Tommaso Fregatti e Matteo Indice per "La Stampa"
giovanni castellucci di autostrade
In una riunione riservata del novembre 2010, fu l'amministratore delegato di Autostrade in persona, Giovanni Castellucci, a ribadire che l'unica via per mettere in sicurezza il Ponte Morandi sarebbe stata l'accelerazione del restyling ai tiranti del pilone numero 9, quello poi collassato.
E però l'intervento, mentre lui rimaneva alla guida del concessionario, è stato fatalmente rinviato di anno in anno, finché il viadotto non è crollato il 14 agosto 2018, uccidendo 43 persone.
giovanni castellucci
Tra i documenti che maggiormente inguaiano l'ex numero uno di Aspi c'è il resoconto di un summit ristretto che la Finanza ha ripescato esaminando decine di computer, ora depositato insieme agli altri atti dell'inchiesta sulla strage.
«Il 10 novembre 2010 alle 15.30 - scrivono i militari ai pm - nella sede di Autostrade per l'Italia in Roma, via Alberto Bergamini 50 si teneva la convocazione del "Comitato completamento lavori", per discutere l'ordine del giorno sul punto "Informativa sul viadotto Polcevera"».
giovanni castellucci 1
«Su invito dell'amministratore delegato Giovanni Castellucci», prende la parola Gennarino Tozzi, ingegnere. Tozzi conosce bene il ponte. E spiega che nel 1993, su uno dei piloni principali, sono stati inseriti cavi esterni ai tiranti poiché quelli interni, annegati nel calcestruzzo e quindi invisibili da fuori, erano corrosi. E dichiara: «In base ad attività di ispezione lo stato di conservazione evidenzia problemi strutturali».
giovanni castellucci con il plastico del ponte morandi a porta a porta
Entra in scena Castellucci, palesando agli occhi di chi indaga la propria consapevolezza sull'urgenza della ristrutturazione: «L'amministratore delegato - precisano i finanzieri dopo aver esaminato i verbali della riunione - fa presente che la decisione risolutiva sarebbe quella di anticipare gli interventi di rinforzo strutturale degli stralli (nome tecnico dei tiranti, ndr) dei residui sistemi bilanciati (con questa locuzione si intendono i piloni 10 e 9, che non furono oggetto delle migliorie compiute nel 1993, ndr)».
crollo ponte morandi
A parere degli inquirenti Castellucci aveva insomma tutto chiarissimo, sapeva già nel 2010 che la tenuta del Morandi era a rischio al punto da dichiarare che la via da prediligere per scongiurare progressioni nefaste era il restyling proprio dei tiranti.
soccorsi dopo il crollo del ponte morandi
Ma cosa ne è stato di quell'urgenza? Tra una mail interna e l'altra i sottoposti dissertano all'infinito dei costi altissimi e dell'ipotesi Gronda, la bretella che dovrebbe alleggerire il nodo autostradale cittadino. E trascorrono sei anni senza che sul viadotto Polcevera s'intervenga sul serio, nonostante l'ad sia lo stesso che aveva certificato la necessità di rifare gli stralli.
una veduta del moncone del ponte morandi da una finestra di via fillak
Il 15 febbraio 2016 nuovo meeting dedicato alla sicurezza del Morandi. E Castellucci, risulta ancora dal verbale, spiega che la complessiva messa in sesto dell'opera rientra in un «piano accelerato».
Cos'è un «piano accelerato»? «Come previsto dalle norme sulle ispezioni delle strutture e infrastrutture autostradali - precisa la Finanza - si intendevano quelle attività di ripristino da svolgersi con procedura immediata».
il crollo del ponte morandi
È però impressionante, ed è rimarcato nelle informative, quanto i tempi dell'intervento siano stati via via posticipati (le «interferenze al traffico» si sarebbero protratte complessivamente per 8 mesi): i lavori, nella prima bozza del Catalogo rischi, dovevano concludersi «nel 2017»; poi «entro il 2018», quindi «entro il 2019» finché - edizione 2017 del medesimo Catalogo - non si arriva al termine «del 2020». Evidentemente troppo tardi.
il ponte morandi nel video girato da un drone ponte morandi a genova il varo del primo impalcato del nuovo ponte LA DEMOLIZIONE CONTROLLATA DEL PONTE MORANDI ponte morandi