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    CHE BREXIT SARÀ - AVANTI A TAPPE FORZATE: IL 31 GENNAIO IL REGNO UNITO LASCERÀ LA UE. LONDRA PAGHERÀ A BRUXELLES UN "CONTO" DI QUASI 40 MILIARDI DI EURO - PER CHI GIÀ VIVE E LAVORA IN GRAN BRETAGNA NON CAMBIA NULLA, OCCORRE SOLO REGISTRARSI AL MINISTERO DELL' INTERNO - PER ANDARE A LAVORARE IN INGHILTERRA OCCORRERÀ UN CONTRATTO...


     
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    L.Ip. per il “Corriere della Sera”

     

    BORIS JOHNSON BORIS JOHNSON

    Con i conservatori che ottengono la maggioranza assoluta, l' accordo sulla Brexit negoziato lo scorso ottobre con Bruxelles dovrebbe essere rapidamente approvato dal Parlamento: il premier ha intenzione di presentare il testo a Westminster già prima di Natale per un primo via libera, anche se per l' approvazione definitiva occorrerà aspettare gennaio.

     

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    In questo modo Londra uscirà dalla Ue il 31 del mese prossimo, come previsto. E lo farà sulla base delle intese già concordate, che in primo luogo garantiscono i diritti acquisiti dei cittadini europei: per chi già vive e lavora qui non cambia nulla, occorre solo registrarsi al ministero dell' Interno sulla base del «settlement scheme». Allo stesso modo Londra pagherà a Bruxelles un «conto» di quasi 40 miliardi di euro che vanno a coprire gli impegni già assunti in precedenza. Cambiano invece le cose per l' Irlanda del Nord, che sarà soggetta a un regime diverso rispetto al resto della Gran Bretagna, per evitare il ritorno a un confine rigido con la Repubblica d' Irlanda a Sud: l' Irlanda del Nord rimarrà legata al sistema doganale europeo e al mercato unico, mentre il resto della Gran Bretagna ne sarà fuori.

     

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    Con la Brexit avrà fine il regime di libera circolazione con l' Europa e Londra metterà in atto una politica sull' immigrazione che privilegia i lavoratori qualificati rispetto a quelli non qualificati: questi ultimi (baristi, camerieri, parrucchieri, come lo sono tanti giovani italiani che sbarcano qui) dovranno avere già un contratto in tasca prima di partire e potranno fermarsi solo per breve tempo (forse un anno al massimo), senza poter maturare il diritto alla residenza. Invece il personale come medici o docenti potrà ottenere visti di lavoro più lunghi (magari cinque anni) e acquisire la residenza permanente. Anche i turisti dovranno munirsi di passaporto e visto elettronico.

     

    Da febbraio partiranno i negoziati che dovranno definire i rapporti futuri tra Gran Bretagna e Unione Europea: le intese raggiunte finora riguardano infatti solo i termini del divorzio, tutto il resto deve essere ancora definito.

     

    Con la maggioranza assoluta Johnson avrà mani libere, il che apre la porta a diversi scenari possibili. Con un largo sostegno alle spalle, Boris potrebbe agevolmente perseguire una «hard Brexit» basata su un vago accordo di libero scambio, sull' esempio del modello canadese: dunque qualcosa che allontanerebbe decisamente Londra dall' Europa e la spingerebbe verso quell' Anglosfera dominata dagli Stati Uniti. Ma dall' altro lato Johnson sarebbe anche privo di condizionamenti interni da parte del suo partito e potrebbe cercare al contrario di stabilire un rapporto di stretta vicinanza con la Ue, in modo da minimizzare le ricadute economiche della Brexit.

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    Se i conservatori avessero ottenuto solo una maggioranza risicata, Johnson sarebbe riuscito a portare a termine il divorzio dalla Ue il 31 gennaio: ma dopo, le cose sarebbero state più complicate. Il premier sarebbe divenuto ostaggio delle fazioni interne al suo partito, soprattutto dell' ala più euroscettica e probabilmente costretto a perseguire una Brexit «durissima», senza escludere un «no deal» (nessun accordo) alla fine del periodo di transizione, che scade nel dicembre del 2020.

     

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    Ci sarebbe stata l' opzione di estendere la transizione, ma gli ultrà euroscettici si sarebbero opposti. Ora non più.

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