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“MI HANNO SBATTUTO SUI GIORNALI COME UN DELINQUENTE MA NON HO CORROTTO NESSUNO” – IL COSTRUTTORE MANDREDI CATELLA A CAPO DEL COLOSSO "COIMA", PER DUE ORE DAVANTI AL GIP, RESPINGE LE ACCUSE DI CORRUZIONE MOSSE DAI PM CHE PER LUI CHIEDONO I DOMICILIARI, NELL’AMBITO DELL’INCHIESTA SULLA "DEGENERAZIONE URBANISTICA” MILANESE - GLI AVEVANO NOTIFICATO L’AVVISO DI INTERROGATORIO PREVENTIVO PRIMA CHE SALISSE SULL’AEREO PER LONDRA. ORA PER EVITARE L’ARRESTO COMPIE UN PASSO INDIETRO: “HO PROPOSTO AL CDA DI COIMA DI RIMODULARE LE DELEGHE ASSEGNATEMI IN QUALITÀ DI AD, ESCLUDENDO TUTTE LE ATTIVITÀ ESECUTIVE AVENTI AD OGGETTO RAPPORTI CON LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE”
Rosario Di Raimondo per repubblica.it - Estratti
Chissà se un passo indietro nella sua vita lo aveva mai fatto. Dalle finestre al settimo piano del Palazzo di giustizia di Milano si vede tutta la città. Il passato e il presente. Il Duomo, la Torre Velasca e laggiù i grattacieli di Manfredi Catella.
(...)
«Mi hanno sbattuto sui giornali come un delinquente, dopo una vita di lavoro». Ma alla fine di due ore di interrogatorio l’umore è diverso: «Ho avuto il tempo di spiegare, di fare chiarezza su tutto». Per l’imprenditore a capo del colosso Coima, per l’uomo che ha cucita addosso l’etichetta di re del mattone, far chiarezza significa anche questo: non ho corrotto nessuno, non ho fatto pressioni, ho soltanto esercitato i miei diritti di imprenditore.
Di corruzione lo accusano i pm milanesi, che per lui chiedono gli arresti domiciliari anche per quelle parcelle da 138 mila euro pagate in più tranche all’architetto Alessandro Scandurra, già componente della Commissione del paesaggio del Comune, l’organo pubblico che doveva approvare o bocciare i progetti edilizi in città e che era diventato «centrale», per la procura, in un vasto «sistema» di imbrogli urbanistici. Le fatture? «Per prestazioni professionali — il senso delle parole del costruttore – È tutto documentato, lui faceva il lavoro che sa fare, quello dell’architetto», e per progetti «non correlati in alcun modo» a quelli al centro delle inchieste.
Secondo i pm, quelle consulenze erano relative ai lavori per il Villaggio Olimpico e per il Pirellino, uno dei simboli di questa indagine perché inguaia tutti, dal sindaco Beppe Sala all’archistar Stefano Boeri fino a Catella. Accusato di induzione indebita, insomma di manovre e pressioni per un ottenere un sì al restyling del grattacielo, progetto che tra l’altro è ancora fermo. «Il Comune ha cambiato le carte in tavola, pure il Consiglio di Stato ci ha dato ragione», il senso della sua versione. «Ho fatto quello che era giusto per Coima, erano i miei doveri di imprenditore». Del resto pure il sindaco ha rigettato le accuse facendo leva sullo stesso argomento: ma quali favori, ci siamo scontrati in tribunale.
I PROTAGONISTI DELL INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO SULL URBANISTICA
Catella arriva in tribunale poco prima delle due. A differenza degli altri indagati, ha con sé una squadra che non si può non notare: quattro professionisti che gli curano la comunicazione, compresi comunicatori specializzati in situazioni di crisi. E poi due avvocati che non hanno bisogno di presentazioni: il professore Francesco Mucciarelli e il collega Adriano Raffaelli. Del team di legali fa parte l’ex ministra Paola Severino, che segue Coima.
(…) Arriva il turno dell’imprenditore che ha cambiato volto a un pezzo di città: «Sentiamo Catella». Gli avvocati presentano una memoria di venti pagine. «Sono riuscito a entrare nel merito di ogni accusa. Ho spiegato ogni singolo passaggio, mi hanno dato il tempo di chiarire».
Era entrato battagliero e rattristato per una «montagna addosso». Gli avevano notificato l’avviso di interrogatorio preventivo prima che salisse sull’aereo per Londra. Ieri il lungo colloquio col gip Mattia Fiorentini. Esce dall’ingresso di Porta Vittoria: non dalla cinematografica scalinata, ma da un accesso laterale dove lo aspetta una Mercedes nera. È lui ad aprire la portiera al professor Mucciarelli per poi salire a bordo. Ai cronisti poche parole: «Tutto quello che potevo dire l’ho detto».
Qualche giro di lancetta e arriva il comunicato con il quale spiega di aver presentato tutte «le evidenze documentali fattuali a supporto dell’insussistenza dei presupposti dei capi di imputazione promossi dalla Procura». Infine, la decisione: «Ho proposto al consiglio di amministrazione di Coima di rimodulare le deleghe assegnatemi in qualità di amministratore delegato, escludendo tutte le attività esecutive aventi ad oggetto rapporti con la pubblica amministrazione». Una mossa utile per mostrare al giudice che non servono misure cautelari. Un passo indietro.
manfedi catella
MANFREDI CATELLA
BEPPE SALA MANFREDI CATELLA
Manfredi Catella
Manfredi Catella
GIUSEPPE SALA E MANFREDI CATELLA
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