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    SUONA IL GONG PER STEVEN ZHANG – ALLE 17 L’INTER AVRÀ UN NUOVO PADRONE: COME DAGO-DIXIT, CONSIDERATA L'INCAPACITÀ DI ZHANG DI RIMBORSARE I 380 MILIONI DI FINANZIAMENTO RICEVUTI NEL 2021, IL CLUB PASSERÀ A OAKTREE – ZHANG, CHE NON HA RESTITUITO I SOLDI NEANCHE A UNA BANCA CINESE E PER QUESTO MOTIVO NON PUO’ LASCIARE IL PAESE, FINO AL 2021, HA POMPATO NELLE CASSE DELL'INTER 674,51 MILIONI. POI PECHINO HA CHIUSO I CORDONI ED È COMINCIATO IL DECLINO – LA GRANA DEL RINNOVO DI LAUTARO


     
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    Pietro Guadagno per corrieredellosport.it - Estratti

     

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    Count-down agli sgoccioli. Al più tardi alla mezzanotte di oggi, il tempo di Steven Zhang e di Suning sarà scaduto.

     

    Ancora poche ore, insomma, per un ultimo disperato tentativo. Che, da ambienti vicini all’ancora presidente nerazzurro, viene dato comunque per possibile.

     

    Ma che, razionalmente, appare impossibile. Peraltro, lo stesso Steven avrebbe potuto lanciare un segnale ieri sera, intervenendo alla cena istituzionale per lo scudetto che si è tenuta ieri sera al Castello Sforzesco.

     

    Magari anche solo per ribadire un ultimo sforzo, come nel comunicato di sabato pomeriggio. Invece, non è stato trasmesso alcun discorso registrato, né c’è stato un collegamento con la Cina. Faceva parte del programma ufficiale, quando è stato organizzato l’evento.

     

    Averlo fatto saltare ha tutta l’aria di essere l’indizio definitivo sull’esito della vicenda. Ha parlato invece l’ad Marotta, ipotizzando anche di poter ripensare all’idea di smettere nel 2027: «Cosa faremo per continuare a vincere? Difficile riconfermarsi, ma stiamo già pensando a nuove strategie. Alzeremo l’asticella, ma non abbiamo paura perché siamo l’Inter».

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    Tutto da capire come Zhang jr. possa pensare di “salvarsi”. Quello con Pimco, infatti, appare un binario morto. La richiesta di una proroga ad Oaktree, invece, oltre a non esserci stata, come fatto sapere proprio dal fondo americano, non avrebbe nemmeno le basi o la sostanza per essere avanzata. E, per concludere, non sono mai arrivate conferme in merito ad un canale aperto last-minute con la Cina.

     

    Certo, come insegnano gli esperti in finanza, non è mai il caso di dare nulla per scontato. Tuttavia, davanti ad un quadro del genere, soltanto un ribaltone clamoroso potrebbe cambiare il destino di Zhang e di Suning. Ovvero che il loro “regno” sull’Inter si concluderà dopo quasi 8 anni. Certamente con un bilancio eccellente, dal punto di vista dei traguardi sportivi: 2 scudetti, 3 Supercoppe 2 Coppe Italia, una finale di Champions e una di Europa League. In maniera poco gloriosa, invece, per quanto riguarda la gestione del club.

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     Oaktree, comunicato pronto

    Come premesso, oggi sarà la giornata limite. Il termine ultimo doveva essere il 20, ovvero ieri. Ma la festività per le banche in Lussemburgo, dove ha sede Grand Tower, la controllante dell’Inter, ha “regalato” un giorno supplementare a Steven. La curiosità è che i minuti di recupero di questa partita si giocano a cavallo di tre differenti fusi orari.

     

    Quello di Nanchino, più 6 rispetto a Milano, quello del Lussemburgo, allineato all’Italia, e infine quello di Los Angeles, dove ha sede il quartier generale di Oaktree, meno 9, fermo restando che il “file” Inter è di competenza degli uffici londinesi.

     

    La certezza è che, nel momento in cui suonerà il gong, scatterà la procedura di escussione delle azioni da parte del fondo americano. È già tutto pronto. Anche un comunicato per annunciare e spiegare tutti i passaggi. Che, in ogni caso, avranno dei tempi tecnici.

     

    OAKTREE CAPITAL GROUP OAKTREE CAPITAL GROUP

    Secondo quanto risulta, a finire sotto il controllo di Oaktree non sarebbero soltanto il 68,55% delle azioni in possesso di Suning e in pancia a Grand Tower, ma anche il 31,05% formalmente detenuto dal fondo LionRock di Hong Kong, collegato alla catena di controllo dell’Inter attraverso la holding International Sports Capital, che però segue il diritto italiano e quindi iter e tempistiche differenti.

     

    A conclusione del processo, Oaktree si ritroverà in possesso del 99,6% delle azioni nerazzurre. E il notaio Carlo Marchetti, già membro dell’attuale CdA interista proprio in quota al fondo americano, potrebbe assumere un ruolo più importante.

     

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    Che la volontà sia quella di restare all’Inter è fuori discussione. Lautaro non si sente solo capitano, ma anche simbolo e rappresentante di certi valori. Senza contare, poi, il legame con la città di Milano, suo e della sua famiglia. Il rinnovo del suo contratto, però, resta un nodo. E le ultime evoluzioni societarie non aiutano certo scioglierlo, se non altro in tempi rapidi.

     

    Come, in verità, desiderebbe lo stesso argentino, alla luce di quanto detto domenica sera: «Questa settimana, prima della fine della stagione, dobbiamo cercare un accordo». Fosse solo una questione di tempo, si tratterebbe solo di aspettare: ci vediamo, ci sediamo attorno ad un tavolo, raggiungiamo un’intesa e poi, quando sarà possibile, ratifichiamo il nuovo contratto.

     

     

    La realtà invece racconta come ci sia ancora distanza tra le parti. E nemmeno così ridotta. Inevitabile, per immaginare di raggiungere un accordo, venirsi incontro a vicenda. Tuttavia, finora, nonostante ripetuti contatti e appuntamenti, tutti comunque all’insegna della cordialità, non c’è stato modo di sbloccare la situazione. Il primo problema è che ci sono basi di partenza differenti. Lautaro, infatti, forte di quest’ultima stagione da dominatore, e non solo, chiede che gli venga riconosciuto tale status.

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    Così, se Vlahovic a partire dalla prossima annata diventerà il più pagato della serie A, con il suo ingaggio che automaticamente si alzerà fino a 12 milioni, allora Lautaro sente di non essere da meno.

     

    La sua richiesta, come anticipato dal nostro direttore Ivan Zazzaroni domenica sera a Pressing, sarebbe nello specifico di 12 milioni a salire, con scadenza spostata al 2028. Per l’Inter, però, queste cifre sono assolutamente incompatibili con le possibilità del club. Anzi, pure spingersi a 10 sarebbe un problema. E tutto in attesa di capire come vorrà muoversi Oaktree, nel momento in cui dovesse assumere il controllo dell’Inter.

     

     

    (…)

     

     

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    A ZHANG L’INTER È COSTATA QUASI 800 MILIONI

    Da ilnapolista.it

    A Zhang l’Inter è costata quasi 800 milioni. Lo scrive il quotidiano la Repubblica con Franco Vanni.

     

    «Vincere tutto». Così parlò Zhang Jindong nel giugno del 2016 quando acquistò la maggioranza dell’Inter da Erick Thohir e Massimo Moratti, sborsando 91,3 milioni. Nei primi cinque anni, fino al 2021, ha pompato nel club di tasca propria 674,51 milioni fra aumenti di capitale, prestiti soci e sponsorizzazioni da parte di Suning, colosso del commercio informatico. Erano i tempi in cui il presidente cinese Xi Jinping sosteneva un faraonico piano per lo sviluppo del calcio, in patria e all’estero. E l’attività di Zhang, suo fedelissimo, era parte del disegno.

    pimco pimco

     

     

    L’apice si è avuto nel 2019, quando in una sola estate alla Pinetina arrivarono Lukaku, Barella e Sensi, con Antonio Conte in panchina. Ma già nel gennaio del 2020, quando a Wuhan si registravano i primi casi di coronavirus, l’allenatore salentino, profetico, dopo una vittoria in Coppa Italia disse: «Non ci sono tanti soldini».

     

    A Pechino, infatti, l’inversione di marcia era cominciata: il governo aveva capito che la cultura calcistica è difficile da comprare, e che il campionato nazionale costava tanto e funzionava poco. Di lì a un anno sarebbe stato smantellato, con la chiusura di club importanti, fra cui il Jiangsu di Suning.

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    Fra l’acquisto del club e la sua gestione, a Zhang l’Inter è costata quasi 800 milioni. Soldi che solo in piccola parte recupererà con l’indennizzo che il fondo dovrà versargli dopo avere escusso il pegno.

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