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    NELLA ROSSA BOLOGNA PURE LA SARDINA IN CHIEF MATTIA SANTORI FA LA FIGURA DELLO SQUALO – A CONTRIBUIRE AL SUCCESSO DI LEPORE ANCHE LE SARDINE: BOOM DI PREFERENZE PER IL GAFFEUR MATTIA SANTORI, CANDIDATO CON IL PD E BENEDETTO DA PRODI, CHE PERO' E' STATO BATTUTO DA EMILY CLANCY – RENZIANI TAGLIATI FUORI. PRELUDIO DI QUANTO ACCADRA’ QUANDO SI DECIDERANNO I DELEGATI DEI CONGRESSI LOCALI - VIDEO


     
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    Franco Giubilei per “La Stampa”

     

    mattia santori con enrico letta e matteo lepore mattia santori con enrico letta e matteo lepore

    Che Matteo Lepore studiasse da sindaco era chiaro già quando era l'assessore alla Cultura del Comune di Bologna nella giunta uscente. Che poi lo sia diventato davvero e al primo turno, forte di un risultato oltre il 60% che lo incorona a Palazzo d'Accursio, è segno che il blocco economico-sociale su cui si fonda il potere decennale del Pci e dei suoi eredi politici, quando è compatto, qui a Bologna non teme avversari.

     

    A maggior ragione se si tratta di candidati deboli quali il suo principale antagonista a queste elezioni, il civico Fabio Battistini, sostenuto dal centrodestra, imprenditore nella componentistica che si presenta sul suo sito personale come qualcuno educato dal padre «all'amore per la patria e all'odio per l'Inter», in omaggio al famoso spareggio per il settimo scudetto, andato poi al Bologna.

     

    Memoria di una città e di una squadra che non c'è più dagli Anni 60, in un richiamo alle radici che oggettivamente non poteva bastargli a far breccia nei cuori di un elettorato che ha tradito il partitone solo una volta dal Dopoguerra, nel 1999, con la vittoria-choc di Giorgio Guazzaloca.

     

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    Stavolta invece il centrodestra schierato con Battistini nulla ha potuto contro un 41enne rampante laureato in Scienze politiche, con due master, un ruolo di rilievo in Legacoop Bologna fra il 2008 e il 2011 e due legislature da assessore comunale negli ultimi dieci anni, prima da responsabile dell'Economia e promozione della città e poi da titolare della Cultura.

     

    Ieri pomeriggio, a spoglio ancora in corso, Lepore è andato a San Petronio ad assistere alla messa del patrono di Bologna celebrata dal cardinale Matteo Zuppi e si è seduto in seconda fila, dietro il sindaco uscente Virgino Merola. E poco importa, in questo momento, il dato che oggettivamente ne ridimensiona la vittoria, visto che sotto le Due Torri stavolta ha votato solo il 51% degli aventi diritto, il dato più basso di sempre alle comunali.

     

    L'affermazione è talmente schiacciante che la quota esorbitante di assenti alle urne passa in secondo piano, pur presentando anche a Bologna un problema che accomuna la città rossa a tutte le altre in cui si è votato a questa tornata amministrativa, cioè l'accresciuto distacco dei cittadini dalla partecipazione.

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    Il neosindaco, che a caldo ha commentato «se il Pd vuole essere progressista e democratico non si può più rinchiudere nelle Ztl», ha anche ringraziato il M5s, fra le sette liste che l'hanno sostenuto: «Ha passato un momento di travaglio ma non ha mai avuto dubbi di stare dalla parte progressista. È un'ottima ragione per fare questa scelta anche nel resto del Paese».

     

    In realtà, visto il declino complessivo dei pentastellati, il ruolo dei grillini non sembra così determinante, perché a Bologna le dinamiche che sono tutte interne al Pd: mai come in questa occasione le primarie che hanno deciso la candidatura dell'ex assessore contro la vera outsider, il sindaco di San Lazzaro di Savena Isabella Conti, renziana e invisa alle cooperative per aver affossato un megaprogetto edilizio nel suo paese, sono state importanti.

     

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    Ne è uscito un candidato forte, sostenuto da un partito desideroso di liberarsi dei renziani di Base riformista, eliminati dalle liste del Pd dopo aver dichiarato il loro appoggio alla Conti, come l'ex assessore alla Sicurezza Alberto Aitini, poi invitato caldamente a correre nelle liste di qualcun altro. Gli esclusi hanno gridato all'epurazione ma il risultato è stato raggiunto, il Pd si è compattato dietro Lepore e i renziani si sono dovuti accomodare alla porta, preludio di quanto verosimilmente accadrà anche quando si decideranno i delegati dei congressi locali in vista dell'assise nazionale dem, nel 2023.

    MATTIA SANTORI MATTIA SANTORI

     

    Temi solo apparentemente lontani dalla squillante affermazione di Lepore, che sottolineando come a Bologna vinca un'idea di progresso, ha invitato «tutti i sindaci progressisti vincitori a unirsi, perché da tutte le città governate dal centrosinistra partirà la riscossa per le prossime Politiche». A contribuire al successo anche le Sardine: Mattia Santori, candidato con il Pd, a metà spoglio era tra i più votati con oltre mille preferenze. -

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