Jon Rogers e Maria Ortega per ‘Express’
prostituta in silicone
Avevamo annunciato un mesetto fa la nascita del primo bordello con ‘sex doll’ a Barcellona, aperto dall’azienda ‘Lumi Dolls’, che offriva vari modelli di bambole in silicone estremamente realistiche: Kati l’europea, Lili l’asiatica, Leiza la africana e Aki quella in stile anime giapponese.
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Ogni appuntamento costava dagli 80 euro in su, per soddisfare qualsiasi fantasia, ed era sempre tutto esaurito. Ma ora l’appartamento della Rambla non c’è più, il business si è spostato e al telefono comunicano il nuovo indirizzo solo ai clienti paganti.
Il proprietario della casa non sapeva per quale affare fosse stata affittata, l’ha riconosciuta dalle foto e ha cancellato il contratto. Non è stato l’unico a risentirsi.
L’associazione spagnola delle prostitute ‘Aprosex’ obietta che una bambola non potrà mai dare il calore di una persona, non può offrire gli stessi servizi né la stessa comunicazione, non può esprimere una opinione o ascoltare i problemi dei clienti. E’ puro fetish per chi ha a vuto carenze d’affetto da piccolo e è una strategia patriarcale per rappresentare la donna come oggetto senza anima e cuore.
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