1. LE AMNESIE DI ICHINO SU AZZOLLINI
Lettera di Marco Travaglio a La Repubblica
CARO direttore, ho letto la lettera del senatore Pd Pietro Ichino che, nel maldestro tentativo di giustificare l' incredibile voto contro la decadenza del senatore pregiudicato Augusto Minzolini in barba alla legge Severino da lui stesso approvata cinque anni fa, mi chiama due volte in causa.
MINZOLINI FESTEGGIATO DOPO IL VOTO CHE HA EVITATO LA SUA DECADENZA
Le sue lezioni di diritto denotano un' allarmante confusione tra i processi in corso (su cui il Parlamento è chiamato a esprimere giudizi discrezionali in materia di fumus persecutionis in caso di richieste di autorizzazione all' arresto) e le sentenze passate in giudicato (di cui il Parlamento deve prendere atto per dar seguito alla Severino che impone la decadenza dei parlamentari condannati a pene superiori ai 2 anni, come spiegava ancora ieri su Repubblica l' ex ministro Filippo Patroni Griffi a Liana Milella).
paola severino
Tralascio altre plateali facezie, che non mi riguardano se non come cittadino rappresentato da un simile senatore, e mi limito a un' ultima notazione per fatto personale: Ichino pretende che io "chieda scusa" (non si sa bene a chi) per aver criticato il voto della maggioranza in Senato (Ichino compreso) che nel 2015 salvò dall' arresto il senatore Ncd Antonio Azzollini "qualche mese dopo prosciolto in via definitiva per non aver commesso il fatto".
Spiacente di deludere Ichino, ma anche qui non sa di cosa parla. Il Riesame si limitò ad annullare l' ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip e bloccata dal Senato a proposito dell' accusa di associazione per delinquere e di una piccola parte di quella di bancarotta fraudolenta per il crac della Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie.
Il Senatore Antonio Azzollini
Dopodiché Azzollini l' 11.11.2016 è stato rinviato a giudizio dal gup di Trani insieme a 41 coimputati per una truffa da 150 milioni sul nuovo porto di Molfetta; e il 27 dicembre 2016 la Procura di Trani ha chiesto il rinvio a giudizio suo e di altri 16 imputati per bancarotta fraudolenta e induzione indebita nel crac da 500 milioni della Divina Provvidenza. Altro che "prosciolto in via definitiva". Sono dunque io che attendo le scuse del molto disinformato senatore Ichino.
L'autore è direttore del Fatto Quotidiano
2. DIFENDO LA MIA SCELTA AL SENATO
Lettera di Pietro Ichino a la Repubblica
CARO Direttore, dopo il fondo di Massimo Giannini di venerdì, intitolato "L' onore rinnegato", sento il dovere di render conto ai lettori di Repubblica dei motivi della mia scelta di giovedì in Senato sulla decadenza di Augusto Minzolini da senatore. Quando mi sono accinto a studiare il dossier relativo al suo caso ero orientato a votare a favore della sua decadenza dal seggio di senatore; sentivo dire da tutti, nel gruppo Pd: «La sentenza di condanna è passata in giudicato, si applica la legge Severino».
ICHINO
In queste ultime due legislature, in quasi tutti gli altri casi analoghi precedenti avevo votato per la decadenza del parlamentare, o per la concessione dell' autorizzazione richiesta dal giudice. In questo caso, però, come nel caso Azzollini del 2015, esaminando la vicenda più da vicino, mi sono sorti dei dubbi, che si sono rafforzati durante il dibattito in Aula, soprattutto ascoltando l' intervento di Corradino Mineo, anche lui ex dipendente Rai, oggi senatore del gruppo della Sinistra Italiana, che ha spiegato i motivi per cui considerava sostanzialmente sbagliato l' esito della decadenza di Minzolini, ma votava per la decadenza, considerandolo «un atto obbligato dalla legge».
Questa motivazione proprio non regge: se al Senato si chiede di votare, ciò significa che una funzione di controllo di ultima istanza gli è attribuita; altrimenti la legge avrebbe stabilito che a seguito della sentenza passata in giudicato il presidente del ramo del Parlamento interessato dichiarasse senz' altro la decadenza del senatore o deputato condannato.
marco travaglio
Sapevo bene che se Minzolini fosse stato mantenuto al suo posto con i voti di una parte dei senatori Pd Marco Travaglio e i Cinque Stelle avrebbero tuonato contro "la casta che si autodifende". Ne feci esperienza diretta nel 2015 quando votammo contro l' autorizzazione all' arresto del senatore Azzollini; gli stessi Travaglio e 5S però non chiesero scusa quando, qualche mese dopo, lo stesso Azzollini venne prosciolto in via definitiva per non avere commesso il fatto.
Sapevo pure che il Pd sarebbe stato accusato di un accordo nascosto con Forza Italia, e in particolare di "restituzione del favore" fatto da Fi il giorno prima con l' astensione dal voto di sfiducia contro il ministro Lotti. Ma avevo la serena consapevolezza che tra Pd e Fi non c' era alcun accordo di questo genere; tra l' altro, la mozione di sfiducia contro Lotti sarebbe stata respinta anche se Fi l' avesse votata. D' altra parte, la decisione grave circa la decadenza di un senatore non può essere determinata dall' interesse politico contingente di una parte politica, e tanto meno da ragioni di natura mediatica.
CORRADINO MINEO
Viceversa, due fatti mi sono apparsi molto rilevanti: il primo è che un membro della Corte d' appello che ha condannato Minzolini, il dott. Sinisi, fosse stato per dodici anni in Parlamento e nel Governo, eletto nello schieramento opposto a quello dell' imputato. Questa è oggettivamente una anomalia, che forse spiega la inusuale severità di quel collegio giudicante, nell' irrogare una pena di sei mesi superiore rispetto a quella chiesta dal Pubblico Ministero: proprio i sei mesi in più che non hanno consentito l' applicazione della sospensione condizionale.
Ancora più importante mi è parso il fatto che nel giudizio civile sul risarcimento sia passata in giudicato, dopo quella penale, una sentenza che dà ragione a Minzolini, escludendo l' abuso della carta di credito aziendale di cui era accusato. Questo contrasto di giudicati costituisce un caso del tutto particolare, che la legge Severino non aveva previsto.
GIANNICOLA SINISI
Detesto il modo in cui Minzolini intende il giornalismo: è uno che pratica il linciaggio delle persone contro cui prende posizione. Giovedì mattina, però, questo mi è parso un motivo in più per stare particolarmente attento nella decisione che lo riguardava.
E di fronte al caso di un senatore avversario, condannato in sede penale da un giudice militante della mia parte politica, ma assolto dallo stesso illecito in via definitiva dal giudice civile, mi è parso che ricorressero circostanze eccezionali che consigliavano di salvaguardare la composizione del Senato determinata dal voto popolare, rinviando alla fine della legislatura l' esecuzione della pena cui il senatore è stato condannato.
L'autore è giuslavorista e senatore Pd