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    CDP, TEMPO SCADUTO - A FORZA DI TRACCHEGGIARE, ALLA CASSA TOCCA ORA INCOLLARSI LA RETE TELECOM (PER FARE UN FAVORE ALLE BANCHE CREDITRICI)


     
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    Luca Fornovo per "La Stampa"

    Lo scorporo della rete Telecom e la discesa in campo della Cassa Depositi e Prestiti - dopo anni di tentativi e fiumi di inchiostro sui giornali - non sembrano più un miraggio. I poteri speciali (il golden power) che lo Stato avrà sulla rete Telecom dovrebbero spianare la strada alla separazione di questa infrastruttura strategica e all'ingresso dalla porta principale della Cassa Depositi e Prestiti.

    bernabee mucchettibernabee mucchettiMaurizio Tamagnini Giovanni Gorno TempiniMaurizio Tamagnini Giovanni Gorno Tempini

    Ieri fonti vicine alla Cdp hanno confermato a La Stampa la disponibilità dell'ente, guidato da Franco Bassanini e Giovanni Gorno Tempini, a investire nella rete Telecom e a finanziare lo sviluppo della banda larga per portare internet veloce nelle case degli italiani.

    La svolta del governo è arrivata, dopo il blitz spagnolo di Telefonica che vuole il controllo della compagnia telefonica italiana. Il decreto del presidente della Repubblica, che oggi pomeriggio verrà esaminato dal Consiglio dei ministri, considera la rete Telecom come un asset strategico del Paese sul quale può essere attivato il golden power.

    Giovanni Gorno TempiniGiovanni Gorno Tempini

    Poteri speciali che potranno servire al governo per convincere Telefonica ad arrivare a un accordo e a scorporare la rete, un asset che al momento è al 100% di Telecom e che è strategico sia per motivi di sicurezza nazionale sia per lo sviluppo di internet. Un altro grimaldello nella mani dello Stato per mettere all'angolo Telefonica è poi la modifica delle regole dell'Opa.

    Intanto però l'operazione dello scorporo è tutt'altro che semplice. La Cassa, che è controllata all'80% dal Ministero dell'Economia e al 18,4% dalle Fondazioni bancarie, è pronta a usare come braccio operativo il fondo strategico, che peraltro ha già investito 200 milioni per il 46,2% delle reti Metroweb (il 61,4% è invece del fondo F2i guidato da Vito Gamberale).

    Giovanni Gorno Tempini Vittorio Grilli Alessia FerruccioGiovanni Gorno Tempini Vittorio Grilli Alessia Ferruccio

    Per entrare nella rete Telecom, il fondo strategico potrebbe seguire come schema il conferimento della partecipazione in Metroweb e poi investire capitali. Il valore della rete Telecom oscilla, a seconda delle stime dei consulenti, tra i 9 e i 15 miliardi di euro. Per finanziare lo sviluppo della rete, che ha bisogno di meno rame e più cavi in fibra ottica per l'internet veloce, la Cdp potrebbe anche collocare obbligazioni sul mercato per i risparmiatori e usare ovviamente parte dei ricavi del canone telefonico

    Ma la strada è tutt'altro che in discesa. Un primo problema da risolvere con gli spagnoli è con quale quota la Cdp potrà entrare nella rete. Di minoranza o maggioranza? È più semplice la vendita di una partecipazione di minoranza, visto che Telefonica, sempre che accetti di buon grado a vendere la rete, vorrà mantenere i paletti già fissati dall'ad di Telecom, Franco Bernabè.

    Linda Lanzillotta e Franco BassaniniLinda Lanzillotta e Franco Bassanini

    E cioè tenere il 51% in modo da poter consolidare nel bilancio la rete che fa da garanzia al debito di 28 miliardi di euro di Telecom. E non è escluso che Telefonica possa fare ricorso all'Ue per evitare di vendere quote nella rete. Insomma la situazione è ancora ingarbugliata e la colpa di questi nodi sta anche del ritardo di 16 mesi della politica per arrivare al decreto oggi in discussione.

    Franco Bassanini Massimo MucchettiFranco Bassanini Massimo Mucchetti VITO GAMBERALE jpegVITO GAMBERALE jpeg

    «C'è da chiedersi per quale ragione sia il governo Monti sia l'attuale esecutivo - sottolinea Francesco Galietti, fondatore dell'osservatorio di rischio regolatorio Policy Sonar - abbiano impiegato così tanto a mettere a punto il nuovo decreto. Ma l'impressione, secondo l'ex consigliere del Tesoro, «è che il governo Letta abbia preferito non scendere troppo nel dettaglio, su comunicazioni, energia e trasporti. Questo potrebbe forse spiegarsi con i possibili dossier aperti, in cui un intervento in profondità potrebbe bloccare le negoziazioni».

     

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