Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
CARMINATI
L'annuncio era venuto dal suo avvocato, Giosuè Bruno Naso, nella prima settimana di settembre: «Massimo Carminati parlerà al processo di Mafia Capitale», aveva annunciato il legale in una intervista a radio Cusano Campus. E non era notizia qualsiasi. L' imputato principale del maxi processo istruito dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone avrebbe parlato per la prima volta in vita sua in un' aula di giustizia.
massimo carminati
Perchè in tanti anni di processi e di coinvolgimenti in vicende giudiziarie che talvolta lo hanno visto uscire assolto, il «Nero» non aveva mai abbandonato la scelta processuale dell' assoluto silenzio. Sempre accompagnato dall' avvocato di fiducia Naso, Carminati si è costantemente avvalso della facoltà di non rispondere.
Così è accaduto durante la sfilza di processi subiti per le vicende del gruppo terroristico di estrema destra- i Nar -, così è avvenuto nel processo per l' omicidio di Mino Pecorelli (per cui fu assolto), e in altri processi in cui fu condannato.
Silenzio assoluto soprattutto nell'ultimo processo subito da Carminati, conclusosi con una condanna in parte scontata, in parte indultata e forse in parte ancora da scontare: quella per il clamoroso furto al caveau della Banca di Roma all' interno dello stesso palazzo di Giustizia di Roma, in piazzale Clodio. Avvenne il 17 luglio del 1999, e furono svuotate ben 147 cassette di sicurezza, di cui in gran parte erano titolari magistrati e funzionari del tribunale.
la cupola di mafia capitale carminati
Su quel furto si è discusso a lungo, e oltre ai 50 miliardi di contanti e preziosi ufficialmente trafugati, è possibile che altro sia finito in mano ai banditi dell' epoca: forse droga proveniente dai sequestri e conservata in quel caveau, forse documenti personali e delicatissimi di importanti magistrati in servizio nella capitale.
Quel silenzio fu d'oro sia per l'imputato nei cui confronti le corti non hanno mai calcato troppo la mano, sia per chiunque temesse che Carminati con il furto e l' acquisizione di documenti segreti potesse fare rivelazioni assai imbarazzanti.
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Possibile che faccia parte della leggenda che circonda uno dei personaggi chiave della criminalità romana degli ultimi 30 anni. Possibile che i sospiri di sollievo fossero reali. In ogni caso nessuno forzò mai la decisione di quel silenzio. E ora il cambio di rotta annunciato dal suo legale, un Carminati non solo disposto, ma desideroso di parlare, aveva di nuovo provocato grande agitazione nella Capitale, e non poca all' interno dello stesso palazzo di Giustizia.
MASSIMO CARMINATI
Ma dopo l' annuncio fatto l' 8 settembre da indiscrezioni circolate negli ultimi giorni e fatte capire anche in colloqui privati dal suo legale, Carminati sembra essere nuovamente tornato all' antico silenzio. Non ha più intenzione di parlare al processo, e forse nemmeno di rispondere alle domande dei pubblici ministeri. Formalmente la nuova decisione verrebbe da una ragione tecnica: la decisione di fare partecipare ai lavori di aula il «Nero» solo attraverso la videoconferenza.
MASSIMO CARMINATI NEGLI ANNI OTTANTA
I legali di molti imputati stanno protestando in effetti per l' agenza a tappe forzate decisa dal tribunale (tre o quattro udienze processuali alla settimana, in modo da raggiungere le 130 udienze fra novembre 2015 e luglio 2016 e conseguente compressione del diritto alla difesa per i troppi imputati).
Ma nel caso di Carminati è obbligo di legge la videoconferenza, essendo restato il solo imputato in regime di 41 bis, il carcere duro previsto per gli appartenenti ad associazioni mafiose. Quindi non sarà per quella ragione che l' imputato eccellente privilegerà ancora una volta il silenzio. È su quel punto in ogni caso (il Carminati parlante o silente) che si sta svolgendo una delicata e segreta trattativa con la procura di Roma.
Mafia Capitale I misteri del Cecato Perde ancora la lingua e intanto tratta.
MASSIMO CARMINATI E FABRIZIO FRANCO TESTA