OMICIDIO DI BUDRIO - IGOR VACLAVIC
Franco Giubilei per la Stampa
Un mese fa l’omicidio del barista in una frazione di Budrio, a neanche venti chilometri da qui. Solo una settimana più tardi, l’uccisione di una guardia ecologica volontaria che aveva incrociato un uomo con giacca mimetica e fucile da caccia noto come “Igor il russo”, il principale sospettato per il primo delitto, e l’inizio di un’imponente caccia all’uomo fra i canneti e i canali delle campagne fra il Bolognese e il Ferrarese: ogni incrocio presidiato da pattuglie di carabinieri muniti di giubbotto antiproiettile e mitragliatore, mille, millecinquecento uomini per turno compresi gli agenti delle forze speciali, i cecchini, i negoziatori – nell’ipotesi, la più temuta, che “Igor” potesse prendere degli ostaggi -, in un clima di paura che tuttora tiene gli abitanti più isolati sotto chiave nella propria casa, a volte dopo aver lasciato fuori del cibo per tenersi buono il criminale in fuga.
LE CAMPAGNE IN CUI SI NASCONDE IGOR VACLAVIC
Oggi, a un mese esatto dall’inizio di questa storia, tornando a Molinella gli stessi incroci, gli stessi bivi di campagna appaiono sguarniti, dando l’impressione fallace che lo Stato abbia mollato il colpo e che Igor Vaclavic, 41 anni, otto anni di galera sul groppone per rapine a mano armata (prima con arco e frecce e poi con un’accetta, come ha sperimentato a proprie spese anche il sindaco di Argenta, ndr), sia riuscito nell’impresa di scappare chissà dove. In realtà lo cercano ancora e continuano a cercarlo negli stessi luoghi, perché il cortile della caserma dei carabinieri di Molinella è ingombro di uomini e mezzi e gli inquirenti confermano che “il dispositivo è pressoché lo stesso” delle prime settimane, quando le divise erano onnipresenti.
LE CAMPAGNE IN CUI SI NASCONDE IGOR VACLAVIC
Intanto, colui che nel frattempo si è rivelato essere Norbert Feher e che è sfuggito a ben due decreti di espulsione prima di compiere i due omicidi, continua la sua latitanza alimentando leggende come il racconto che trascorrerebbe le sue giornate sott’acqua in un canale, respirando grazie a una cannuccia. Roba da Rambo, come i contadini delle cascine più isolate ed esposte hanno preso a chiamarlo, temendo che possa calarsi dai tetti e colpire ancora, spargendo nuovo sangue. La sensazione di smacco è notevole e rabbia e frustrazione serpeggiano fra i carabinieri in azione, sulle tracce di un personaggio da film thriller che sembra aleggiare come un fantasma su tutta la zona.
“Io l’ho incontrato qualche mese fa, si aggirava fra le macchine come se cercasse qualcosa, poi è entrato nel bar dove lavoravo e ha chiesto una bottiglia d’acqua minerale e caramelle, ma aveva un’espressione strana, come se in realtà stesse cercando qualcos’altro - racconta Roberta, una ragazza del posto -. Poco tempo dopo ho visto la sua foto sui giornali e l’ho riconosciuto”. Intanto la fabbrica delle bufale si è messa in moto a pieno ritmo e suggestive fandonie prendono la via di chiacchiere nei bar dei dintorni, per poi correre di bocca in bocca crescendo e assumendo la dignità di versioni credibili. “Si vedono più agenti in borghese di prima, che fotografano e controllano con discrezione –a ggiunge il padre della ragazza che, stanco delle continue visite dei giornalisti e pure un po’ timoroso di eventuali ritorsioni da parte del fuggiasco, non vuole più dire il suo nome -. Cercano qualcuno che possa averlo aiutato o che lo stia aiutando tuttora”.
CACCIA A IGOR VACLAVIC
Già, perché fra le molte domande senza risposta di questa strana storia c’è proprio il mistero di come una persona da sola riesca a tenere in scacco centinaia di agenti armati di tutto punto e dotati delle risorse tecnologiche più recenti, dai visori notturni a infrarossi agli elicotteri, per non parlare dei cani molecolari che stanno battendo invano i campi a ridosso degli argini di questo spicchio di pianura.
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