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    PD, RENZISMO TRILATERAL - LUCIANA CASTELLINA: “È UN NUOVO MODELLO DI DEMOCRAZIA POST PARLAMENTARE DILAGANTE IN TUTTA EUROPA, LE CUI BASI FURONO GETTATE DALLA TRILATERAL NEL 1973, QUANDO DAVID ROCKEFELLER E HENRY KISSINGER DECISERO CHE L’ECONOMIA MONDIALE ERA TROPPO COMPLICATA PER ESSERE AFFIDATA AI PARLAMENTI DELLE DEMOCRAZIE EUROPEE''


     
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    Luciana Castellina Luciana Castellina

    Giampiero Calapà per il “Fatto Quotidiano”

     

    Il Partito democratico è un vero pastrocchio, la sua classe dirigente non ha nulla a che fare con la storia della sinistra. La minoranza interna ne prenda atto e venga ad aiutarci nella ricomposizione, difficile e lunga, della nostra parte politica ”.

     

    Luciana Castellina di scissioni se ne intende, divorzi dolorosi e drammatici, pagati a caro prezzo, hanno segnato la sua vita di militante e dirigente comunista. Una storia che comincia nel 1947, anno in cui prende la tessera del Partito comunista italiano. “Sono stata radiata dal Pci col gruppo del manifesto nel 1970, fuoriuscita mio malgrado quindi. Sono rientrata nel 1984 dopo la svolta incompiuta di Berlinguer.

     

    Ho aderito a Rifondazione quando il Pci è stato sciolto, per poi andarmene di nuovo, questa volta per mia scelta, nel 1996. Questo per dire che dipende da cosa si lascia, ogni scissione, ogni abbandono è molto diverso e andarsene dal Pd per una persona di sinistra oggi dovrebbe essere molto, molto facile”.

     

    Perché?

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    Uscire dal Pci era una vicenda politica e personale molto pesante, si abbandonava un grande partito, una comunità di un milione e mezzo di persone. Per noi fu un evento drammatico. Uscire da un piccolo partito che cosa vuole che sia... e, infine, uscire dal Pd non è nient’altro che abbandonare un pastrocchio ormai interamente gestito da ex democristiani di destra o comunque da gente che viene da destra.

    VERDINI RENZI VERDINI RENZI

     

    Insomma, non è affatto stupita dalla corrispondenza d’amorosi sensi tra il Pd e le truppe di Verdini?

    È una discussione oziosa. Verdini è coerente, Renzi lo ha detto chiaramente che se vota con la maggioranza per lui va bene, perché non è un mostro. Quello di cui molti non si rendono conto, o di cui fanno finta di non rendersi conto, diventando complici, è che non si tratta di un partito moderato.

     

    È un nuovo modello pericoloso. Un modello di democrazia post parlamentare dilagante in tutta Europa, le cui basi furono gettate dalla Trilateral nel 1973, quando David Rockefeller e Henry Kissinger decisero che l’economia mondiale era troppo complicata per essere affidata ai parlamenti delle democrazie europee. La nostra Costituzione è stata argine a questo disegno, perché, almeno fino ai cambiamenti in corso d’opera, nega quel modello.

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    Quel modello sarebbe il modello del Pd?

    Certamente. Di Berlusconi prima e del Pd di Renzi adesso. La dialettica parlamentare non deve esistere più. C’è in posizione di comando il capo di un partito che corrisponde al capo del governo, il partito e il Parlamento devono soltanto ratificare.

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    Qualche tempo fa però si parlava di democrazia bloccata, di difficile processo decisionale, di Paese fermo. . .

    L’efficienza o la democrazia? La domanda è: cosa scegliere? Il nostro sistema era certo imperfetto, ma credo che alla lunga la democrazia sia il modello di gran lunga più efficiente per il bene comune e la collettività. Mi devono ancora convincere del contrario.

     

    LUCIANA CASTELLINA NANNI MORETTI LUCIANA CASTELLINA NANNI MORETTI

    L’ex segretario Pier Luigi Bersani ha scritto di essere svilito dai trasformismi, di non preoccuparsi tanto di Verdini, ma del suo Pd, delle politiche del governo e dai giochi di potere.

    Bersani, Gianni Cuperlo, la minoranza interna, devono decidere se rimanere in un partito che con la storia della sinistra non c’entra più nulla. Non capisco come Bersani possa meravigliarsi, sono marginali in una struttura dove chi comanda viene da destra. Vorrei chiedere all’ex segretario, anzi, come fa a restare ancora?

     

    Lei adesso fa parte della presidenza nazionale di Sel...

    LUCIO MAGRI E LUCIANA CASTELLINA LUCIO MAGRI E LUCIANA CASTELLINA

    Invitata da indipendente, spero in un processo di ricomposizione della sinistra.

    Che cosa pensa dei Cinque Stelle, la forza di opposizione più grande?

    Più grande in Parlamento è vero, ma inconsistente dai punti di vista progettuale e della presenza nella società. Alcuni sono dei bravi ragazzi, ma la democrazia non è soltanto la denuncia di privilegi e ingiustizie.

     

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    Nella società italiana, invece, che piaccia o no, la sinistra c’è ancora, ci vorrà tempo per convogliare le energie in un nuovo grande partito, perché dalle discariche non nascono i fiumi. E manca la rappresentanza, ma come diceva Pietro Ingrao il voto non è tutto.

     

    Traccia un quadro desolante, ma è ottimista. Consiglierebbe a D’Alema, Bersani, Cuperlo e compagni della minoranza Pd, quindi, di uscire e aiutarvi nel processo di ricomposizione della sinistra?

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    Assolutamente sì. Appena si renderanno definitivamente conto della vera e unica natura del renzismo, ripeto, non potranno che prendere questa decisione.

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