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    CHE FA DI NOTTE LORENZETTO? LE PULCI AI GIORNALI! – SUL SITO DI “REPUBBLICA” MASSIMO BASILE SPIEGA CHE UN 58ENNE DELL’ALABAMA CHE SARA’ GIUSTIZIATO CON LA “MASCHERA DELLA MORTE”, A OGNI RESPIRO “’RILASCERÀ OSSIGENO’”. L’AGGIORNAMENTO DELLA FISIOLOGIA UMANA CI FA TRARRE UN SOSPIRO DI SOLLIEVO – ARTICOLO SU “ARCISTAMPA”: “SAPPIAMO CHE IL PAPA PREDILIGE I ‘MOTU PROPRI’, OVVERO I DOCUMENTI CHE NASCONO DALLA SUA VOLONTÀ, PER CAMBIARE UNA LEGGE”, MA IL SOSTANTIVO DI ORIGINE LATINA ‘MOTUPROPRIO’ (UNA SOLA PAROLA) AL PLURALE RIMANE INVARIATO…


     
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    “Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”

    (http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)

     

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    «In Alabama un uomo sarà giustiziato per la prima volta con la “maschera della morte”», titola il sito della Repubblica. Nel testo, Massimo Basile spiega che Kenneth Smith, 58 anni, condannato per omicidio, a ogni respiro «rilascerà ossigeno e riempirà polmoni e cervello di nitrogeno». Eravamo rimasti fermi ai tempi in cui la respirazione degli esseri viventi, e pure morenti, avveniva introducendo nei polmoni ossigeno e rilasciando la venefica anidride carbonica. L’aggiornamento della fisiologia umana venutoci da Basile ci fa trarre un sospiro di sollievo.

     

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    Nella pagina degli spettacoli della Stampa, la cantante Gigliola Cinquetti viene ribattezzata Gigliola Cinguetti, sia in un sommario che in una didascalia. Sono distratti dai troppi cinguettii di Twitter (oggi X) oppure non hanno l’età per fare i giornalisti?

     

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    la stampa, gigliola cinguetti la stampa, gigliola cinguetti

    «Sappiamo che il Papa predilige i motu propri, ovvero i documenti che nascono dalla sua volontà, per cambiare una legge», osserva Andrea Gagliarducci su Acistampa, agenzia in lingua italiana che fa capo al gruppo statunitense Ewtn (Eternal word television network). Gagliarducci ripete l’espressione motu propri una dozzina di volte. Lo stesso errore compare nel sottotitolo. Informiamo l’addetto ai lavori che il sostantivo di origine latina motuproprio (una sola parola, per Lo Zingarelli 2024) al plurale rimane invariato: i motuproprio.

     

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    Marco Galluzzo riporta sul Corriere della Sera una frase pronunciata da Giorgia Meloni nella conferenza stampa d’inizio anno: «Mia sorella sono trent’anni che lavora in FdI. L’ho messa a capo del partito. Certo, potevo metterla a capo di una partecipata, ma non l’ho fatto». Forse era il caso di obiettare alla premier che Fratelli d’Italia fu fondato solo poco più di 11 anni fa, nel dicembre 2012.

     

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    Sempre sul Corriere della Sera, Fabrizio Roncone parla di Giorgia Meloni nella medesima conferenza stampa: «S’accorge di aver detto forse qualcosa di troppo e allora di colpo glissa, va via in dribbling, mentre il sito Dagospia, in tempo reale, insinua subito, con prontezza: “Ma con chi ce l’ha? Fiuta aria di ‘gomblotto’? E da parte di chi?”». Difficile insinuare subito però in differita. «Poi sospira: e ci spiega che, su questa vicenda le sono state attribuite frasi – in cui risultava molto preoccupata – che non ha mai detto, né pensato (vabbé)». Superflua la virgola dopo il primo che. E si scrive vabbè, con l’accento grave. Oppure va be’, con l’apostrofo.

    acistampa, motu propri acistampa, motu propri

     

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    Sulla prima pagina della Verità un riassunto dell’intervista di Martina Pastorelli con don Roberto Regoli su Benedetto XVI cambia il nome del reverendo, che diventa Attilio. Il lapsus palesa comunque una discreta cultura, perché può spiegarsi solo con l’attrazione per il nome del ben più celebre comandante romano Marco Attilio Regolo, secondo diversi autori antichi barbaramente ucciso dai cartaginesi nel 246 avanti Cristo.

     

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    In un articolo su Limes intitolato parzialmente in latino «Defensores libertatis ecclesiae. Le guardie svizzere fra passato e presente», il collaboratore Guglielmo Gallone dimostra di non avere la benché minima consuetudine con l’antica lingua, peraltro sempre meno conosciuta anche Oltretevere. Scrive infatti senza batter ciglio «Capitala capitanorum castodiae helveticoarum» invece di «Capitula capitanorum custodiae Helveticorum», che sono poi gli accordi firmati nel 1561 da Pio IV con i comandanti della «guardia degli svizzeri». Anche un liceale non avrebbe faticato molto a correggere le tre (su quattro) parole reperite in Rete. Ma Gallone, come si legge su Limes, è «laureando magistrale in Relazioni internazionali all’Università La Sapienza di Roma» e «studia in Francia a Paris 1 – Panthéon Sorbonne». Che cosa studi alla Sorbona, la rivista non lo specifica. Di sicuro non il latino.

    michael jackson michael jackson

     

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    Su Robinson, supplemento culturale della Repubblica, Marino Niola accenna alla «celebre Panther dance di Michael Jackson, che chiude il film Black or White, diretto da Spike Lee nel 1991». Peccato che la pellicola in questione sia uscita nel 2014 e l’abbia firmata il regista Mike Binder. Con quel titolo Spike Lee girò soltanto uno spot per gli orologi Swatch, nel quale fra l’altro compariva anche lui, ma ciò avvenne nel 1993, non nel 1991. Quanto alla Pantera dance di Michael Jackson, era nel videoclip Black and White girato dal regista John Landis. Ci pare che Niola abbia ricordi un po’ ballerini.

     

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    roberto parodi roberto parodi

    Incipit di Anna Gandolfi sul Corriere della Sera: «Roberto Parodi, l’ungenm-gnere-influencer, alla prova dello sci». Augh!

     

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    Matteo Matzuzzi sul Foglio riporta il passo di un’intervista che il cardinale Daniel Sturla, arcivescovo di Montevideo, ha concesso al quotidiano spagnolo El País sulla dichiarazione Fiducia supplicans, firmata dal cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, e approvata da papa Francesco, che contempla «la possibilità di benedire le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso»: «Quello che credo è che le persone possono essere benedette, ma coppie come le coppie non possono». Accettansi solo single.

     

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    Michele Farina sul sito del Corriere della Sera: «L’hanno trovato morto nella sua auto, in uno dei grandi parchi di Seul, a pochi giorni dall’interrogatorio di sabato scorso durato 19 ore filate: Lee Sun-kyun aveva 48 anni e il suo viso aveva fatto il giro del mondo tre-quattro anni fa, quando il film “Parasite” aveva vinto tutto il possibile (compreso l’Oscar 2020 per il miglior film straniero, cosa mai accaduta prima a una pellicola che non fosse in inglese)». Credevamo che l’Oscar al miglior film straniero fosse assegnato proprio a una pellicola che non sia in lingua inglese.

     

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    Marianna Gulli su Milano Today parla della «banda dei Rolex», formata da tre napoletani in trasferta a Milano, per i quali il Gip ha ordinato la custodia cautelare in carcere: «A trarre in inganno il gruppo è stata una rapina risalente il 20 gennaio 2021». A parte il al posto di al, essendo l’inganno un atto fraudolento pare difficile che i banditi abbiano potuto ingannare sé stessi. Al massimo saranno caduti in trappola o li avranno smascherati.

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