Andrea Scanzi per il Fatto Quotidiano
maria elena boschi gattino
(…) In questo gran ballo del rosicante, si nota non senza dolore una mancanza: che fine ha fatto Maria Elena Boschi? Ve la ricordate? Ma sì, dai. Quella che aveva così alacremente operato per svilire la Costituzione. Quella che tre anni fa puntò tutto su un ragazzino come sindaco della città allora più renziana del globo (Arezzo), e il ragazzino riuscì a perdere. Quella del caso Etruria, quella della scorta, quella che nella sua provincia (sempre Arezzo) non si vede quasi più. Quella del papà famoso forse controvoglia. Quella che hanno spedito a Bolzano per garantirle lo scranno. Quella a cui un posto bisogna trovarlo per forza (chissà poi perché).
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Quella che, fino all’altroieri, era celebrata neanche fosse Nilde Iotti. Immortali, in tal senso, le parole per nulla eccessive di Bruno Vespa, che la accostò “alle nobildonne rinascimentali che lasciano beni e affetti perché rapite da una vocazione religiosa”. La Boschi assurgeva dunque a novella Santa Teresa d’Avila “che acquista sensualità nel momento in cui la trafigge la freccia dell’estasi divina”.
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Ebbene: che fine ha fatto tal nobildonna? Forse è a Laterina, forse a Bolzano. Forse in Parlamento. Di sicuro su Instagram. L’altro giorno, come ha notato Silvia Truzzi sul Fatto del Lunedì, la novella Santa Teresa d’Avila ha postato su Instagram la foto di un piccolo gattino beige. Davvero bellissimo. Oltremodo struggente la didascalia: “Un batuffolino di tenerezza! Queste sono le gioie di vivere in campagna!”. Poi la domanda forte: “Come lo chiamiamo?”. Mitologiche le risposte: “Dibba”, “Gigino”, “Rosato”, “Spread”. O magari, e perché no, “Etrurio ”: l’unico gattino con la scorta
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