RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Estratto dell’articolo di Flavia Amabile per “La Stampa”
“L’episodio rivela un misto di ingenuità e improvvisazione che poco si addice al titolare di un ministero”, è il commento senza sconti sulla vicenda Boccia-Sangiuliano da parte di Marco Tarchi, professore emerito dell’Università di Firenze e una lunga storia di militanza nella destra.
Il ministro Sangiuliano ha spiegato in un’intervista di un quarto d’ora al Tg1 la sua versione. Che cosa pensa di questo uso della televisione pubblica per fini privati?
«Che è l’ennesimo segno di una tendenza deplorevole – ma, temo, inarrestabile – della personalizzazione della comunicazione politica, importata anche questa dallo scenario americano (difficile non ricordare il caso Clinton-Levinsky). Non un bello spettacolo».
MEME SULLE LACRIME DI GENNARO SANGIULIANO AL TG1
Al momento di insediarsi alla guida del ministero della Cultura Gennaro Sangiuliano aveva promesso un cambiamento di paradigma e la costruzione di un nuovo immaginario italiano. C’è stato questo cambiamento secondo lei?
«[…] Un ministro deve assicurare il migliore funzionamento del settore che gli è stato affidato. Che ci fosse necessità di maggiore pluralismo nelle istituzioni culturali, non c’è dubbio, e in questo senso qualche passo avanti è stato fatto. Resta da verificare se i nominati nei vari istituti di cultura sapranno fare meglio di chi li ha preceduti. Me lo auguro. Sul cambiamento di paradigma al momento non ho notizie».
Al contrario di altri, fin dall’inizio, proprio al nostro giornale lei aveva spiegato di non avere fiducia nella possibilità di Sangiuliano di imprimere davvero un nuovo corso. Che cosa glielo aveva fatto capire?
«Per raggiungere obiettivi così ambiziosi occorrono veri organizzatori di cultura, capaci di muoversi nei settori più vari avendo in mente un progetto organico e coerente.
Non basta avere esperienza giornalistica e aver scritto libri, né sono sufficienti la buona volontà e la smania di farsi vedere iperattivi, che a volte possono sortire effetti contrari a quelli sperati. Al di là della valutazione della persona, che non conoscevo personalmente, era evidente che dietro di lui non c’era uno staff in grado di rivoluzionare assetti incrostati da molti anni».
Aveva ragione però il ministro Sangiuliano a parlare di un’egemonia culturale della sinistra da combattere?
«Su questo non posso dargli torto, anche per esperienza personale. Solo che, per combatterla con efficacia, occorrono energie intellettuali all’altezza del compito.
E l’ambiente politico da cui il ministro proviene non ne disponeva, essendo stato costretto da sempre al ruolo di outsider ed avendo, per reazione, trascurato – se non, in alcuni casi, osteggiato – la crescita culturale delle sue componenti giovanili, le uniche che avrebbero potuto creare un laboratorio di idee e competenze a cui attingere». […]
Un anno e mezzo fa lei aveva dato un giudizio interlocutorio ed era anche giusto così. E adesso che di anni ne sono passati due?
«[…] Ma, come era prevedibile, le iniziali velleità di cambiamento si sono ridimensionate e il progetto di riforma istituzionale basato sull’ipotesi di premierato non è partito con il piede giusto».
IL SANGIULIANO GATE - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
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