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    CHE MACELLO LA BREXIT! DOPO LA CRISI DELLA BENZINA, ANCHE IL SETTORE DEI MATTATOI VIENE COLPITO DALLE CONSEGUENZE DELL’USCITA DELLA GRAN BRETAGNA DALL’UE: “COSTRETTI A STERMINARE 120 MILA MAIALI” - IL GOVERNO JOHNSON "RIFIUTA DI ACCOGLIERE" LAVORATORI STRANIERI E GLI ALLEVATORI ACCUSANO: “I SUPERMERCATI SI RIEMPIONO DI CARNE DALL'ESTERO, NOI BUTTEREMO QUELLA MACELLATA QUI”


     
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    Paola De Carolis per corriere.it

     

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    «Mai nella memoria e la storia di questo Paese abbiamo dovuto sterminare animali perfettamente sani per via dell’intransigenza di un governo che rifiuta di accogliere lavoratori con le competenze necessarie».

     

    Per Meryl Ward, che nel Lincolnshire gestisce l’allevamento di famiglia, la situazione odierna «è incomprensibile, una pazzia».

     

    Basterebbero, ha sottolineato, pochi operai esperti per far fronte a un problema che ora sembra invece destinato a sfociare nell’abbattimento di 120.000 maiali.

     

     

    La crisi nei macelli, dove stando ai dati della National Pig Association c’è stato un calo del personale di circa il 15%, è nella sua dinamica simile a quella della benzina (che avevamo spiegato qui).

     

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    Nel Regno Unito del dopo Brexit mancano lavoratori.

     

    Non bastano i camerieri, gli infermieri, i muratori così come gli operai dei macelli e i camionisti (il nuovo visto facile per gli europei che sanno guidare un tir ha per ora attratto solo 26 candidati).

     

    Per il primo ministro Boris Johnson, che domani parlerà al congresso dei Conservatori a Manchester, è errato parlare di crisi. Le difficoltà del momento sono non tanto le conseguenze della Brexit quanto «le tensioni e le fatiche di un gigante che si risveglia» dopo la pandemia. «È un momento molto interessante», ha precisato oggi ai microfoni della Bbc. «La carenza di personale in alcuni settori obbligherà i datori di lavoro a migliorare stipendi e condizioni lavorative». Per troppo tempo e imprese hanno fatto affidamento su immigrati a basso costo, ha aggiunto.

     

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    Se ci vorrà tempo per studiare l’impatto a lungo termine sull’economia britannica, il momento che il paese attraversa è innegabilmente difficile.

     

    Nei campi frutta e verdura non sono state raccolte, negli allevamenti i fattori sono costretti a prendere decisioni drastiche. Come ha sottolineato Ward, la popolazione di maiali no non si può fermare da un momento all’altro. «Nei negozi e nei supermercati intanto arriva carne che costa meno proveniente da fuori mentre il nostro bestiame non è utilizzabile».

     

    «C’è anche un problema etico», ha precisato. «È uno spreco assurdo, da una parte c’è gente in questo Paese costretta a fare affidamento sulla generosità altrui, gente che non riesce a sfamare i figli e dall’altra c’è tutta questa carne che andrà buttata via. Non capisco. Come può un governo permettere che tutto ciò accada?».

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