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    “CE LA POSSONO SUCARE ALTAMENTE” – GIANFRANCO MICCICHÈ, INDAGATO PER PECULATO E TRUFFA AGGRAVATA PER L'UTILIZZO DELL’AUTO BLU DELLA REGIONE SICILIANA, OSTENTAVA SICUREZZA CON LA COLLABORATRICE, PREOCCUPATA PER LA VISITA DELLA GUARDIA DI FINANZA – LA MOGLIE DEL DEPUTATO FORZISTA INSISTEVA PER PORTARE IL GATTO DALLA FIGLIA CON LA VETTURA: “DEVI ANDARE DA COCHI, TI MANDO L'INDIRIZZO” – LO SFOGO DELL'AUTISTA (ANCHE LUI INDAGATO), COSTRETTO A TRASPORTARE MICCICHÉ ALLE VISITE MEDICHE, ALLE CENE, IN AEROPORTO: “MI SONO ROTTO I COGLIONI, TAGLIO I PONTI A TUTTI…”


     
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    1 - “PORTIAMO PAKI DA COCHI” SULL’AUTO BLU DI MICCICHÈ VIAGGIAVA ANCHE IL GATTINO

    Estratto dell’articolo di Saul Caia per “il Fatto quotidiano”

     

    GIANFRANCO MICCICHE - AUTO BLU GIANFRANCO MICCICHE - AUTO BLU

    Farmaci, sigarette, il gatto con il “trasportino”, teglie di pasta al forno per il compleanno, pesce fresco, il dispenser per il sapone, il caricatore dell’iPad, piante grasse e persino il bidone con la benzina. Quando il deputato regionale Gianfranco Miccichè (FI) chiamava, il suo autista alla guida dell’auto blu regionale era pronto a soddisfare qualsiasi richiesta.

     

    Ben 33 viaggi sempre su richiesta del viceré forzista, sono finiti sotto la lente della Procura di Palermo negli sviluppi dell’inchiesta sul ristoratore palermitano Mario Di Ferro, che ha patteggiato 4 anni per droga e ammesso di aver ceduto gratis cocaina a Miccichè. “Mai portato il gatto dal veterinario con l’auto blu, questo è certo. Se ci sono stati altri episodi saranno chiariti”, replica il deputato.

     

    gianfranco micciche con l auto blu gianfranco micciche con l auto blu

    Miccichè è accusato di peculato e truffa aggravata, perché in maniera a dir “poco spregiudicata” avrebbe usato l’auto blu per fini personali per sé, la sua famiglia e i collaboratori, facendosi scarrozzare tra Palermo e Cefalù, dove ha la residenza estiva e per la quale ha ricevuto il divieto di dimora. In auto blu Miccichè si fa accompagnare alla visita medica, alle cene, in aeroporto.

     

    gianfranco micciche gianfranco micciche

    L’autista, accusato di truffa aggravata e con il divieto di dimora a Palermo e Monreale, avrebbe falsificato le dichiarazioni per le missioni (“209 ore e 20 minuti”) all’Assemblea regionale, affermando di trovarsi al lavoro mentre era al bingo o insieme alla compagna, e ricevendo 10.822 euro.

     

    Ad accompagnare Messina negli spostamenti c’è Vito Scardina (non indagato), “assunto formalmente come collaboratore per attività politico-istituzionale” ma in realtà un vero “collaboratore domestico”. È Scardina a piazzare le esche per i topi, sistemare la doccia, lavasca e l’antenna della tv nella villa di Cefalù. Cucina le fave, compra il pesce fresco e le lasagne a Palermo, prende i farmaci e le sigarette, e persino il gatto.

     

    il procuratore Maurizio De Lucia il procuratore Maurizio De Lucia

    “Me la potete portare Paki? – chiede la moglie di Miccichè a Scardina, che poi cambia idea – Devi portare il gatto a Cochi (figlia di Miccichè, ndr.), ora ti mando l’indirizzo”. Dalle intercettazioni emerge però la perplessità dell’autista, che teme ripercussioni. “La signora aveva chiesto di scendere il gatto con il trasportino, ci rissi a Vito ’na machina blu un’acchiana (non sale, ndr) il gatto”, dice Messina alla compagna.

     

    Quindi dopo aver parlato con Scardina, Miccichè chiama la moglie: “C’è un problema con la macchina... facciamo una cosa, Vito viene in treno e lo andate a prendere alla stazione”. La moglie dice di non capire, e Miccichè replica: “Elena, non devi capire!”.

     

    Per gli inquirenti, Messina e Scardina sarebbero andati a Cefalù con l’auto blu per prendere il gatto e riportarlo a Palermo, poi Scardina avrebbe raggiunto da solo la clinica veterinaria. […]

     

    L’ARROGANZA DEL POTERE “CE LA POSSONO SUCARE”

    Estratto dell’articolo di Salvo Palazzolo per “la Repubblica – Palermo”

     

    gianfranco micciche gianfranco micciche

    Quando scoppiò il caso di Mario Di Ferro, chef e spacciatore della Palermo bene, anche di Gianfranco Miccichè, scattò l’allarme nell’entourage dell’ex presidente dell’Assemblea regionale. « Non è che Maurizio può andare là a portare i farmaci – diceva Silvia Saitta, una collaboratrice dell’esponente politico – ci dobbiamo scordare questo sistema».

     

    Era la stessa donna a dire, parlando con Micciché: «Ora abbiamo il peculato con la macchina» . Il deputato chiedeva: «Per quale motivo» . La donna insisteva: «È peculato, stanno indagando. È venuta la Finanza all’Ars e starebbero facendo, a quanto pare, una verifica sull’utilizzo delle auto blu, cosa che avresti voluto tu alla fine della legislatura».

     

    Gianfranco Micciche Gianfranco Micciche

    Miccichè non sembrava affatto preoccupato per la visita della guardia di finanza, ostentava sicurezza: «Stai tranquilla che sul peculato proprio na puonnu (ce le possono – ndr) sucare altamente». La donna sembrava confortata per le rassicurazioni: «Non ci sono dubbi, se solo ascoltassero tutte le volte in cui abbiamo fatto attenzione all’uso della macchina, ma veramente spero che abbiano ascoltato le telefonate, te lo giuro, non facevo che dirglielo: “Mi raccomando, mi raccomando. Maurizio quindi mi raccomando” ».

     

    Per la procura e per la guardia di finanza si tratta di intercettazioni importanti: «Nel cercare maldestramente di far apparire come corretto l’utilizzo dell’autovettura di servizio – scrivono i magistrati – Miccichè e Saitta ( che non è coinvolta nell’indagine – ndr) finiscono in realtà per corroborare in via ulteriore la distrazione dell’autovettura, attuata in via prolungata, rispetto al fine pubblicistico».

     

    Gianfranco Micciche a villa zito a palermo Gianfranco Micciche a villa zito a palermo

    Il 10 luglio 2023, il pescivendolo di Miccichè chiamò l’autista e chiese se poteva andare a prendere la figlia. L’autista rispose: «In questo momento no». Il pescivendolo provò a insistere: « No, alle sette di sera» .

     

    L’autista ribadì: « No dico, capisci cosa ti ho detto l’altra volta, hanno gli occhi puntati su di me mi hanno detto».

    Il giorno dopo, fu il factotum di Miccichè, Vito Scardina, a telefonare all’autista, per chiedere se ci fossero novità. Quello rispose: «Silvia mi disse, non è il caso che ci vai a portare le medicine… e chi glieli deve portare… mi pare una cosa normale che gli porto le medicine. Ora stiamo esagerando». Questo era l’andazzo. […]

     

    gianfranco micciche 4 gianfranco micciche 4

    […] naturalmente, era tutta colpa di Miccichè, era il deputato che dava disposizioni. E, infatti, il povero autista continuava a sfogarsi: «Ora, io parlo chiaro, presidente, deve essere lei a capire l’uso della macchina, se ne vada sopra e vada a capire quello che possiamo fare e quello che non possiamo fare… vada a vedere il regolamento, si faccia una chiacchierata con il segretario generale». Aggiungeva: «Io non voglio essere chiamato dal consiglio di disciplina».

     

    Perché l’autista era finito sotto accusa dopo il caso Di Ferro, quando Miccichè era stato sorpreso con l’auto blu a Villa Zito a comprare la cocaina. L’autista era esasperato: «Mi sono rotto i coglioni, f g finiù l’America per tutti». E ancora: «Finiu tutto quello che facevamo prima, taglio i ponti a tutti, mi siddiò».

     

    […] C’è molto di più nell’atto d’accusa della procura di Palermo accolto dal giudice delle indagini preliminari. Anche la storia di com’era nata la norma che consente agli ex presidenti dell’Ars di avere l’auto blu: nel 2014, l’allora presidente Giovanni Ardizzone aveva tagliato l’assegnazione automatica, che è stata poi ripristinata da Gianfranco Miccichè nel settembre 2022, poco prima della scadenza del suo mandato.

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