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    CHE FACCIAMO CON IL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI? I SINDACATI PREMONO PER ARRIVARE FINO A MARZO, BEN OLTRE LA SCADENZA DEL 31 DICEMBRE, IPOTIZZANDO CHE ALLORA SAREMO ANCORA NEI GUAI - CONFINDUSTRIA TIRA DALLA PARTE OPPOSTA, IL BLOCCO LO VORREBBE TOGLIERE IL PRIMA POSSIBILE - IL GOVERNO POTREBBE DECIDERE DI ARRIVARE FINO ALLA FINE DI GENNAIO, CHE AL MOMENTO È LA DATA IN CUI FINISCE LO STATO D'EMERGENZA LEGATO ALLA PANDEMIA…


     
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    Lorenzo Salvia per il “Corriere della Sera”

     

    Manca ancora un pezzo nel pacchetto della manovra finanziaria di fine anno. Non tanto il testo vero e proprio, articolo per articolo, che come al solito è in alto mare.

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    Non solo il nuovo decreto in arrivo per gli aiuti ai settori più colpiti dalla seconda ondata. Ma il decreto legge che deve redistribuire le risorse avanzate per la cassa integrazione, allargando la rete di protezione fino alla fine dell' anno e prevedendo altre 18 settimane (almeno per ora) nel 2021.

     

    Il decreto arriverà tra qualche giorno ma c' è ancora un punto interrogativo che riguarda il blocco dei licenziamenti introdotto all' inizio della pandemia. Oggi la regola è che non può licenziare chi potrebbe usare la cassa integrazione, perché ha ancora ore a disposizione. La regola futura è molto più stringente, o selettiva come abbiamo imparato a dire in questi mesi di crisi.

     

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    E cioè non può licenziare solo chi sta effettivamente usando la cassa integrazione. E del resto fare diversamente sarebbe un comportamento singolare, visto che prima di mandare via un dipendente conviene comunque aspettare trasferendone il costo allo Stato. Il punto è dove mettere lo spartiacque, da che giorno si passa dalla regola più protettiva a quella più selettiva.

     

    L' idea iniziale del governo era quella di arrivare fino alla fine dell' anno. I sindacati premono per arrivare fino a marzo, ipotizzando che allora saremo ancora nei guai. Confindustria tira dalla parte opposta, il blocco lo vorrebbe togliere il prima possibile perché lo considera «anche un blocco delle assunzioni».

     

    Nelle ultime ore il governo pare orientato ad arrivare fino alla fine di gennaio, che al momento è anche la data di scadenza per lo stato d' emergenza legato alla pandemia.

    ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

    Lo stesso ministro dell' Economia Roberto Gualtieri dice che «c' è un confronto in corso». Ma non ci sono ancora certezze. Mercoledì ci sarà un nuovo incontro con i sindacati che servirà proprio a discutere la questione. Dall' altra parte c' è il rapporto con Confindustria che, formalmente recuperato pochi giorni fa sul palco dell' assemblea degli industriali, potrebbe raffreddarsi di nuovo alla vigilia di un autunno che invece si annuncia caldo, quasi come quello di oltre 50 anni fa.

     

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    Il giorno dopo il via libera «salvo intese» al disegno di legge di Bilancio, il ministro Gualtieri parla di manovra «ambiziosa» promette che «non ci saranno mai più tagli alla sanità», rivendica il fatto che «scuola, università, ricerca e cultura siano un' altra priorità della manovra», ricordando l' assunzione di 25 mila insegnanti di sostegno.

     

    E poi sottolinea come «a complemento degli investimenti del Recovery Plan , stanziamo 50 miliardi aggiuntivi di investimenti pubblici fino al 2035». Gualtieri dice anche di essere fiducioso per una ripresa ed esclude che il Recovery Plan venga visto al ribasso anche se riconosce che si tratta di un «negoziato difficile». Da Forza Italia arriva l' accusa di Renato Brunetta («Siamo al vuoto cosmico») che attacca la proroga a fine dicembre dello stop all' invio delle cartelle fiscali: «C' è una maxi proroga a favore dell' Agenzia della Riscossione di due anni dei termini per notificare le cartelle non ancora notificate e che decadrebbero a fine anno».

     

    roberto gualtieri roberto gualtieri

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