Estratto dell'articolo di Salvatore Riggio per www.corriere.it
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Da talento del calcio italiano a scout per scovare giovani promesse. È il percorso di Gianluigi Lentini, oggi 54 anni. È stato l’attaccante del Torino di Emiliano Mondonico e uno dei fuoriclasse del Milan di Fabio Capello. Poi il terribile incidente d’auto nell’estate del 1993 mentre andava a prendere la ex moglie di Totò Schillaci («Che problema c’era? Si erano lasciati») e la vita che è cambiata all’improvviso.
LENTINI CHE FINE HA FATTO
Oggi ha riscoperto il calcio: «Ne sono stato lontano tanto tempo. Ora faccio scouting in Piemonte per il Monza del dottor Galliani, che mi è stato sempre vicino. […]». Per lunghi anni, il calcio era stato un capitolo chiuso, Lentini produceva miele con un socio: «Ora basta, è stata una bella avventura, ma ho avuto problemi col mio socio e ho lasciato perdere», ha raccontato l’ex fantasista nell’intervista rilasciata a Repubblica. […]
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Negli ultimi mesi si è parlato di scommesse con le squalifiche di due talenti del nostro calcio, Fagioli e Tonali: «La gente ha sempre giocato d’azzardo, l’importante è non prendere il vizio — ha proseguito Lentini —. Però, ci si può controllare. Se ho mai giocato? Sì, prima di tornare nel mondo del calcio. Ora sono tesserato per il Monza, e i tesserati non possono. Detto questo, non ho conosciuto neanche una persona che non giocasse almeno un po’. […]».
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LENTINI: IL MIELE, IL BILIARDO, L’INCIDENTE CHE GLI HA CAMBIATO LA VITA
Un tempo, però, Lentini è stato un campione: «Potevo fare di più, diventare molto di più. Ma non ero la testa di cavolo che dicono. Sbagliai a giurare che non avrei mai lasciato il Toro, il presidente Borsano aveva grossi problemi economici e doveva vendermi per forza. A 23 anni mi trovai nella tempesta. Berlusconi mi mandò a prendere due volte con l’elicottero. La prima gli dissi no proprio a casa sua. La seconda volta non avevo scelta, non è stata una questione di soldi. Non li ho mai messi tra le priorità della mia vita». […]
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L’INCIDENTE DEL 1993
Nell’intervista è tornato sull’incidente del 1993 e il coma. Poi la riabilitazione e il ritorno in campo. Su quella vicenda si fecero molti pettegolezzi per la sua storia d’amore con Rita Schillaci, dalla quale stava andando la sera dello schianto : «Che problema c’era? Lei si era già lasciata, io ero libero. Corse all’ospedale per me: se avessimo avuto qualcosa da nascondere, non l’avrebbe fatto. Cosa ricordo di quei giorni? Sono stato in coma e quando mi sono risvegliato parlavo come un bambino. I giorni passavano, io recuperavo con fatica, ero rallentato e non me ne accorgevo. La lentezza l’avevo anche quando tornai in campo, mi servì del tempo, ma diventai di nuovo fortissimo, anche se ormai c’era quel luogo comune: “Lentini non è più lui”. Fesserie. […]
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Purtroppo, quella sera in macchina cambiò tutto, però è già tanto non essere morto. Sono vivo, vegeto e lucido e mi basta così. Per cui, dico grazie alla sorte. Mi scoraggiai tantissimo quando Capello mi escluse dalla finale di Coppa dei Campioni del ’95 a Vienna, tra Milan e Ajax. Stavo benone e fu un colpo molto duro, un bivio. Posso dire che la mia carriera sia finita quel giorno. Rimpianti? Non aver giocato i Mondiali. Senza l’incidente d’auto, a Usa ’94 sarei stato titolare. Pazienza, si vede che era destino. Mi basta essere ancora qui a raccontarlo. Dopo avere rischiato di morire, ho cambiato il modo di guardare le cose. Da quella sera, so che tutto può esserci tolto in un attimo».
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