Stefano Zurlo per "il Giornale"
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La pm e l'ergastolano. Sembra il titolo di una fiction, è la realtà sconcertante e per niente edificante che arriva dalla pancia profonda della provincia italiana. I carabinieri di Scandiano, il paese natale di Romano Prodi, fanno un controllo anti-Covid in una macelleria equina, ancora aperta anche se la clientela a quell'ora, le 18.30 del 19 febbraio 2021, non dovrebbe più esserci.
All'Interno ci sono tre persone: il proprietario del locale, una signora e un tizio che si scoprirà sprovvisto di documenti. Sono seduti al tavolo con un calice di vino fra le mani, ma appena scorgono le divise si alzano di scatto.
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Lei è Claudia Ferretti, pm nella non lontana Modena, e per giustificare la permanenza fuori tempo massimo, spiega che «avendo incontrato» i due, «intendeva salutarli, in quanto i due dovevano partire per la Sicilia il giorno dopo. Successivamente si erano dilungati in chiacchiere perdendo di vista l'orario».
Imbarazzante. Ancora di più quando i militari verificano finalmente le generalità dello sconosciuto: si scopre che Pietro Armando Bonanno è un ergastolano, condannato per omicidio, e detenuto in regime di semilibertà nel carcere di Reggio Emilia.
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Da arrossire: non tutte le bugie sono reato e questa, se davvero lo è, non pare un illecito penale, ma risulta assai arduo credere al racconto del magistrato: salvo ipotetici e improbabili permessi, ancora di più in epoca di Covid, è più facile pensare che quella sera Bonanno fosse atteso in cella, come è normale per i semiliberi.
Certo, l'uomo ha il permesso di lavorare in quel locale e questo spiega la sua presenza, ma resta «l'anomala frequentazione», come la chiamano i carabinieri, della pm. E il suo chiarimento assai stiracchiato della vicenda.
Per carità, il caso può giocare scherzi antipatici, ma non è il massimo sapere che un pm sta brindando, in orario di emergenza da pandemia, con un soggetto all'ergastolo per associazione mafiosa, omicidio pluriaggravato, detenzione e porto abusivo di armi.
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E quella giustificazione sul viaggio dei due verso la Sicilia avrebbe meritato almeno un approfondimento, ma qualcuno ha studiato la pratica? Il Csm discute di altro: apre la procedura per un possibile trasferimento ad altra sede e ad altra funzione; insomma un pm che ha steccato può sempre riscattarsi traslocando altrove, sempre in toga.
Non chiederà più le condanne, ma scriverà sentenze, magari non più nel penale ma nel civile. In ogni caso, a quanto si capisce dalle carte, lei gioca d'anticipo e chiede di essere spostata in Toscana. Va al tribunale di Firenze e il procedimento per incompatibilità ambientale viene archiviato perché ormai il problema non si pone più. Resta il disagio e rimane il disorientamento dell'opinione pubblica davanti a quelle parole da pesare e soppesare: la pm era dove non doveva essere e in compagnia di chi avrebbe dovuto evitare.