mario draghi ursula von der leyen
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
(…) L'Italia deve fare attenzione alla spesa corrente e al debito pubblico. Rilievi noti. Quasi scontati. Eppure inseriti formalmente in quel documento hanno assunto un altro tono. Che da voce proprio a parte della "tecnostruttura" la quale non si fida del nostro Paese. Ne vede le debolezze, ne ha paura e le evidenzia.
meme su Mario Draghi e il recovery plan
«L'impatto dell'aumento della spesa pubblica sulla posizione fiscale dell'Italia - si legge - ammonta all'1,5% del Pil. L'Italia ha un elevato debito pubblico e ha ricevuto raccomandazioni per limitare la crescita della spesa pubblica e usare il Pnrr per finanziare gli investimenti aggiunti per la ripresa perseguendo allo stesso tempo una politica fiscale prudente».
ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 1
Questa frase, appunto, non è stata inserita dagli uffici per puro caso. E' un avvertimento. Perché? Perché i tecnici di Bruxelles sono allarmati da due nodi cruciali che si stringono intorno al nostro Paese. Il primo riguarda l'architrave del Recovery Fund. L'Italia è l'unico Paese tra i 27 ad aver chiesto l'intero pacchetto di fondi: i "grants" (ossia le sovvenzioni a fondo perduto) e i "loans" (veri e propri prestiti).
MARIO DRAGHI RECOVERY PLAN
Nessun degli altri 26 partner lo ha fatto. Nessuno - al momento - ha chiesto un solo euro di "loans". Lo sta per fare ora la Spagna per una ventina di miliardi finalizzati ad un unico obiettivo specifico. Noi ne abbiamo chiesti oltre 100 miliardi. Che prima o poi vanno restituiti. Questo fa aprire gli occhi di tutte le Direzioni. Anzi, glieli fa spalancare. Ogni firma che autorizza un pagamento è allora verificata e riverificata.
(…) Ma soprattutto l'allarme riguarda la messa a terra delle opere. La costruzione concreta delle infrastrutture.
Se una parte - quella ad esempio assegnata a società come le Ferrovie dello Stato - non desta timori particolari, ce n'è tutta un'altra che ricade sulla responsabilità delle Regioni, che non tranquillizza nessuno. E se le cosiddette "milestones" non vengono raggiunte, le tranche successive vanno perse. (…)
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