1. ROMA, ESPLODE LA VILLA DI UN CASAMONICA: ERA STATA CONFISCATA, MA IL BOSS CI VIVEVA DENTRO
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La villa andata distrutta nel regolamento dei conti all'interno della famiglia Casamonica, a Ciampino, alle porte di Roma, era stata confiscata in via definitiva con un procedimento di prevenzione ed un procedimento penale e nell'ottobre dello scorso anno l'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati aveva fatto ordinanza di sgombero ma i Casamonica non avevano mai abbandonato quel bene. A renderlo noto è direttore del'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati, Umberto Postiglione.
«I Casamonica hanno presentato ricorso al Tar contro la nostra ordinanza - spiega Postiglione - che è stata respinta nel gennaio 2016 ma nel frattempo Raffaele Casamonica era stato sottoposto alla misura di sorveglianza speciale nell'immobile, fino al 2 agosto 2016. A quel punto abbiamo chiesto al Tribunale di sorveglianza di modificare il luogo di applicazione della misura: non abbiamo mai avuto risposta. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, certo se quell'immobile fosse stato nella nostra disponibilità, non sarebbe accaduto quel che è successo ieri».
Impossibile non notare come l'ordinanza di sorveglianza speciale, che ha stabilito la permanenza di Raffaele Casamonica nella villa confiscata, si contrapponesse alla decisione del tribunale penale, che aveva deciso la confisca del bene. «Ora stiamo facendo verificare i danni riportati all'immobile - aggiunge Postiglione - e chiederemo che l'amministratore giudiziario si faccia promotore di un risarcimento danni a carico della famiglia di Nicandro Casamonica, morto nell'esplosione della villa, esplosione da lui stesso provocata».
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Dal 1 gennaio 2015 l'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati ha restituito alla collettività 5300 beni, oltre 10 al giorno. Tuttavia articoli di stampa nei mesi scorsi hanno evidenziato come alla Romanina, il quartiere del clan, vi sia una sontuosa villa confiscata a un componente della famiglia, Vittorio Casamonica, che, non restituita alla società, versa da tempo in stato di totale abbandono. Sulla vicenda, arriva un commento del deputato Pd Davide Mattiello, componente della Commissione Antimafia.
«L'estate scorsa - scrive - quel grottesco funerale organizzato a Roma dai Casamonica fu un piccolo terremoto, che contribuì, tra l'altro, a mettere in crisi la Giunta Marino. Allora, giustamente, lo Stato mostrò i muscoli facendo capire che mai più sarebbe stato permesso ai Casamonica di spradroneggiare. Come mai a distanza di un anno, Marino non è più sindaco di Roma ma Raffaele Casamonica stava ancora a casa sua?».
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2. LA FAIDA SENTIMENTALE NEL CLAN UN CASAMONICA MUORE BRUCIANDO LA VILLA DI UN PARENTE
Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”
A chiamare i carabinieri è stato Raffaele Casamonica.
Lui non si trovava nella villa a due piani di via Capri, fra Ciampino e Vermicino, ma con lo smartphone si è collegato all' impianto di videosorveglianza e ha scoperto così che la sua casa non c' era più: le telecamere riprendevano fumo e fiamme, al posto dell' edificio in cemento armato ed eleganti finiture c' erano solo macerie.
Erano da poco passate le quattro del pomeriggio di ieri.
La spedizione punitiva di un suo parente che vive alla Romanina - storica roccaforte della famiglia nomade coinvolta in numerose inchieste della magistratura e chiamata in causa anche in Mafia Capitale - era appena riuscita, ma con un risvolto tragico: Nicandro Casamonica, detto «Danilo», 27 anni, è morto sul colpo nell' esplosione da lui stesso provocata, secondo i carabinieri, per distruggere la villa.
Un regolamento di conti piuttosto cruento - così lo considerano gli investigatori dell' Arma - dopo che sabato pomeriggio il figlio di Raffaele aveva organizzato una fuitina , una romantica fuga d' amore, con la sorella di Nicandro.
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La ragazza, sempre per i carabinieri, era d' accordo e si è allontanata con lui in quello che per la comunità rom è un passo tradizionale, spesso pacifico, prima delle nozze (almeno quando non trascende in veri e propri rapimenti). Ma la famiglia della ragazza non l' avrebbe presa bene. E così proprio il fratello maggiore ha deciso di «fare giustizia», colpendo il padre del corteggiatore.
Da quanto è emerso dagli accertamenti degli investigatori e dei vigili del fuoco, il ventenne ha utilizzato decine di litri di benzina contenuti in alcune taniche. Non è chiaro come sia arrivato in via Capri - che dista qualche chilometro dalla Romanina - e per questo non si esclude che un complice possa averlo accompagnato in auto.
Dopo essere riuscito a entrare nella villa, dove non c' era nessuno perché la famiglia di Raffaele era andata al mare, «Danilo» ha cosparso soprattutto il salone principale di liquido infiammabile, ma poi - è una delle ipotesi dei pompieri - avrebbe aspettato qualche minuto prima di appiccare le fiamme.
Una decisione che probabilmente gli è costata la vita. I vapori della benzina avrebbero infatti saturato l' ambiente, con le finestre chiuse, creando con l' ossigeno presente e il caldo all' esterno una miscela micidiale, altamente esplosiva.
VITTORIO CASAMONICA
Non appena accesa una fiamma, il ventenne è stato investito da uno scoppio devastante che non gli ha lasciato scampo. Lo spostamento d' aria ha praticamente diviso a metà la villa, polverizzando il salotto e abbattendo alcune pareti. Il corpo di Casamonica, coperto di gravissime ustioni, è stato scaraventato in cortile dove è stato recuperato dai pompieri intervenuti in forze. Un gruppo di donne - parenti del ragazzo - sono arrivate alla villa in lacrime chiedendo informazioni sulle condizioni del ragazzo.
Già oggi potrebbe esserci un nuovo sopralluogo, mentre i carabinieri hanno acquisito la memoria dell' impianto di videosorveglianza per capire se «Danilo» abbia davvero agito da solo.
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