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    "LA STAMPA" SI CHIEDE: "CHE COSA DEVE FARE DI PIÙ L'ITALIA PER BATTERE ANCHE LO SCETTICISMO?". RISPONDIAMO NOI: VINCERE L'EUROPEO - SECONDO VIEIRA E GARY NEVILLE IL NOSTRO GIOCO MANCA DI INTENSITÀ, RITMO E POTENZA. E' VERO ANCHE CHE GLI AZZURRI NON HANNO ANCORA BATTUTO UNA BIG - GARANZINI: "L’UNICO BLOCCO A CUI MANCINI SI È AFFIDATO PRIMA DI INDULGERE A QUALCHE DEBOLEZZA PUBBLICITARIA (DI TROPPO?) È QUELLO DELLA SAMPDORIA. NELLO STAFF AZZURRO, CI SONO…"


     
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    Gigi Garanzini per "la Stampa"

     

    Ampio è il dibattito tra opinion-leader, veri o presunti, sulla reale caratura dell' Italia. Si va dall' entusiasmo di Fabregas, di Alan Shearer, di Casagrande che fa sapere dal Brasile quanto il gioco degli azzurri incanti come la musica di De Gregori, allo scetticismo di Vieira e Gary Neville secondo cui il nostro gioco manca di intensità, ritmo e potenza. Ora, di potenza può anche essere: di ritmo e intensità davvero non si direbbe. Se poi le riserve mentali riguardano il reale valore degli avversari, allora il discorso cambia.

     

    Roberto Mancini Roberto Mancini

    Il Belgio, che sta più o meno sullo stesso nostro gradino, ha ritrovato ieri il suo fuoriclasse De Bruyne e grazie soprattutto a lui ha rimontato una grande Danimarca pur tornando a soffrire, eccome, nel finale. Ha già avuto dunque una controprova di spessore dopo l' esordio comodo con la Russia. Ma più che tagliare a fettine prima Turchia e poi Svizzera, l' Italia che altro avrebbe dovuto fare?

     

    È in un girone comodo, gioca in casa, gli avversari arrivano a farle visita con dieci ore di volo e due di fuso orario: il vantaggio è innegabile. Ma c' è modo e modo di metterlo a frutto: gli azzurri hanno scelto sino a qui il migliore possibile. Al punto, per esempio, da ricreare suggestioni che credevamo perdute. Rimandi ad alcuni tra i giocatori e i momenti che hanno scritto la storia della Nazionale: e tutto questo resterà, a prescindere dal lieto fine, se solo pensiamo alla fossa delle Marianne da cui Mancini tre anni fa l' ha raccattata.

     

    roberto mancini roberto mancini

    Con una non lieve complicazione in più rispetto al passato: che non c' era stavolta il blocco di una grande squadra di club cui affidarsi in partenza, come quasi sempre era accaduto in passato. Per la semplice e ormai definitiva ragione che nel blocco-Juve, o Inter, o Napoli di italiani da Nazionale ce ne sono, quando proprio va bene, non più di due-tre. Così, per necessità prima ancora che per scelta, il Ct non ha avuto altra possibilità che costruire una Nazionale-patchwork. Le cui formazioni titolari in queste due prime partite avevano soltanto una coppia della Juve e una del Sassuolo con la Turchia, e un' altra del Napoli con la Svizzera. Che poi proprio la toppa neroverde del patchwork sia stata sino a qui la più preziosa, la dice lunga sull' occhio lunghissimo di Mancini.

     

    Il quale Mancini, per la verità, prima di indulgere a qualche debolezza pubblicitaria (di troppo?) ad un blocco si è affidato. Professionale, sentimentale, romantico. Il blocco Sampdoria, quella rimasta nella storia per lo scudetto di trent' anni fa. Nello staff azzurro, creato a sua immagine e somiglianza, ci sono Vialli, Lombardo, Salsano, Nuciari ed Evani. E più vedi l' approccio tra lo sbarazzino e lo sfrontato di quest' Italia, più ti torna in mente che fu questo uno dei segreti di quella Samp. Che a tutto poteva rinunciare ma non a divertirsi: in campo e fuori.

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