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    CASELLI IN ARIA - DAL CASCO D'ORO AI CAPELLI CORTI E GRIGI: ''NON È UN CAPRICCIO DI LOOK, HO AVUTO IL CANCRO. MA DENTRO DI ME C'È SEMPRE UN ''DEMONE'', PERCHÉ IL DOLORE NON LO PUOI DELEGARE A NESSUNO - CON LA MUSICA DIMENTICO TUTTO, ANCHE QUANDO FUMAVO 70 SIGARETTE AL GIORNO, GLI UNICI MOMENTI IN CUI DIMENTICAVO DI ACCENDERNE UN’ALTRA, ERA QUANDO ERO AL PIANOFORTE'' - LA VITA, IL FIGLIO, LA CARRIERA, CRAXI, PAOLO CONTE, LA SCOPERTA DI BOCELLI: ''HA UN SEGRETO CHE GLI ALTRI NON HANNO''


     
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    Maria Luisa Agnese per ''Sette - Corriere della Sera''

     

    Alle trasformazioni radicali Caterina Caselli è abituata. La prima volta fu nel 1966 quando i parrucchieri Vergottini le inventarono quel caschetto biondo e la ragazza di Sassuolo si trasformò in Casco d’oro. La seconda quando sotto quel caschetto che le aveva regalato uno dei successi più folgoranti degli anni Sessanta, cominciò a far ricrescere i suoi capelli castani e divenne prima la signora Sugar e la madre di Filippo, 47 anni, figlio amatissimo ora alla guida di Sugar Music, e poi curatrice di talenti nel complesso e capriccioso mondo della musica contemporanea.

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    Adesso, alla terza nuova immagine, capelli corti, color naturale, appena mitigato da un bagno perla, corrisponde una nuova età e un look non scelto e neppure imposto dallo star system, ma dolorosamente accettato. E ora, dopo un periodo durissimo in cui si è dedicata a prendersi cura di sé e della sua salute, Caterina torna in pubblico «di nuovo leggera»: Nessuno mi può giudicare, suo brano feticcio insieme a 100 giorni, Perdono e Insieme a te non ci sto più, fa da colonna sonora per Sarah Jessica Parker nella campagna mondiale Intimissimi, bandiera di indipendenza per donne di tutte le età.

     

    Ed è appena arrivato un remix di Lost frequencies, alias Felix Safran De Laet, omaggio alla stessa canzone del dj internazionale belga. E presto con tre nuove proposte al femminile – Madame, Kety Fusco e Nyvinne – che si vanno ad aggiungere alla lunga lista di talenti da lei potenziati – da Andrea Bocelli ai Negramaro, da Malika Ayane ad Elisa, da Gualazzi e Riccardo Sinigallia a Motta e Arisa – e racconta quanto sono stati difficili gli ultimi due anni.

     

    Quindi questa nuova immagine non è solo un capriccio di look.

    «È stato far di necessità virtù. Ho attraversato un lungo periodo difficile e, per quanto superato, ha un risvolto estetico, perdi i capelli. Poi ricrescono e ricrescono del tuo colore. Mi ha sorpreso vedermi così, e lì per lì non ero così decisa a lasciarli naturali. Anche Piero, mio marito, era per il no. Poi piano piano ho cominciato a sentirmi a mio agio. E oggi mi sento me, me stessa. Per il periodo della malattia portavo una parrucca identica ai capelli che avevo prima, mi serviva per non far capire a mia madre.

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    Che se ne è andata da qualche mese e per fortuna non si è accorta di niente. Non ha capito, stava male di suo. Ho vissuto la malattia in privato, in famiglia, sotto la parrucca. Poi piano piano mi sono abituata e quando le persone mi hanno visto mi hanno incoraggiato. Anche in ufficio non avevo detto niente, poi un giorno sono arrivata a una riunione, sono uscita dall’ascensore ed è partito un applauso, è stato il mio primo bagno di folla per quanto limitato, volevo fare una prova, vedere la reazione.

     

    Mi hanno detto che ho fatto un’entrata da rock star, hanno parlato di look newyorchese. Anche le amiche Daniela, Shake, Ludovica, Maria, Mina, Cristina, Giulia, Pia e Matilde mi hanno sostenuto nella decisione, Chiara Boni mi ha esortato a lasciarli così, e Ornella Vanoni mi ha chiesto: “Ti senti a tuo agio? e allora va benissimo!”»

     

    Alla fine è diventato un look per una nuova età della vita.

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    «Fino a qualche anno fa pensavo che la mia vita fosse infinita. Questa esperienza mi ha fatto capire che non lo è. Allora ti rendi conto delle cose che contano, degli affetti che contano e anche dei privilegi che hai. Ti rendi conto che è successo qualcosa per cui le priorità cambiano, ora c’è un lavoro nuovo che devi fare che non avevi previsto e che ha bisogno del tuo tempo e del tuo corpo.

     

    Conosci e impari terminologie che non conoscevi che riguardano le cure, devi fare leva sulla tua pazienza, devi trovare la forza che hai, che è latente, devi stimolarla, perché va e viene, non puoi essere sempre al top. Ci sono momenti in cui non stai bene, e il dolore è ricattatorio».

     

    Nel tunnel si entra da soli.

    «Sì. In questi anni non ho mai perso la fiducia e ho trovato all’Istituto dei Tumori medici che si prendono cura del paziente anche dal punto di vista psicologico. Ma il tuo dolore non è delegabile, e nessuno te lo può togliere. Sei tu che devi sopportare, in prima persona. Ti conforta tanto però avere intorno una famiglia e delle amiche, mia sorella Liliana, una presenza importante nella mia vita da sempre. Mio marito Piero che mi segue passo passo, mio figlio Filippo, che dirige con grande passione e capacità l’azienda di famiglia.

     

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    È finalmente tornato dopo essere stato per quattro anni presidente Siae. Io attualmente seguo alcuni progetti e per fortuna non sono più in “prima linea”, mi piace molto stare con i miei tre nipoti, Greta 21 anni, Alessandro 18 e Nicola 13 e mezzo, purtroppo li vedo non spesso per ragioni di studio. È una festa stare con loro, e ringrazierò sempre la dolcissima Maria Novella, moglie di mio figlio Filippo.

     

    La famiglia di oggi, e quella di ieri. Chi sono stati i pilastri, allora?

    «Io ho avuto due nonne, quella biologica Caterina che è morta giovane a 42 anni di emorragia cerebrale, e la seconda moglie di mio nonno, Maria, che non aveva studiato ma era intelligentissima e di gran sensibilità; capiva tutto e si occupava di tutto, faceva tappeti al telaio, curava l’orto, dava da mangiare a tutti e se ti facevi male faceva anche il medico, era speciale. È grazie a lei se mi chiamo Caterina: quando nacqui avendo capito che volevano chiamarmi Imelde – in Emilia è così, hanno questi nomi strani, mio zio si chiamava Falcero – andò da mio nonno e gli disse che doveva insistere perché mi mettessero il nome della nonna vera.

     

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    Si dice che Caterina mia nonna cantasse benissimo, aveva una voce da contralto come me e si dice che quando lei e suo zio cantavano nei campi la gente si fermava ad ascoltare. Ho vissuto in una grande famiglia, mio padre l’ho perso a 14 anni, mia madre aveva creato nella casa dei nonni un centro di maglieria dove insegnava alle altre ragazze, figlie di contadini vicini, un mestiere. Erano tutte giovani, venivano a casa di mia mamma e io bambina ascoltavo le loro storie, le ricordo ancora, Anita che aveva un ragazzo militare e ogni giorno imbucava una lettera, Maria aveva le efelidi e non le piacevano e metteva un dito di fard in faccia».

     

    Che bambina era Caterina?

    «Vivevo già nella musica. A tavola improvvisavo con le forchette, a ritmo sui bicchieri. E continuavo a ripetere a mia madre: “Voglio farmi sentire la voce” ma lei niente. Così Zia Ave, la figlia di nonna Maria, stanca di sentirmi, dice: “Ma cosa ci sarà mai di male? E andiamo”. Canto Cantando con le lacrime agli occhi di Betty Curtis, allora sentivo quello che passava la radio, e il pianista Lenzotti detto Pinocchio per il naso, sentenzia: “Voce distintiva, timbro interessante, ha molto bisogno di essere educata. Ha molto orecchio”.

     

    Lo dico a mia madre e lei per smontarmi: “Assomigli a me, guarda che belle orecchie!”. Con mia madre c’è stato anche conflitto, ma oggi la capisco, ero ancora una ragazzina».

     

    Ma lei aveva altri fan in famiglia.

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    «Il figlio della sorella di mia madre, mio cugino. Quando è diventato sacerdote, Don Rino, alla cerimonia indossava sotto l’abito talare la maglia rosa del Cantagiro: quella di una delle tappe della mia vittoria. È stato l’indimenticabile parroco del Duomo di Modena per 40 anni. E poi mio padre, mio grande sponsor, che mi guardava da dietro le quinte e poi diceva a mia madre: “Guarda che la ragazza piace”.

     

    A 14 anni, quando mio padre è mancato, ho detto lascio la scuola e vado a lavorare. Facevo la segretaria presso una società di confezioni per bambini. La mamma ha fatto un ultimo tentativo con zio Falcero e io piangendo ho detto, un po’ strumentalizzando mio padre, che lui avrebbe voluto che andassi avanti. Canto a Scandiano e arriva Maurizio Vandelli dell’ Equipe 84 e mi dice: “Non ammuffire qui”, mi parla del Capriccio, del Piper, e io m’immagino Roma come New York…».

     

    Ed è diventata la ragazza del Piper.

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    «Proprio in questi giorni ho finito di leggere James Hillman che parla del daimon, del genio che ci possiede da quando nasciamo e contro cui non puoi andare. È successo tutto in un baleno, da aprile ‘65, non potevo fermarmi. Così sono stata la prima ragazza del Piper, prima di Nicoletta, ovvero Patty Pravo, a maggio 1965: un’ esperienza straordinaria. Si parlava molto di me, questa ragazza del Piper, e Ravera che mi conosceva dal ‘64 a Castrocaro invita l’amico Ladislao Sugar, che poi sarebbe diventato mio suocero, e che arriva in mezzo a questi scalmanati, io avevo pantaloni a zampa d’elefante, cantavo Ray Charles, i Beatles e i Rolling Stones e lui è entrato là in mezzo, elegante, vestito di grigio e alla fine mi ha detto: “Sentendo lei tutto il resto mi è sembrato vecchio”».

     

    È lì che è arrivato il caschetto.

    mogol e caterina caselli mogol e caterina caselli

    «Ricordo i 7 cugini Vergottini schierati con Cele in testa che mi dicevano: “Non ti vergogni, con quei capelli?” Li portavo lunghi alla selvaggia e ho detto: “Fate di me quel che volete”, mi hanno decolorata, tagliata. Esco, scendo in galleria e incontro Ravera che non mi riconosce, capisce che sono io solo dalla voce. Poi quella canzone per Sanremo 1966, Nessuno mi può giudicare, scartata da Celentano che aveva già Il ragazzo della Via Gluck. Ma era un tango ed io pensai manco morta, tango e valzer erano musica da persone anziane. Il maestro Callegari mi dice non ti preoccupare e prepariamo una versione come piace a noi, che Arbore chiamerebbe beat».

     

    Undici settimane in testa alla classifica e avanti così per quattro anni, poi la sua vita è di nuovo cambiata.

    «Mi sono innamorata, sposata, ho avuto un figlio».

     

    roberto maroni, emilio isgro,marina valsenise, caterina caselli roberto maroni, emilio isgro,marina valsenise, caterina caselli

    E ha quasi smesso di cantare.

    «Ho sposato una persona diversa da me. Sono empatica, mi metto nei panni degli altri, e percepivo un’ atmosfera intorno a me per cui dovevo rallentare. Nessuno mi ha mai detto non cantare più, ma io mi sono accorta che non era gradito, sentivo che si creava una disarmonia e a me piace l’armonia intorno. Così ho fatto la mamma per 6 anni, poi c’è stato il richiamo della giungla, Hillman avrebbe detto che era il daimon che pulsava…».

     

    albertazzi ultimo saluto caterina caselli albertazzi ultimo saluto caterina caselli

    Il codice dell’anima, contro cui non si può andare. E lei si è inventata una nuova vita, oltre a dei nuovi capelli.

    «Come dicevo mi viene facile mettermi nei panni di un altro, e quando avverto il talento sento che devo sostenerlo. Il talento vero è timido. Ed è democratico, può nascere ovunque. Ma non è sufficiente per il successo. Occorre carattere, dedizione, sostegno».

     

    Lei ha detto che vuol essere un gradino per altri.

    «Certo tu sei un gradino, un puntello, la tua parte la fai, ma poi ci deve essere una risposta dall’altra parte. Se l’altro non è affidabile, non serve a niente. E la mia parte è quella che chiamo creatività aggiunta. Ho corteggiato Paolo Conte per due anni, lui mi aveva dato Insieme a te non ci sto più, con Conte ci vogliamo bene da sempre, e ho scoperto che Egle, sua moglie, era una mia fan.

    gianni morandi caterina caselli gianni morandi caterina caselli

     

    Ma mi sono accorta che allora, nel 1978, non era così riconosciuto dal pubblico, e così ho registrato una cassetta analogica poi trasmessa da tutte le radio commerciali, con interviste a persone famose, Celentano, Benigni, Loredana Bertè, Arbore e Gianni Brera che parlavano di lui. Vorrei tanto ritrovarla, ricordo che Mario Soldati con quel suo vocione urlava: “Paolo Conte non so se avrà successo, perché è come Mozart, non contiene volgarità”.

     

    Poi, sotto la testata Corriere della Sera ho inserito tutti gli articoli che parlavano di lui. E con me Paolo ha fatto il salto. Ed è arrivato il famoso disco, 100 mila copie vendute in Olanda, più di Michael Jackson».

    festa per gino paoli tony renis beppe grillo zucchero gianni morandi caterina caselli festa per gino paoli tony renis beppe grillo zucchero gianni morandi caterina caselli

     

    Quelli erano anche gli anni della sua amicizia con Bettino Craxi.

    «Craxi è stato un amico acquisito; quando mi sono sposata ho conosciuto gli amici di Piero, Massimo Pini che era suo compagno al liceo Berchet, la Nedda Liguori con cui si andava a funghi insieme quando ancora lei era sposata con il generale, e viveva in caserma. E poi Anna Craxi, che ho rivisto recentemente con Stefania, sono rapporti che durano nel tempo. Ma erano serate fra amici, le faccio sentire questa registrazione di una serata a casa mia, con la voce di Bettino, che ancora mi fa emozione, che annuncia: Signore e signori il maestro Rotella e i suoi poemi fonetici…

     

    CATERINA CASELLI CHIARA BONI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO CATERINA CASELLI CHIARA BONI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO

    Siamo stati amici nei momenti buoni e anche in quelli difficili, gli amici si vedono lì. Per me era quello, un amico di famiglia, sono andata a trovarlo ad Hammamet. Diceva: “Questo Paese difficilmente andrà mai bene perché tutti sono ricattati e ricattabili”. È il sistema che è così, e anche i suoi accusatori così vergini non mi sembravano. Non voglio entrare nel giudizio politico, ma per me l’amicizia è un valore importante».

     

    Poi dopo Conte, sono arrivati nella sua scuderia tanti altri talenti.

    «Cerco di portare ricchezza all’opera dell’autore e dell’artista, anche con una buona dose di fortuna».

    CATERINA CASELLI CATERINA CASELLI

     

    Con Bocelli come è andata?

    «Cercavo una voce così. Mi ero accorta che il tenore Mario Lanza aveva ancora un fan club molto vivo. Noi siamo i rappresentanti del bel canto, gli spartiti musicali sono in italiano, allegro, andante… E quando ho accompagnato Gerardina Trovato al tour europeo di Zucchero, sento questa voce che canta il Miserere e dico “Ma questo non è Pavarotti, ma chi è?”.

     

    Lo conosco e mi dice che anche lui mi stava cercando, e perdipiù era bello come Omar Sharif. Pavarotti in Pavarotti and friends cantava il repertorio pop mantenendo la vocalità lirica. I cantanti lirici utilizzano una emissione che consente di far correre la voce e superare la barriera dell’orchestra. La voce lirica impostata, se cantata nei teatri d’opera, ha una tecnica che non va amplificata. È così che certe canzoni pop cantate con voce impostata risultano fuori stile. Con Bocelli no.

    Caterina Caselli Caterina Caselli

     

    Per lui cambiare tecnica dal pop all’impostazione lirica è relativamente semplice. Ricordo una music supervisor di Walt Disney, Kathy Nelson, che mi disse: “I like Bocelli because is not so operatic”. Il canto pop è più naturale, non si avverte lo studio e arriva alla gente naturalmente. Ricordo una festa di compleanno di Gino Paoli a Modena dove c’era anche Zucchero, dove Andrea si alza, fa lo spiritoso e ridendo dice a Zucchero: “Io faccio te e Pavarotti messi insieme”: si è messo alla tastiera e ha fatto le due parti. Micidiale. E io mi sono rafforzata nell’idea».

     

    E poi venuto “Mare calmo della sera” e “Con te partirò”.

    «È stata tratta ispirazione dalla romanza e riproposta in chiave moderna: indubbiamente oggi nel mondo il Belcanto è riconducibile ad Andrea Bocelli».

    BETTINO CRAXI ROSILDE CRAXI PAOLO PILLITTIERI E ANNA CRAXI BETTINO CRAXI ROSILDE CRAXI PAOLO PILLITTIERI E ANNA CRAXI

     

    E oggi dove la porta il “daimon”?

    «C’è sempre, e mi ha aiutato molto a staccare anche durante la malattia, quando il vero lavoro diventa un altro, occuparti di te e del tuo male. Con la musica dimentico tutto, anche quando fumavo 70 sigarette al giorno, gli unici momenti in cui dimenticavo di accenderne un’altra, era quando ero al pianoforte. La musica è come il profumo, ricordo ancora il profumo del pane appena sfornato quando passavo davanti al fornaio a Sassuolo. Profumo e musica contestualizzano ed evocano tanto, colpiscono la parte emozionale».

    paolo conte paolo conte paolo conte 3 paolo conte 3 FILIPPO SUGAR FILIPPO SUGAR BETTINO E ANNA CRAXI CLAUDIO MARTELLI BETTINO E ANNA CRAXI CLAUDIO MARTELLI LA Famiglia Craxi - Bobo, Anna, Bettino e Stefania LA Famiglia Craxi - Bobo, Anna, Bettino e Stefania riccardo fogli e patty pravo 6 riccardo fogli e patty pravo 6 veronica e andrea bocelli foto di bacco (2) veronica e andrea bocelli foto di bacco (2) ANNA E BETTINO CRAXI ANNA E BETTINO CRAXI ornella vanoni e patty pravo a sanremo 2019 ornella vanoni e patty pravo a sanremo 2019 bocelli clinton bocelli clinton bocelli obama bocelli obama riccardo fogli e patty pravo 4 riccardo fogli e patty pravo 4 andrea bocelli andrea bocelli bocelli con il figlio bocelli con il figlio paolo conte 2 paolo conte 2 paolo conte paolo conte

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