Estratto dell’articolo di Pierpaolo Lio per www.corriere.it
violenza sessuale
L’ambulanza la lascia all’accettazione della clinica Mangiagalli alle 19.10 di venerdì. È una designer 27enne statunitense, da un paio d’anni di base a Milano. È molto scossa. Con il personale del 118 e gli agenti della prima delle tre pattuglie della polizia locale che sono accorsi in suo aiuto un’ora prima pronuncia poche confuse frasi, per lo più in inglese.
È in evidente stato di choc, spiega di stare male, e di essere stata aggredita. «Sono stata violentata da uno sconosciuto nel parchetto», avrebbe poi confidato. E per questo motivo viene accompagnata al centro «Soccorso violenze sessuali» della Mangiagalli.
violenza sessuale
Il momento dell’arrivo è anche l’ultimo in cui la ragazza viene vista prima di sparire nel nulla. Sono le 19.20 — sono passati dieci minuti dal suo ingresso — quando un medico entra e la chiama per iniziare il suo percorso di visite. Ma in sala d’aspetto, lei non c’è più.
In quei dieci minuti, la donna ha lasciato l’ospedale, ancora a piedi scalzi e con i vestiti in disordine, così come era stata notata un’ora prima da un passante mentre vagava faticosamente lungo via Cilea, strada alla periferia nordovest che costeggia da una parte il parco di Trenno, alle spalle dei campi di allenamento dell’Inter, e dall’altra passa vicino ad alcuni giardini pubblici. […]
VIOLENZA SESSUALE
Per prima cosa, provano a contattarla telefonicamente al numero che lei stessa ha fornito, ma la linea risulta staccata. Scopriranno poi il giorno successivo (e cioè ieri) che, mentre si allontanava dall’ospedale e prima di spegnere definitivamente il suo smartphone, la ragazza aveva effettuato una chiamata. A risponderle, dall’altra parte dell’oceano Atlantico, sono i genitori. La madre, preoccupata per la figlia, si fionda immediatamente in aeroporto per prendere il primo volo per l’Italia. […]
VIOLENZA SESSUALE
La madre, ascoltata al suo arrivo a Milano dagli uomini dell’«unità tutela donne e minori» di piazza Beccaria, ha raccontato le fragilità psicologiche di cui soffrirebbe da tempo la figlia, motivo per cui la ragazza statunitense sarebbe già in cura, e avrebbe confermato l’impossibilità anche per lei di riuscire a parlare e rintracciare la 27enne dopo quella prima veloce e confusa telefonata ricevuta il giorno prima a casa.
VIOLENZA SESSUALE
L’attività degli investigatori s’è quindi focalizzata a ritrovare la ragazza in modo da sincerarsi della sua sicurezza e delle sue condizioni di salute. Resterà poi da capire che cosa è avvenuto nel tardo pomeriggio di venerdì, nei dintorni del parco di Trenno. […]