CARLA FRACCI
Valeria Crippa per il “Corriere della Sera”
Domenica scorsa ha ballato alla Versiliana, nelle vesti della Regina Thalassa in Shéhérazade e le mille e una notte con il Balletto del Sud. Per Carla Fracci è l' unico modo per prepararsi al compleanno del 20 agosto: ottant' anni sulle punte. «Non ho mai festeggiato i compleanni - confessa -. Sarò felice di passarlo con mio marito Beppe Menegatti, mio figlio Francesco e i miei nipoti. Un compleanno da nonna, non da étoile».
patti smith carla fracci
All' inizio della sua carriera si sarebbe aspettata di danzare ancora a quest' età?
«A 21 anni feci il celebre Pas de quatre con la Chauviré, la Schanne, la sublime Markova: quest' ultima aveva 47 anni e mi sembrava matura. "Mai andare in pensione", mi disse un giorno Rita Levi Montalcini.
Ho coltivato il mio corpo alla sbarra, mi sono sempre tenuta allenata. È l' unico elisir di giovinezza che conosco: "Non farti mai ritoccare da un chirurgo estetico, rovinerebbe il tuo profilo neoclassico", si raccomandò Wanda Osiris. Oggi continuo a non risparmiarmi».
virginia raggi carla fracci beppe menegatti gianni letta aurelio regina
Annullare l' idea del ritiro è un nuovo approccio alla carriera di étoile, di cui lei ha imposto l' immagine moderna in Italia: è stata pioniera in tutto, la carriera americana, la gravidanza in scena fino al quinto mese, la tv nazionalpopolare con le gemelle Kessler, nate anche loro il 20 agosto 1936…
carla fracci col marito beppe menegatti
«Ho vissuto il teatro da donna completa, l' American Ballet Theatre è stata a lungo la mia seconda casa, mi sono divertita nella tv da milioni di spettatori. Ricordo il tip tap in frac e cilindro con le Kessler, il can can con Heather Parisi».
Ha interpretato oltre duecento ruoli, ma su tutti c' è Giselle.
carla fracci
«È un ruolo che ho personalizzato, sciogliendomi i capelli, indossando un tutù di tulle di seta come mi suggerì Anton Dolin ispirandosi alla leggendaria Spessivtseva. Qualche collega insinuò che il segreto della mia Giselle si nascondeva proprio in quella seta impalpabile. Ci vuole ben altro».
I partner-divi Nureyev, Vassiliev, Baryshnikov, Bruhn. Le accadde però anche di trovarsi, di colpo, da sola in scena…
«Con Nureyev furono graffi ma mi incitò al coraggio. Con Bruhn ballai tanto in Canada.
Straordinari Baryshnikov e Vassiliev. Ma il teatro è imprevedibile: una sera, al Colon di Buenos Aires, danzavo Giselle con Gheorghe Iancu, nel secondo atto si ruppe un tendine. Improvvisai ballando con il fantasma di Albrecht. Anche Nureyev, bloccato da un crampo, mi lasciò sola una sera».
carla fracci beppe menegatti
Lei, figlia di un tranviere, ha vissuto nell' alta società della cultura. Montale le dedicò la poesia «La danzatrice stanca», Cecil Beaton la fotografò.
«Ho incontrato tutti, da Chaplin alla regina Elisabetta. Sono stata fortunata: tanta danza, ma anche prosa, cinema, fiction. Molto è merito di mio marito Beppe, un uomo eccezionale, mi ha sostenuta e spinta a osare».
Per prima ha portato il balletto fuori dai teatri: il famoso «decentramento».
beppe menegatti emma marrone e carla fracci ph alessio perrotta
«Molti arricciavano il naso. Se ballavo a Bari dicevano "La va' in Africa". Ho danzato in circostanze assurde, su un ring e su un palcoscenico cosparso di Coca-Cola per non scivolare, al posto dei camerini ci si cambiava nelle cabine elettorali. La mia idea di danza è sempre stata democratica, l' étoile è il nome di richiamo».
Dietro l' icona Fracci della Silfide biancovestita, c' è la stakanovista che ha lavorato «come un' operaia». «La danza è sofferenza» le ha fatto dire Virginia Raffaele nella sua parodia al Festival di Sanremo.
virginia raffaele come carla fracci
«Fantastica Virginia. Sono andata ad applaudire il suo show al Nuovo di Milano, dove il pubblico mi ha accolta con una standing ovation. "Sei una rockstar", mi ha detto Daria Bignardi, seduta con me in platea. Sì, l' affetto della gente continua a travolgermi. Mi fermano per strada, oggi vogliono i selfie».
Due sogni irrealizzati: la fondazione di una compagnia nazionale e la direzione della Scala.
FRACCI IMITAZIONE VIRGINIA RAFFAELE
«Non me ne faccio una ragione. Ho lottato tutta la vita per creare una mia compagnia, mi sarebbe bastato anche un gruppo sostenuto dal Ministero. E la direzione della Scala mi spettava di diritto, invece no. Eppure all' Opera di Roma, in dieci anni di direzione, ho dimostrato di saper costruire anche dalle macerie».
Tra le stelle del futuro chi eccelle? E nel suo, di futuro, cosa vede?
FRACCI NUREYEV NUREYEV
«Brave le giovani Nicoletta Manni alla Scala e Rebecca Bianchi all' Opera di Roma. Il mio futuro, ieri come oggi, è insegnare ai giovani».