statua del leader africano
William Clowes per “Mail On Line”
Un tempo in Africa c’erano sontuosi palazzi, rivali dei più belli in Europa. Avevano marmo italiano, lampadari veneziani, staff di mille persone e piste per il Concorde. Appartenevano a uomini che governavano Zaire e Repubblica Centrafricana dopo la fine del colonialismo, potenti che lasciavano morire di povertà il loro paese mentre erano occupati a riempirsi le tasche di soldi.
palazzo imperatrice catherine bokassa
Ma le foto di William Clowes, raccolte in “Roads and Kingdoms”, mostrano le ville dei tiranni in decadenza, ormai reclamate dalla natura. Nella Repubblica Democratica del Congo, nel villaggio di Kawele, dove le case sono fatte di fango, giace il decrepito palazzo di Mobutu Sese Seko,dittatore dal 1965 al 1997, con la sua piscina vuota, attorno cui, all’epoca, si servivano champagne e salmone, vino pregiato, cozze del Belgio e pasticceria francese.
residenza di mobutu in declino
Qui furono ospitati Papa Giovanni Paolo II, Boutros Ghali, vari presidenti francesi e uomini d’affari. Mobutu spese 250 milioni di sterline per i suoi palazzi di lusso a Gbadolite, dove accogliere i dignitari. Fece costruire anche una fabbrica della Coca Cola. La città declinò con lui, quando si ammalò di cancro e mollò il governo centrale, preferendo trascorrere tempo con la famiglia e tra gli agi. Fu mandato in esilio dal capo del gruppo ribelle Laurent- Désiré Kabila.
la piscina di mobutu
Oggi il palazzo di Kawele è diventato casa dei soldati congolesi, le residenze a Gbadolite sono una carcassa. Le strade e le opere immaginate sono rimaste incomplete, fossilizzate.
opere incomplete nello zaire
Il Motel Nzekele, aperto nel 1979, è abbandonato, sebbene sia ancora proprietà della famiglia Mobutu. Nessuno sa chi sia. Gli abitanti rimpiangono non il tiranno, ma quel periodo di ricchezza, quando facevano visita uomini importanti, giravano macchine e soldi, c’era lavoro e sempre modo di tenersi impegnati. Attualmente l’unica attività è quella che svolgono le Nazioni Unite, con l’ufficio per i rifugiati che attraversano i confini, in fuga dalle guerre interreligiose.
imperatore bokassa
A Bangui, dilaniata dalla alleanza ribelle Seleka, il megalomane Jean-Bedel Bokassa regnò e terrorizzò dal 1966 al 1979, si autoproclamò imperatore, grazie all’aiuto della Francia che sborsò 14 milioni di sterline per la sua incoronazione con tanto di trono d’oro e 25.000 bottiglie di “Moët & Chandon”.
la piscina della imperatrice
Due anni dopo avrebbe personalmente partecipato alla tortura e all’uccisione di ragazzini in età scolastica che avevano osato protestare. Le sue residenze erano Villa Kolongo e Villa Berengo, all’interno i soldati francesi trovarono una marea di materiale pornografico, casse di diamanti, corpi mutilati nel frigorifero. A Berengo Bokassa costruì un aeroporto e una residenza separata per sua moglie, l’imperatrice Cathrine. Aveva una Guardia Imperiale di 1000 uomini. Oggi è tutto consumato e logorato, come la vita dei suoi tiranni.