1 - PLUSVALENZE: FONTI COVISOC "NON SOLO JUVE, INDAGINI DA 2020”
(ANSA) - “Il fenomeno delle plusvalenze incrociate può mettere in grave crisi i club che lo adottano e intaccare il sistema calcio in Italia. Si creano effetti sugli utili a sostegno del patrimonio, senza liquidità”.
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Una fonte della Covisoc, l'organismo di controllo sulle società di calcio, spiega all'ANSA l'espediente finanziario sotto accusa in queste ore.
ANDREA AGNELLI E MAURIZIO ARRIVABENE DELLA JUVENTUS
"La cosa - aggiunge la fonte - non riguarda solo la Juve e la Covisoc l'ha individuata dall'autunno 2020 per decine di operazioni, segnalando il tutto alla Procura federale che qualche settimana fa ha aperto un' inchiesta. Subito dopo sono arrivare le richieste di chiarimenti dalla Consob”.
2 - PLUSVALENZE JUVE, PERCHÉ IL SUO CASO È DIVERSO: L’INTERVENTO DELLA CONSOB HA CAMBIATO GLI SCENARI
Stefano Agresti per www.corriere.it
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C’è chi la definiva «finanza creativa». E c’è chi, battendo sulla spalla di Fabio Paratici (il quale sorrideva compiaciuto), chiamava il dirigente della Juve «il mago delle plusvalenze».
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In effetti dal suo cilindro di conigli ne sono usciti a decine, nel corso degli anni: dal famoso Pjanic, ceduto al Barcellona per 61 milioni mentre Arthur faceva il percorso inverso per 72, fino allo scambio di sconosciuti ragazzini con il Marsiglia, Tongya per Marley, valutati 8 milioni ciascuno.
Operazioni di maquillage al bilancio che permettevano – non solo alla Juventus – di sistemare i conti senza sborsare denaro e che, in buona sostanza, consistevano nell’attribuzione di valutazioni evidentemente fuori mercato ai calciatori.
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In questo modo i conti nell’immediato apparivano in ordine, perché le cessioni finivano nella parte attiva, mentre la (presunta) spesa per i giocatori acquistati veniva spalmata sugli anni di contratto del calciatore stesso.
Una soluzione estrema, emergenziale, che già aveva creato grandi problemi finanziari ai nostri club a inizio millennio quando Inter e Milan erano state anche processate dalla magistratura ordinaria e poi assolte per ché il fatto non costituiva reato. Un’abitudine che è stata riproposta nelle ultime stagioni.
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L’intervento della Consob
Ma perché adesso la situazione è cambiata? Il motivo è semplice: si è mossa la Consob. Fino a qualche mese fa di plusvalenze fittizie si era occupata – ogni tanto, quando non poteva farne a meno – la giustizia sportiva.
La quale partiva però da un concetto che di fatto annullava ogni possibilità di condanna: la soggettività della valutazione dei calciatori. Nessuno, secondo gli organi della Figc (e anche secondo i magistrati ordinari che in passato hanno ragionato allo stesso modo), era in grado di stabilire se davvero i costi dei trasferimenti fossero artatamente gonfiati, anche di fronte a casi abbastanza chiari come gli scambi di giocatori di nessun valore a prezzi elevatissimi e curiosamente identici.
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«Chi può dimostrare che non si tratti di errori di mercato?», era la tesi. Solo due club sono stati condannati dai tribunali del calcio: il Chievo e il Cesena. Perché loro sì e gli altri no? Perché in quel caso c’era la «pistola fumante», la prova inconfutabile del reato: un dirigente del Cesena dell’epoca era intercettato dalla magistratura ordinaria per altri motivi e, in quelle telefonate, mentre sistemava altre faccende, concordava con il Chievo le plusvalenze fittizie poi effettivamente realizzate e messe a bilancio.
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Gli atti dell’inchiesta, trasmessi alla giustizia sportiva, hanno portato alla penalizzazione dei due club (mai messa in pratica per la società romagnola, che nel frattempo era fallita).
Calciatori iper valutati
Ora che è entrata in azione la Consob gli scenari ovviamente cambiano anche a livello sportivo, tant’è vero che la Covisoc – l’organismo di vigilanza della Figc – ha segnalato alla procura federale 62 operazioni di mercato che meritano attenzione.
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Di queste, ben 42 riguardano la Juve: ce ne sono con il Manchester City e con la Pro Vercelli, con il Barcellona e con il Lugano, con la Sampdoria e con il Genoa, e poi con Empoli, Parma, Pescara, Pisa, Novara, Amiens, Basilea. Ma nel mirino è finito anche il Napoli per l’operazione Osimhen acquistato dal Lille per 71,2 milioni.
Il problema è che, mentre il campione nigeriano lasciava la Francia, arrivavano da Napoli quattro calciatori di livello discutibile valutati cifre elevatissime: il vecchio portiere Karnezis oltre 5 milioni, i ragazzini Palmieri, Manzi e Liguori tra i 4 e i 7 milioni.
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Colpisce, della Juventus, anche la portata delle operazioni condotte attraverso la squadra B, iscritta al campionato di serie C: nella stagione 2019-2020 ha movimentato 39 milioni per quella formazione mentre le altre 59 società iscritte a quello stesso torneo, messe assieme, sono arrivate a un decimo di quella cifra. E tutto questo per arrivare a metà classifica.
Le differenze
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Nelle ultime stagioni si è parlato di plusvalenze anche per altre società, ad esempio per l’Inter che ha spesso ceduto a prezzi decisamente alti gran parte dei giovani della propria Primavera (tra i quali erano comunque nascosti alcuni gioielli, come Zaniolo, finito alla Roma nell’operazione Nainggolan per una cifra apparsa all’epoca esagerata).
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Ma questo non significa che così fan tutti. Molti club sono rimasti alla larga da tale metodo, e di recente qualcuno ha anche cominciato a protestare. Come Commisso, presidente della Fiorentina: «Nei conti dovrebbe esserci trasparenza, invece la Juve non l’ha rispettata. E non è stata penalizzata, né in classifica né sul mercato».