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    CHE DICONO SALVINI E LA MELONI DELL’ARRESTO DEL LORO AMICO STEVE BANNON? – FLAVIA PERINA: “LO ZIO D’AMERICA DEL SOVRANISMO ERA PROBABILMENTE UN MAGLIARO D’OLTREOCEANO” – I RAPPORTI E GLI INCONTRI CON I POPULISTI DE ‘NOANTRI: “RESTA DA DOMANDARSI PERCHÉ PROPRIO QUI, IN ITALIA, IL PAESE DELLA SCALTREZZA POLITICA E DEL SOSPETTO PERMANENTE, L'EX-PIFFERAIO MAGICO DI TRUMP SIA RIUSCITO A VENDERE LA SUA FONTANA DI TREVI SENZA TROPPI SFORZI” – LA BATTAGLIA LEGALE PER LA CERTOSA DI TRISULTI


     
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    1 – IL PIFFERAIO MAGICO DEL SOVRANISMO CAPACE DI SEDURRE I SUOI CROCIATI ITALIANI

    Flavia Perina per “la Stampa”

     

    SALVINI BANNON MODRIKAMEN SALVINI BANNON MODRIKAMEN

    Lo zio d'America del sovranismo, dunque, era probabilmente un magliaro d'oltreoceano. Uno venuto a rovesciare la vecchia gag di Totò Truffa che vende la Fontana di Trevi al turista yankee, anche se Steve Bannon è sbarcato in Italia per smerciare un prodotto assai più immateriale: le capacità da stratega che - giurava - avevano portato Donald Trump alla Casa Bianca e altrettanto potevano fare per i suoi emuli italiani, Matteo Salvini e Gorgia Meloni tra tutti. Ci credettero entrambi, e mica solo loro.

     

    GIORGIA MELONI E STEVE BANNON GIORGIA MELONI E STEVE BANNON

    Anche una parte significativa della fazione ecclesiastica ostile a Papa Bergoglio abboccò all'amo di quel giornalista spettinato, inventore della Alt Right, supremo manipolatore del consenso attraverso l'intermediazione dati, guru di Cambridge Analytica, maestro di complottismo e di scenari apocalittici. Bannon arrivò in Italia nel marzo 2018, subito dopo aver perso il suo posto di Chief Strategist a Washington.

    steve bannon rilasciato su cauzione steve bannon rilasciato su cauzione

     

    Prima si era fatto un giro a Zurigo, per incontrare i leader dell'ultradestra di AfD, poi sarebbe volato a Parigi, dove lo aspettava il congresso del Front National. Parlò con Matteo Salvini in un incontro riservato a Milano. Avviò contatti con Fratelli d'Italia e ottenne un appuntamento anche con Luigi Di Maio.

    steve bannon e donald trump steve bannon e donald trump

     

    La merce che metteva all'asta fu pubblicamente esposta qualche mese dopo, in settembre, alla festa romana di FdI. Se negli Usa aveva monetizzato il sogno di un muro per blindare il Paese, costruito con le donazioni dei cittadini decisi a proteggersi dall'immigrazione, da noi spacciò la profezia millenarista di un'imminente fine della civiltà, di una nuova crisi economica planetaria alle porte architettata dal «Partito di Davos» che avrebbe portato (testuale) «alla fine della razza umana».

    steve bannon in yacht prima dell'arresto steve bannon in yacht prima dell'arresto

     

    Brividi in platea. Applausi. Si era alla vigilia delle elezioni europee. In quel momento, l'unico rischio concreto per il Vecchio Continente era la guerra dei dazi aperta da Trump, e tuttavia a nessuno venne il dubbio che Bannon stesse vendendo fumo. Nessuno notò la contraddizione in termini di un'idea sovranista che si lascia suggestionare dal Gran Mogol di un sovranismo straniero.

     

    Il racconto di Steve forniva un arsenale potente e persino sexy al nostro partito della paura: un misterioso e potentissimo nemico, lo spavento di altri cosacchi pronti ad abbeverarsi nelle fontane di San Pietro, la necessità di armarsi per una definitiva guerra del Bene contro il Male. Fu sorprendente vedere la rapidità con cui il mondo del sovranismo si innamorò di quel predicatore a stelle e strisce e ne adottò i suggerimenti.

     

    donald trump jr visita una parte di muro costruita in new mexico da brian kolfage donald trump jr visita una parte di muro costruita in new mexico da brian kolfage

    Lui ricambiò incoronando Salvini come «la figura politica più importante sulla scena mondiale insieme a Jair Bolsonaro», Meloni come titolare di una «rivoluzione» e tutti e due come leader paragonabili a Trump.

     

    Insomma, la merce fu comprata anche se non è chiaro il prezzo. Non si è mai saputo, ad esempio, quale sia stato il partito italiano abbonato ai servizi di profilazione social di Cambridge Analytica, nè si è mai capito con esattezza con quali risorse, appoggi, facilitazioni Bannon abbia tirato su il suo network euroscettico The Movement, l'associazione che avrebbe dovuto demolire l'Unione portando ovunque i sovranisti al potere.

    GIORGIA MELONI STEVE BANNON GIORGIA MELONI STEVE BANNON

     

    Misteriose anche le vie che gli hanno consentito di aggiudicarsi per un ventennio la Certosa di Trivulzi, allo scopo di farne il cuore pulsante dei suoi nuovi Crociati (operazione poi fallita per un ripensamento dei Beni Culturali).

     

    Il dubbio che Bannon avesse rifilato agli italiani una solenne fregatura è piuttosto recente. Non uno degli apocalittici scenari con cui abbindolò i suoi referenti e fan si è realizzato. I suggerimenti al «Patriota Salvini» all'epoca della crisi del Conte I («Sarà ancora più potente se andrà all'opposizione di quanto non è al governo») si sono rivelati avvelenati. Meloni non ha ottenuto le entrature di livello che sperava con l'amministrazione Usa.

    brian kolfage con la moglie ashley brian kolfage con la moglie ashley

     

    La fronda anti-Bergoglio è stata sconfitta. L'europeismo ha recuperato terreno con l'illuminata reazione all'emergenza Covid. L'idea di fare dell'Italia l'epicentro di un terremoto politico continentale è svanita insieme alle relazioni con gli altri nazionalismi europei, da Marine Le Pen a Viktor Orban, peraltro assai cauti nell'offrire sponde al bannonismo.

     

    Resta da domandarsi perché proprio qui, in Italia, il Paese della scaltrezza politica e del sospetto permanente, l'ex-pifferaio magico di Trump sia riuscito a vendere la sua Fontana di Trevi senza troppi sforzi: ingannare gli americani promettendo un muro lungo tremila chilometri è un conto, spacciare a noi (a qualcuno di noi) il miraggio di annientare l'Europa e defenestrare il Papa avrebbe dovuto risultare più difficile.

    benjamin harnwell1 benjamin harnwell1

     

    2 – IL CASO DELLA CERTOSA DI TRISULTI E LA LUNGA QUERELLE GIUDIZIARIA TRA L'IDEOLOGO SOVRANISTA E L'ITALIA

    Andrea Tagliaferri per “il Messaggero”

     

    Steve Bannon, ex stratega del presidente americano Donald Trump e ideologo dei sovranisti ultracattolici internazionali, è stato arrestato con l'accusa di frode negli Usa. E subito, dalla Ciociaria, si alza in sua difesa la voce del suo fedelissimo pupillo, Benjamin Harnwell, gestore della duecentesca Certosa di Trisulti. «La notizia mi ha colto di sorpresa - commenta a caldo - ma, conoscendo molto bene Steve, sono sicuro che tutte le accuse, amplificata dalla stampa, ben presto cadranno.

    LA CERTOSA DI TRISULTI - PROVINCIA DI FROSINONE LA CERTOSA DI TRISULTI - PROVINCIA DI FROSINONE

     

    L'imputazione di frode, che oggi gli viene rivolta, è puramente fantasiosa. D'altronde è bene ricordare che un uomo va sempre ritenuto innocente fino a quando non sarà dimostrato il contrario».

     

    La notizia dell'arresto subito si è diffusa in provincia di Frosinone dove Bannon è stato di recente protagonista di un'operazione che ha visto nella Certosa di Trisulti il punto focale di una strategia politico-religiosa molto ambiziosa.

    STEVE BANNON SALVINI STEVE BANNON SALVINI

     

    E' qui, infatti, che il movimento ultraconservatore Dignitatis Humanae Institute, legato ai Teocon americani e finanziato proprio da Bannon, ha intenzione di fondare la sua prima scuola politica europea di sovranismo.

     

    Un mix di pensiero politico e religioso al quale si è ben presto opposto, dapprima la comunità locale frusinate con manifestazioni e cortei delle associazioni schierate per il contrasto al progetto ultraconservatore; poi il Ministero per i Beni e le Attività Culturali che, in realtà, è stato coprotagonista dell'intera vicenda, sottovalutando (all'inizio) la portata del progetto.

    LA CERTOSA DI TRISULTI LA CERTOSA DI TRISULTI

     

    Nel 2016, infatti, il Mibact guidato dall'allora ministro Franceschini, emise un bando per dare in gestione a privati alcuni beni artistici e monumentali dello Stato, mediante lo strumento della concessione. Nel giugno del 2017 la procedura si concluse con l'atto del Segretario Generale che decretò il Dignitatis Humanae Institute (DHI) concessionario per 19 anni: in pratica, oltre a versare 100 mila euro all'anno al ministero, il DHI deve provvedere anche alla manutenzione della struttura.

    benjamin harnwell 2 benjamin harnwell 2

     

    Ma da allora le associazioni del territorio, hanno cominciato una dura opposizione marciando diverse volte verso la Certosa, raccogliendo migliaia di firme per avviare una dura battaglia legale.

     

    LO STOP DELL'AVVOCATURA

    In un primo momento sembrava che la guerra fosse stata vinta proprio dalle associazioni, in quanto l'Avvocatura dello Stato fece degli approfondimenti sui requisiti richiesti per poter rispondere al bando. Ed emerse che alcuni erano carenti, quali la comprovata esperienza nella gestione di un bene artistico.

     

    STEVE BANNON STEVE BANNON

    Tesi, queste, sempre respinte dal concessionario che, nel frattempo si era insediato a Collepardo sotto l'occhio vigile del Presidente della fondazione, Benjamin Harnwell, appunto.

     

    Nel maggio del 2019, però, il Ministero, guidato da Alberto Bonisoli, su indicazioni degli avvocati dello Stato, decise di annullare la concessione, anche se, per una coincidenza molto particolare, fu proprio Dario Franceschini, ad ottobre dello stesso anno, a portare a compimento l'iter per l'annullamento della concessione che proprio lui aveva firmato un anno e mezzo prima.

     

    benjamin harnwell benjamin harnwell

    Ma a questa decisione del Mibact il Dignitatis Humanae Institute, nel frattempo visitato più volte da Bannon stesso, ha fatto subito opposizione dinnanzi al Tar del Lazio che si è espresso, proprio a suo favore, assegnando di diritto la gestione del gioiello cistercense al DHI.

     

    Ad oggi si attende che il Ministero, supportato da tutte le associazioni locali e non, faccia ricorso al Consiglio di Stato, come annunciato dallo stesso ministro Franceschini all'indomani della sentenza dei giudici amministrativi nel maggio scorso. Dunque, ieri, Benjamin Harnwell, saputo dell'arresto del proprio mentore, è subito sceso in sua difesa a spada tratta.

    steve bannon ospite di lettera22 alla biblioteca angelica di roma 11 steve bannon ospite di lettera22 alla biblioteca angelica di roma 11

     

    «Conosco quest' uomo da tempo - ha commentato il presidente del DHI-. E la possibilità che abbia commesso una frode per me è è totalmente impensabile. Ritengo con certezza assoluta che è innocente. Devo aggiungere - rincara Harnwell- che io stesso, da persona che ha sofferto molto per le tante accuse di mendacità ricevute da più parti (e per le quali sono stato sempre assolto) ho preso atto che troppo spesso le notizie che si leggono sulla stampa non corrispondono, poi, alla realtà. D'altronde mi preme sottolineare che è segno di civiltà ricordare che un uomo va sempre considerato innocente, fino a prova contraria». Per la cronaca, va infine precisato che sia la Procura di Roma che la Corte dei Conti hanno aperto due inchieste sull'assegnazione dell'abbazia alla DHI.

     

     

    LA CERTOSA DI TRISULTI LA CERTOSA DI TRISULTI

     

     

    LA CERTOSA DI TRISULTI LA CERTOSA DI TRISULTI

     

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