Federica Cocchi per gazzetta.it
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Il volto non tradisce l'emozione, nonostante il boato del Pala Alpitour faccia venire i brividi. Forse perché Jannik Sinner non ha fatto nemmeno in tempo ad agitarsi: tra l'ufficialità del ritiro di Berrettini e la sua entrata in campo sono passate poco più di tre ore. Completo bianco a quadri, un po' Anni 90, contro l'amico Hubi era obbligatorio vincere per poter sperare giovedì in una difficilissima qualificazione in semifinale.
E lo ha fatto, anche in fretta: 6-2 6-2 e ora è anche sicuro di chiudere l'anno da Top 10 grazie ai 200 punti guadagnati da questo incontro. Il primo pensiero è per Matteo Berrettini, sofferente il torneo: "Matteo sei un idolo" scrive sulla telecamera Jannik che poi, nel discorso dopo la partita sottolinea: "Questo torneo lo giochiamo per Matteo. Lui è un grande campione e facciamo il tifo perché si rimetta presto". È commosso Sinner, forse non aveva mai sentito così forte l'amore della gente: "Grazie, grazie mille è stato bellissimo nonostante non sia stata una partita facile, contro uno dei miei migliori amici e col ricordo della finale persa a Miami".
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LA PARTITA— Nel secondo game, il suo primo al servizio, Jannik si fa rimontare da 30-0 a 30-30 e per il polacco arriva la prima palla break dell'incontro. Si lotta ma Jannik tiene il servizio. Si toglie un peso. Il pubblico urla "Jannik Jannik", forse non aveva mai sentito così forte il suo nome, non si era mai sentito così amato. E infatti su servizio di Hubi vola 30-0, poi 40-15.
Stavolta è lui che può scattare avanti, domando uno scambio di 20 colpi. La prima palla break se ne va ma l'altro mette un rovescio in rete e Jannik si porta 2-1. Un paio di errori di troppo, un nastro dispettoso e Hurkacz ha la possibilità di rientrare. Jannik salva quattro palle break in un quarto game che dura 11 minuti.
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Quinto game ancora combattuto e Sinner, dopo aver consolidato il vantaggio strappa di nuovo il servizio al polacco per il 4-1 che scatena il "Po po po" del Pala Alpitour che si fa sentire e a cui Jannik non disdegna di dare una spintarella tra pugnetti ed esultanze. La ragnatela di SpiderJannik, destra, sinistra, centro impacchetta Hurkacz che si ritrova 5-1 e cede il primo set 6-2 in 44 minuti. Secondo set con il polacco che si guadagna la palla del 2-0 ma Sinner riesce frenare in tempo le sue velleità. "Jannik Jannik" come ormai lo chiama il palazzetto olimpico addirittura conquista il break per portarsi 3-1. Altro break per il 5-2 e servizio. Il cecchino rosso non sbaglia mira, 6-2 6-2 e top 10. Robe mai viste, comunque vada sarà un successo.
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Federica Cocchi per gazzetta.it
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La tensione per l'attesa, l'emozione della gente che cantava per lui, Jannik Sinner ha dovuto aspettare un momento prima di iniziare a parlare: "Questo torneo lo giochiamo per Matteo - ha detto dopo avergli dedicato la scritta sulla telecamera "Matteo sei un idolo" - è un campione, una grande persona e ce l'abbiamo nel cuore". Berrettini - poco prima di annunciare il ritiro - aveva mandato un whatsapp al collega: "Scaldati, buona fortuna e divertiti".
Una vittoria netta, decisa, senza pietà contro l'amico Hurkacz che lo aveva battuto nella finale di Miami: "Da quella finale sono cresciuto, ho imparato molto. Quando sono entrato in campo ero teso ma il pubblico mi ha aiutato mi ha spinto". Il "rumore" del Pala Alpitour, lo stesso che a Vienna lo aveva stordito contro Tiafoe, stavolta lo ha aiutato: "Giocare in casa ti dà una marcia in più. È bellissimo. Il pubblico va usato, può essere come un'arma quando tutto uno stadio gioca contro un giocatore e io ho potuto portare a casa diversi game andati ai vantaggi".
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La qualificazione è difficile, ai limiti dell'impossibile, ma la top 10 è lì, è raggiunta quando tutto sembrava perduto: "Certo che significa molto per me - ha detto -, era uno degli obiettivi di inizio anno e pensavo non ci fosse più niente da fare. La cosa che mi ha fatto più piacere di questa vittoria, però, è come è arrivata. Ho messo in campo un livello di tennis molto alto".
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Uno Jannik Sinner rigenerato dopo il torneo di Stoccolma, che lo aveva visto uscire all'esordio: "In Svezia ero un po' stanco, avevo giocato sei settimane di fila, ho provato a fare del mio meglio ma non è bastato. Devo imparare anche da queste situazioni e ogni partita persa mi fa crescere. So che sembra brutto, ma è così". La prossima sarà contro Medvedev per provare a sognare in grande, ma la qualificazione non dipenderà solo dalla vittoria contro il russo, servirà una sconfitta di Zverev contro Hurkacz: "Inutile che mi metta a pensare a questa cosa adesso - ha concluso -. Mi concentro sul prossimo match, domani mi alleno e poi tornerò qui. Dal mio pubblico". L'arma segreta.
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