oltre 60mila detenuti, cioè diecimila in più dell’effettiva capienza.
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Come ha suggerito con molta insistenza il Pd, a ridosso delle rivolte, vi è una sola strada, nell’immediato, per far uscire dei detenuti, sempre con il parere favorevole dei magistrati di sorveglianza. Chi ha di fronte a sé un fine pena di pochi mesi e ha alle spalle un curriculum carcerario positivo, ed è in grado di dimostrare un’effettiva riabilitazione già avvenuta.
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E chi invece si trova già in una condizione di semilibertà, per cui può lasciare il carcere durante il giorno ma deve farvi rientro la sera. Già questi detenuti ammonterebbero a 5.500-6mila persone che potrebbero uscire dalle prigioni. Il braccialetto elettronico - che attualmente sfrutta un sistema GPS e quindi consente di localizzare gli spostamenti del detenuto - potrebbe ulteriormente ampliare questa platea. Ma, come sottolineano fonti ministeriali, si tratterebbe sempre di situazioni che devono passare per il via libera del magistrato di sorveglianza, e quindi da una rigorosa verifica dell’affidabilità dei soggetti interessati.
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Mentre Matteo Renzi insiste sempre sulla richiesta di dimissioni per l’attuale capo del Dap Francesco Basentini, proprio lo stesso Basentini ha firmato una circolare sulle misure anti Coronavirus che in realtà, a scorrerla, appare decisamente tardiva. Il direttore dei penitenziari raccomanda solo oggi ai colleghi in periferia, e a rivolte già avvenute, di procurarsi dei termoscanner dai presidi sanitari e procedere ai tamponi, di creare aree ad hoc per quei detenuti che dovessero risultare positivi alla malattia, nonché ordina agli agenti penitenziari, pur in presenza di ammalati, di non abbandonare il luogo di lavoro per esigenze di sicurezza. Secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa, la circolare dice che gli agenti che lavorano nelle carceri devono comunque continuare a prestare servizio anche nel caso in cui abbiano avuto contatti con persone contagiate o che si sospetti siano state contagiate, in quanto "operatori pubblici essenziali" e nell'ottica di "garantire nell'ambito del contesto emergenziale, l'operatività delle attività degli istituti penitenziari" e quindi di "salvaguardare l'ordine e la sicurezza pubblica collettiva".
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Da registrare infine l’allarme lanciato da Antigone, Anpi, Arci e gruppo Abele che al governo scrivono: “I posti disponibili nelle carceri sono 50.931, cui vanno sottratti quelli resi inagibili nei giorni scorsi. I detenuti presenti, alla fine di febbraio, erano 61.230. Alcuni istituti arrivano a un tasso di affollamento del 190 per cento. Ogni giorno i detenuti sentono dire alla televisione che bisogna mantenere le distanze, salvo poi ritrovarsi in tre persone in celle da 12 metri quadri. Le condizioni igienico-sanitarie sono spesso precarie. Nel 2019 Antigone ha visitato 100 istituti: in quasi la metà c'erano celle senza acqua calda, in più della metà c'erano celle senza doccia. Spesso mancano prodotti per la pulizia e l'igiene. Con questi numeri, se dovesse entrare il virus in carcere, sarebbe una catastrofe per detenuti e operatori".
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